Ammesso e concesso che sia così,
che la celebrazione del Venticinque aprile,
della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo,
sia stata «l'anniversario della fine della guerra civile»,
egregio ministro Nello Musumeci dopo le Sue parole riportate sul Corriere della sera,
allora sarebbe l'anniversario in Italia 🇮🇹 della fine della guerra civile europea e mondiale,
in cui la parte nazifascista era stata davvero incivile?
Liberazione dal nazifascismo, appunto,
e lotta degli americani contro i giapponesi.
Io conosco soprattutto la guerra civile negli Stati uniti,
fra il Sud agricolo ed il Nord industriale degli Usa,
anche sullo schiavismo.
Domani,
il venticinque aprile del 2025,
si ricordano anche gli ottant'anni dalla morte di un partigiano agrigentino,
di Alfredo Capitano,
che è stato ammazzato in un campo di sterminio di Berlino,
in una zona oggi diventata l'aeroporto di Tempelhof,
in questa «guerra civile» (o con una parte molto incivile) europea e mondiale.
Dopo un evento gastronomico in via Alfredo Capitano,
accanto alla Valle dei templi di Agrigento,
mi ero incuriosito,
avevo cercato in rete e trovato un articolo di uno storico e giornalista agrigentino,
ho contattato storici agrigentini e chi dirige l'Anpi della provincia di Agrigento,
l'associazione nazionale italiana dei partigiani, in questo caso agrigentini.
Sui media c'è poco su Alfredo Capitano o difficilmente reperibile.
Alla fine mi hanno rinviato al suo parente Aldo Capitano,
che mi ha raccontato la storia di Alfredo in parte con documenti scritti,
ma soprattutto a voce.
E riferisco quanto mi ha raccontato.
La vita di Alfredo Capitano partiva da Santo Stefano di Quisquina,
la città di Santa Rosalia,
della Santuzza di Palermo;
poi la vita di Alfredo ad Agrigento.
Catturato veniva trasferito e spostato in treno prima in Grecia e poi in Germania 🇩🇪.
Qui arriverebbe la prima possibilità per Alfredo Capitano di salvarsi grazie ad un suo parente avvocato,
secondo Aldo Capitano grazie alla presunta illegalità tedesca facile alla corruzione di quel tempo ed alla presenza di un avvocato esperto in Legge.
Non ci si riesce.
Arrivano le prime ore notturne del 25 aprile in quel campo di sterminio berlinese ed i detenuti e reclusi,
sapendo che l'Italia viveva la Liberazione dal nazifascismo,
decidono di scappare e fuggire.
Poco prima dell'alba si sarebbero aperti un varco nel filo spinato.
Aldo Capitano mi aveva raccontato giorni fa che Alfredo Capitano era molto generoso ed aveva fatto passare e scappare prima di lui ebrei ed un siciliano di Bagheria (Pa - provincia di Palermo)
- che, poi, alla fine si è salvato.
Nel frattempo si creava un po' di rumore,
quasi all'alba,
ed Alfredo Capitano,
non ricordo se scappando o da fermo,
veniva catturato dai nazisti.
Chissà se scappando oppure con difficoltà al filo spinato perché perdeva la carta d'identità e gli occhiali o li affidava e consegnava al bagherese
- che, poi, li consegnerà alla famiglia Capitano.
Alfredo Capitano è stato ucciso con arma da fuoco in quell'alba del 25 aprile 1945 dai nazisti in quella e questa «guerra europea e mondiale con una parte davvero incivile»
nonché Liberazione dal nazifascismo e dal loro alleato giapponese nel mondo.
Non so nulla del bagherese,
chi sia,
se abbia parenti,
se anche la sua storia sia stata dimenticata o sia poco nota;
non so nulla degli ebrei fuggiti,
chi siano,
se qualcuno abbia avuto uno o due o tre o dieci o venti anni quel venticinque di aprile del 1945,
se sia ancora vivo ed ottantunenne ed over ottanta,
se novantenne o centenario.
Aldo Capitano mi ha raccontato anche,
con particolari,
i cinque anni immediatamente successivi al 1945 per la famiglia Capitano e chissà cosa ne penserebbe la mamma di Alfredo Capitano dei fogli ambiguissimi,
in bilico nell'uso delle parole,
che avevo visto pochissimi anni fa quando insegnavo sul lago di Como,
quando ero stato accanto a quel cancello dove, forse, sarebbe stato ucciso Benito Mussolini,
se ricordo bene a Mezzegra.
Sì,
nella frazione di Giulino a Mezzegra,
nel Comune di Tremezzina (Co - provincia di Como),
a Giulino di Mezzegra di Tremezzina.
Secondo me questa storia,
se «approfondita»
ed integrata con documenti storici scritti ed ulteriori numerose testimonianze,
se approfondita sulle vite del bagherese e degli ebrei fuggiti verso la vita libera,
potrebbe essere proposta al regista bagherese, siciliano, italiano, europeo e di fama mondiale Giuseppe Tornatore per un film,
decenni dopo l'uscita di «Baarìa»
nelle sale cinematografiche,
nel 2009.
Se vuole,
il soggetto cinematografico glielo scrivo io,
la ricerca a Bagheria da «commissario Montalbano» (che aveva già «indagato»
sulla Seconda guerra mondiale),
se necessaria,
gliela faccio io,
magari anche con la sua collaborazione.
