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domenica 15 marzo 2020

Il coronavirus, la Svizzera, il matrimonio omo, l'omofobia ed Hadjaji, scoperto grazie ad Ermes Ronchi - E la Bibbia

Esodo 17, 3 - 7.
 
 
 
                                                         



Mosè ed il popolo assetato d'acqua. 
 
 
 
Ma anche il Salmo 94; la Lettera ai Romani di San Paolo (5, 1 - 2 e 5 - 8) 
 
 
 
fra le letture del commento al vangelo «Il Signore mette in tutti una sorgente di bene» di Ermes Ronchi che questa settimana si concentra 
 
 
 
sul vangelo di Giovanni 4, 5 - 42.  
 
 
  
                                          



Un passaggio per la Samaria.



  

 Forse il pozzo di Giacobbe è a Schechem, oggi Nablus, o ad Askar. 


Quanto a Giacobbe trovate riferimenti nella Genesi (Gn, 48, 22).


 
 
Frate Ermes cita anche Fabrice Hadjaji e da una ricerca su Ecosia ho scoperto - Wikipedia - che è uno scrittore e filosofo francese di meno di sei anni più giovane rispetto a me, 
 
 
 
di origine ebraico-tunisina (ed io conosco alcuni ebrei e nella mia Sicilia ci sono alcuni tunisini), 
 
 
 
in passato ateo, nichilista ed anarchico, figlio di genitori filo-cinesi, maoisti ed attivisti nel Maggio francese. 
 
 
 
I suoi libri «Farcela con la morte» (Cittadella), «La fede dei demoni» (Marietti), «La mistica della carne» (Medusa), «La terra strada del cielo» (Lindau). 
 
 
 
Altre informazioni tratte anche dal blog UmanoEDivino su Blogger/Blogspot del Movimento ecclesiale carmelitano di Brescia, soprattutto sul matrimonio omosessuale, gay, fra due uomini o due donne, sull'omofobia. 
 
 
 
Il nome di Hadjaji è associato all’Istituto europeo di studi antropologici di Friburgo, in Svizzera
 
 
 
Citata anche Marina Marcolini che - informazioni del sito delle Edizioni San Paolo - è professoressa di Letteratura italiana nella facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Udine, proprio nel Friuli di padre Ermes. 
 
 
 
Ed ho salvato il link della pagina del sito Avvenire con il commento al vangelo 
 
 
 
 
 
 
Nessun riferimento diretto di frate Ronchi al coronavirus, bensì a «questi nostri giorni "senza" (senza celebrazioni, senza liturgie, senza incontri)». 

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