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giovedì 18 maggio 2023

«Falaride e la terra del mito» per me dalla radio al libro comprato, ma, purtroppo, non all'incontro letterario - Ed il fiume Grande

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sull'incontro letterario sul romanzo , sul romanzo di esordio «Falaride e la terra del mito» di Roberto Tedesco pubblicato per Spazio Cultura Edizioni (Sce).




Prima ancora ne ero venuto a conoscenza tramite un servizio di Mario Azzolini al giornale radio




della tgr Sicilia su Radio 1 Rai.




Una storia ambientata




nel V secolo avanti Cristo (in teoria nel VI secolo avanti Cristo),




in Sicilia, dunque ambientato nella Sicilia arcaica




dei secoli avanti Cristo, 

 

 

 

dove due dei protagonisti, i protagonisti principali, 

 

 

 

sono Falaride

 

 

 

tiranno dell'antica Akragas

 

 

 

ed il poeta Stesicoro, 

 

 

 

il poeta arcaico tra i primi ad istituire 

 

 

 

un coro per il canto citarodico, 

 

 

 

il canto accompagnato dalla cetra o dalla lira.

 

 

 

Trecento pagine.

 

 

 

Chissà quanti gli eventi narrati 

 

 

 

che in parte sono 

 

 

 

il frutto della fantasia dell'autore e quante 

 

 

 

le notizie

 

 

 

le molte notizie attinte dalle fonti antiche con, a quanto pare, aneddoti. 




Sicuramente già nella prima pagina di quest'opera di finzione di Tedesco c'è un fiume reale, vero, il Fiume Grande, che dai dintorni di Scillato, Caltavuturo, Sclafani Bagni, Collesano e Cerda «scende» - e sbocca - fino al mare, quasi nelle vicinanze di Campofelice di Roccella, tutte cittadine della provincia palermitana. 




E le «possenti mura della città di Himera» non potrebbero fare pensare al sito archeologico Mura Pregne e Dolmen di Termini Imerese ? 

 

 

 

E poi i riflessi della luna fanno subito pensare alla luna di Luigi Pirandello, alla luna pirandelliana. 




Ed ho appreso che tra di loro, Falaride e Stesicoro, non sarebbe, inoltre, scorso buon sangue, almeno secondo quanto ci avrebbe riferito il filosofo Aristotele a proposito 

 

 

 

di una favola del cervo e del cavallo.

 

 

 

Il disegno di copertina sarebbe stato approntato (devo controllare sulla mia copia) 

 

 

 

dall’artista piazzese - di Piazza Armerina (En - provincia di Enna) - Concetto Parlascino, dove viene rappresentato il famoso toro di Falaride.




La favola del cervo e del cavallo, forse, nell'«Historia animalium» di Aristotele o, quasi sicuramente, nella «Retorica».

 

 

 

Falaride fu il tiranno di Akragas (che ora si chiama Agrigento) dal 570 a.C. 

 

 

 

fino alla morte

 

 

 

Secondo il cronista storico Diodoro Siculo, almeno secondo quanto ho letto, Falaride, 

 

 

 

appena raggiunto il potere

 

 

 

iniziò una serie di campagne espansionistiche militari che gli permisero di estendere il territorio di Akragas in direzione di Ecnomo - poggio Sant'Angelo 

 

 

 

nell'attuale Licata (Ag- provincia di Agrigento) 

 

 

 

- divenendo di fatto il confine con Gela (Cl - provincia di Caltanissetta). 

 

 
 
Secondo Aristotele («Retorica», 1393b) il tiranno fece di tutto per allargare i confini territoriali anche a settentrione e più precisamente in direzione di Himera - l'odierna Termini Imerese (Pa - provincia di Palermo). 
 
 
 
E, poi, chissà com'era e quanto grande, all’epoca dell'apice del successo di Falaride, 
 
 
 
quando avrebbe fatto costruire un toro di bronzo
 
 
 
L’opera venne attribuita 
 
 
 
al fonditore Perillo di Atene - chissà se era davvero sua - 
 
 
 
e, purtroppo, concepita per eliminare i nemici di Falaride. 
 