Forse l'eventuale film potrebbe essere intitolato «L'alba del vecchio mondo»
o «L'alba fra vecchio e nuovo mondo»
oppure,
sono meno convinto,
«Alfredo, [nome del bagherese] e gli altri [numero degli scappati verso la vita]»,
o in altro modo,
chissà come,
raccontare una storia poco nota,
come il film «Rapito»
di Marco Bellocchio.
Chissà se Giuseppe Tornatore riuscisse a convincere la famiglia Capitano a rendere pubblica e molto più nota la storia o a fare diminuire i fogli ambigui accanto a quel cancello.
A me questa storia fa già pensare ad una colonna sonora di Nicola Piovani,
ad un'eventuale co-produzione italo - tedesca - greca,
ad una partecipazione in gara per l'Orso d'oro a Berlino,
eventualmente a qualche altra rassegna cinematografica,
chissà se,
magari,
ad una scelta e designazione per il Premio Oscar,
con quel geniaccione di Tornatore.
A me quella storia fa pensare a tantissimo cinema con valide sceneggiature - da «Schlinder's List - La lista di Schlinder»
di Steven Spielberg,
dal romanzo storico - biografico «La lista di Schindler»
di Thomas Keneally,
con sceneggiatura cinematografica non originale di Steven Zaillian,
su Oskar Schindler,
con colonna sonora magnifica di John Williams,
già visto nel docufilm «Ennio»
di Tornatore,
a «La vita è bella»
di Roberto Benigni (se ricordo bene,
proprio con colonna sonora di Nicola Piovani,
sì,
è proprio così),
con soggetto e sceneggiatura cinematografica di Vincenzo Cerami e Roberto Benigni,
al film con Philippe Noiret,
che era stato il famosissimo protagonista cinematografico Alfredo di «Nuovo cinema Paradiso»
di Tornatore,
e gli occhiali,
se non sbaglio «Gli occhiali d'oro»,
certamente sì,
davvero quel film di Giuliano Montaldo sulla Ferrara del regime fascista,
dal romanzo «Gli occhiali d'oro»
di Giorgio Bassani,
con sceneggiatura di Nicola Badalucco,
di Antonella Grassi,
del regista cinematografico,
con colonna sonora di Ennio Morricone,
con un Noiret che diventa il dottor Athos Fadigati, medico ed omosessuale;
a quel fischietto fortemente cercato,
forsennato e pazzo «inno alla vita»,
di una Rose sulla sorta di zattera in legno,
con il cadavere di Jack accanto,
mentre la nave da crociera era già affondata o quasi,
nel film d'azione «Titanic»,
del 1997,
di James Cameron,
autore anche del soggetto e della sceneggiatura,
con colonna sonora di James Horner,
anche autore insieme a Will Jennings della canzone «My Heart Will Go On»,
affidata alla cantante Céline Dion
(magari in contrapposizione ai probabili fischietti nazisti di questa storia di Alfredo Capitano e del bagherese e degli altri fuggitivi);
persino alla commedia cinematografica di guerra «Indovina chi viene a merenda?»,
con Franco e Ciccio,
con soggetto e sceneggiatura originale di Marcello Ciorciolini,
di Amedeo Sollazzo,
con colonna sonora del maestro Roberto Pregadio,
con una fuga ed evasione da un campo nazista in Germania.
Mi fa pensare questa storia di Alfredo Capitano alla Santo Stefano di Quisquina di santa Rosalia,
alla Agrigento dalla storia plurimillenaria,
alla Grecia ed alla Germania ed a Berlino con la loro storia;
al motivo della carta di identità e del doppio («Il fu Mattia Pascal»
di Luigi Pirandello,
vissuto anche in Germania,
mentre Benito Mussolini si affermava,
il motivo del doppio nella letteratura occidentale,
nella cultura occidentale,
nel cinema occidentale).
Ed in quell'articolo del giornalista e storico Salvatore «Totò» Fucà sul settimanale agrigentino ecclesiastico «L'amico del popolo» in rete c'erano altri nomi di partigiani della provincia di Agrigento,
con le loro storie praticamente perlopiù sconosciute.
Chissà se ci siano numerose storie ancora da raccontare ad ottanta anni da quel 25 aprile del 1945,
magari per più di ottant'anni ancora in avvenire,
prima che si dimentichino.
Chissà se Nello Musumeci farà «guerre» davvero buone
perché queste storie di Liberazione dell'Europa dal nazifascismo e del Giappone dalla Seconda guerra mondiale si raccontino,
al cinema,
nei libri,
con poesie e nei romanzi,
nei saggi storici,
in musica,
a teatro,
nell'arte pittorica e nei murales,
eccetera.
Ah,
non c'è nessun film sulla guerra civile statunitense a cui ho pensato,
neanche «Via col vento»
del «Domani è un altro giorno»
della Rossella O'Hara di Vivien Leigh,
dopo il «Francamente me ne infischio»
del Rhett Butler di Clark Gable,
con la Mami di Hattie McDaniel,
dal romanzo «Via col vento»
di Margaret Mitchell,
con sceneggiatura di Sidney Howard,
con colonna sonora di Max Steiner,
con produttore cinematografico David O. Selznick,
da una famiglia di religione ebraica.
Chi aveva proposto l'intitolazione della via ad Alfredo Capitano avrebbe voluto una via molto più lunga,
ma Aldo Capitano la avrebbe voluta più corta,
come sembra sia stato.
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