«Spider-Man: Across the Spider-Verse»,
dal fumetto di Stan Lee e Steve Ditko,
con soggetto cinematografico di Phil Lord e per lui anche la sceneggiatura con Christopher Miller e David Callaham.
E colonna sonora cinematografica di Daniel Pemberton.
Che sa essere differente: «ambient»,
ma anche r&b, rhythm and blues;
da discoteca e maestosa,
etnica e musica del mondo, soprattutto con Pavita, un Uomo ragno,
un Uomo ragno indiano,
che ricorda lontanamente ed un poco Wonder-Woman.
Pavita discute del te-chi, credo si scriva così, e del cardamomo.
Qui spuntano qualche leggero elemento di «dramma» ed il rock abbastanza metallaro.
Quanto al soggetto ed alla sceneggiatura sembrano - sorprendentemente rispetto al trailer - più piacevoli rispetto a quanto si potrebbe pensare guardando il trailer.
Che non mi invitava ad andare al cinema, qui in via XXV aprile,
ad Agrigento (sala e cinema a fine testo).
Molto migliore questo Uomo ragno portoricano, Morales, in versione film d'animazione, in confronto all'ultimo Spider-Man, l'ultimo film, non d'animazione, con Peter Parker,
che avevo guardato anni fa al cinema Concordia.
Questo film d'animazione con Morales anche con battute, un clima da commedia, si veda quando uno dei personaggi più amati dei fumetti scrive messaggi al telefonino mentre combatte e «guerreggia».
Ed il pubblico giovanissimo dei moltissimi spettatori bambini e ragazzini non è da meno mentre in sala cinematografica fa una battuta, non fastidiosa, prima che Morales, l'Uomo ragno, sta per fare una «rivelazione» alla mamma.
«Sono gay», aggiunge una voce di spettatore riferendosi a Morales, sono omosessuale, e tutti gli altri giustamente ridono.
Magari qualcuno di loro è davvero omo.
Ma la pellicola sa essere serissima quando necessario, e qui nella mia «recensione» faccio riferimento al colloquio con l'Uomo ragno del poliziotto ed alle loro parole, soprattutto a quelle del rappresentante «ufficiale» delle forze dell'ordine.
Gradevole l'invenzione di quella sorta di «Donna ragno» dal costume bianco, di Spider-Girl o Spider-Woman, forse si chiama Guanda o Guenda o Gwenda, abbreviato in Guen o Gwen,
e di Morales mentre camminano tranquillamente in altissimo sull'estremità di un grattacielo, e guardano - e ci fanno guardare - la metropoli persino a testa in giù.
E c'è anche l'Uomo ragno con cresta punk e dai colori camaleontici e lì, forse, comincia il «dramma» con crolli che possono far ricordare lontanamente le Torri gemelle di New York.
Belli i disegni, davvero molto belli ed anche con colori tenui.
Bravi tutti i doppiatori, soprattutto quelli che parlano anche con inflessione ispanica o indiana.
Ed il film riesce, ad un certo momento, ad essere persino sociologico quando due dei personaggi parlano di «metafora del capitalismo» davanti ai crolli di palazzi e grattacieli e di molto peggio.
Ed a farsi «drammatico».
Poi tutto si alleggerisce di nuovo e ci sono persino la Spider Society, la Società dei Ragni, e un omaggio al cinema western con una variante dell'Uomo ragno con cavalloragno (e penso alla cavallostoppista di Franco Franchi,
in un film comico con Ciccio Ingrassia,
ricordandovi che su questa battuta del film di Franco e Ciccio ne avevo scritto qua e vi basta cercare cavallostoppista tramite la funzione «Cerca in questo blog» di questa pagina).
Da questi momenti è come se iniziasse un nuovo «secondo» film, il film nel film, più «drammatico» e con azione.
Arrivano Peter Parker ed alcuni siparietti da fumetti e cinema alla Uomo ragno «tradizionale» e mi è piaciuto anche questo.
Ci sono lo Spiderverso del titolo (il quale viene sviluppato nella trama), dalla sociologia si passa al filosofico con il «Ma noi non siamo i buoni?» di Morales
con rimandi, forse, persino all'umorismo di Luigi Pirandello;
il «ragazzino» Morales;
lo spidergatto sul quale ho scritto ad un conoscente svizzero tedesco amante dei gatti;
il non essere accettati,
la delusione di un'amicizia
e la Terra 42
ed il capitano Jeff Morales.
E non vi racconto, ovviamente, il finale...
Il commento di qualcuno del pubblico era: «E finisce così?»
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Grazie a MyMovies ed all'enciclopedia in rete Wikipedia e film che ho visto
nella Sala rossa del cinema Ciak.
Per la Festa del cinema italiana ad un costo di tre euro e cinquanta centesimi e conto di continuare con questa «storia» di mia presenza a quest'iniziativa.
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