 
 
La vittima sfortunatamente veniva rinchiusa 
 
 
 
all’interno del ventre dell’animale mentre sotto 
 
 
 
si accendeva un fuoco
 
 
 
Il metallo riscaldando faceva arrostire 
 
 
 
il malcapitato che era destinato a morire lentamente 
 
 
 
(Polibio, XII, 25, 
 
 
 
e Diodoro, IX, 18 – 19). 
 
 
 
Successivamente il toro diventò bottino di guerra in occasione della disfatta di Akragas per opera dei Cartaginesi nel 406 a.C., ma venne restituito alla città in epoca successiva dai Romani nel 146 a.C, 
 
 
 
quando conquistarono Cartagine (Diodoro Siculo, Biblioteca storica, XIII, 90 e Cicerone, Verrine, IV, 85). 
 
 
 
E perché si legge poco del famigerato toro di Falaride nelle scuole di Agrigento dato che 
 
 
 
anche Dante Alighieri si soffermò 
 
 
 
nel canto XXVII dell’Inferno
 
 
 
Della crudeltà di Falaride ci riferiscono Pindaro (Pitica I, 185),
 
 
 
definendolo una mente spietata che bruciava le vittime nel toro di bronzo, 
 
 
 
e Cicerone (Verrine, IV, 73) che lo descrive come il più crudele di tutti i tiranni.

 



Il romanzo sarebbe ambientato in Trinakria nel 554 a.C. in una Sicilia in cui gli intrighi di potere tra aristocratici 

 

 

 

e le guerre dilagherebbero per la conquista dei territori, la città di Akragas è riuscita ad avere il controllo di quasi tutta l’isola meridionale. 

 

 

 

Il suo tiranno, l'uomo Falaride, 

 

 

 

un uomo spregiudicato, ha deciso di estendere il proprio dominio nelle terre sotto il controllo di Himera. 

 

 

 

Ma per assoggettarle è necessario un piano che punti sull’astuzia invece che sull’uso delle armi, decisamente inutili considerati gli alti dirupi naturali di cui è munita la città.

 

 

 

Con questo intento Falaride invia in quelle terre, protette dalla dea Athena

 

 

 

il figlio Diofobo, 

 

 

 

un giovane abile sia nell’arte oratoria che con la spada. 

 

 

 

È l’unico capace di incantare le platee con la virtù della parola

 

 

 

Considerato il più accreditato alla successione al trono, deve riferire un’ambasciata, un messaggio, del padre che difficilmente gli imeresi possono rifiutare. 

 

 

 

Ad opporsi all’akragantino sono il matematico Mamertino ed il poeta Stesicoro.

 

 

 

E da Termini Imerese volete visitare il Museo archeologico regionale siciliano Pietro Griffo - Marag - 

 

 

 

di contrada San Nicola,

 

 

 

tutta la Valle dei templi,

 

 

 

e l'intera Agrigento

 

 

 

insieme al mio blog CMTempoLibero, dato che nella sala Fazello di questo museo si è svolta 

 

 

 

la presentazione del libro «Falaride e la terra del mito»?

 

 


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Grazie a «I libri del Griffo», ad Himera Live, 

 

 

 

alla pagina «Cultura» 




di Grandangolo, a Rubrica Luce verde, a Felicia Nascone, 

 

 

 

allo scrittore Giuseppe Maurizio Piscopo - autore 

 

 

 

di questo libro - ed a Sicilia 24h 

 

 

 

così come alla cartolibreria Tuttolomondo di via Giuseppe Mazzini ad Agrigento.

 



E cosa ne pensate della scenografia di Roberto Tedesco 

 

 

 

per «Il delitto Mattarella»?

 

 

 

E buon lavoro anche ad Alberto Amodeo, scultore termitano.




La presentazione di questo libro si è già svolta oggi pomeriggio e stasera,

 

 

 

giovedì diciotto di maggio di questo 2023,

 

 

 

dalle diciassette e trenta, ma, me ne dispiace abbastanza, non per me.

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