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giovedì 7 novembre 2019

L'amore secondo San Paolo, le prime volte, la donna-oggetto, gli angeli ed Ermes Ronchi

Anzi, l'unica cosa che rimane per sempre, ciò che rimane quando non rimane più nulla, è l'amore (1 Cor 13, 8). Perché Gesù non dice che finiranno gli affetti e il lavoro gioioso del cuore.



 
 

L'amore ed il nulla mi fa ripensare ad un testo teatrale per niente valido, Una storia mai cominciata (edizioni Ars Publica), di un critico musicale ed autore che ho conosciuto. 
 
 
 
Un testo che cominciava con niente, niente sulle menate e sui sentimentalismi di un prof universitario di Venezia omosessuale che aveva avuto una delusione d'amore da un ragazzo di ventiquattro anni. 
 
 
 
Che stupidaggini insulse.














E le consuete frasi  "ad effetto" di Ermes Ronchi, ad esempio sulle prime volte, qui anche molto delicate:



Tutti conosciamo la meraviglia della prima volta: la prima volta che abbiamo scoperto, gustato, visto, amato... poi ci si abitua. L'eternità è non abituarsi, è il miracolo della prima volta che si ripete sempre. La piccola eternità in cui i sadducei credono è la sopravvivenza del patrimonio genetico della famiglia, così importante da giustificare il passaggio di quella donna di mano in mano, come un oggetto. 



Neppure sfiorati da un brivido di amore, riducono la carne dolorante e luminosa, che è icona di Dio, a una cosa da adoperare per i propri fini.



I risorti non prendono moglie o marito, e tuttavia vivono la gioia, umanissima e immortale, di dare e ricevere amore: su questo si fonda la felicità di questa e di ogni vita. Perché amare è la pienezza dell'uomo e di Dio. I risorti saranno come angeli. Come le creature evanescenti, incorporee e asessuate del nostro immaginario? O non piuttosto, biblicamente, annuncio di Dio (Gabriele), forza di Dio (Michele), medicina di Dio (Raffaele)?



Un commento molto destinato ai cattolici più che agli altri e abbastanza teorico. 
 
 
 
Ma c'è l'amore e ci basta nella lettura.






Angeli come Occhi che vedono Dio faccia a faccia (Vangelo di Matteo - Mt 18,10). E citazione anche di padre David Maria Turoldo. 
 
 
 
Ed un'altra frase "ad effetto":



Il Signore è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio non è Dio di morti, ma di vivi.



Le letture consigliate sono il Secondo libro dei Maccabei (2 Maccabei 7, 1 - 2 e 9 - 14); il Salmo 16; la Seconda lettera ai Tessalonicesi di San Paolo (2 Tessalonicesi 2, 16 - 3, 5); ovviamente il Vangelo di Luca (Luca, 20, 27 - 38).  




 
 
Eccovi il commento al vangelo Vita eterna, non durata ma intensità senza fine di giovedì sette novembre 2019. 
 
 
 
Padre Ermanno Caccia fa, invece, riferimento al Deuteronomio.

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