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sabato 30 novembre 2024

Con John Wayne «L'ultima conquista», di pubblico dominio, per me tramite la Rupe Atenea - L'attore omo Eythe, non troppo bello, ed «Alba fatale» da un romanzo, la colonna sonora di Mockridge #Audio La sceneggiatura di «Black Phone»

Pochi minuti fa ho visto un film in bianco e nero - che cerco solitamente sulla rete mondiale con la sua abbreviazione, 

 

 

 

che diventa b/n - 

 

 

 

con il personaggio cinematografico secondario e minore di Arthur Davies (interpretato da Harry Davenport), 

 

 

 

per il doppiaggio cinematografico di Lauro Gazzolo; 

 

 

 

con uno dei personaggi cinematografici principali, Donald Martin,

 

 

 

nell'interpretazione cinematografica di Dana Andrews,

 

 

 

doppiato qui da Mario Pisu;

 

 

 

con un altro dei personaggi cinematografici secondari, 

 

 

 

con lo sceriffo Risley, 

 

 

 

nei cui panni cinematografici c'è e compare Willard Robertson.

 

 

 

e la cui voce in italiano è di Gaetano Verna.

 

 

 

Il film western è «Alba fatale»,

 

 

 

del 1943,

 

 

 

con titolo originale «The Ox-Bow Incident»,

 

 

 

ed ho scoperto su un sito in rete e traduttore internet,

 

 

 

che l'oxbow è il meandro, a forma di cavallo,




il braccio morto,

 

 

 

mentre su un'enciclopedia in rete in italiano ho letto che l'attore cinematografico William Eythe, 

 

 

 

con la y,

 

 

 

non con la i,

 

 

 

che aveva recitato in altri film,




con una morte, purtroppo, 

 

 

 

per epatite, 

 

 

 

al Good Samaritan Hospital di una città in cui non sono mai stato, 

 

 

 

a Los Angeles, 

 

 

 

nel gennaio del 1957, 

 

 

 

quando non ero ancora nato, 

 

 

 

e lui aveva trentotto anni,

 

 

 

qui, invece, al suo debutto cinematografico, 

 

 

 

con il personaggio cinematografico di Gerald Tetley,

 

 

 

avevo letto e scoperto che nella sua vita privata sarebbe stato omosessuale, 

 

 

 

ed anni dopo,

 

 

 

negli anni Cinquanta, 

 

 

 

avrebbe avuto una relazione con il collega Lon McCallister,

 

 

 

entrambi, 

 

 

 

a mia opinione,

 

 

 

non sono brutti,

 

 

 

ma neanche molto belli.

 

 

  

«Alba fatale» 




è stato tratto dal romanzo omonimo, 

 

 

 

«Alba fatale»,

 

 

 

di Walter Van Tilburg Clark,

 

 

 

con sceneggiatura cinematografica di Lamar Trotti,

 

 

 

per voi lettori della pagina e profilo CMLibri di CMTempoLibero,

 

 

 

di «CMRomanzi davanti alla tv»,

 

 

 

di «CMLibri davanti alla tv»,

 

 

 

di CMRomanzi;

 

 

 

con colonna sonora cinematografica di Cyril J. Mockridge,

 

 

 

indirizzato, invece, a voi che preferite CMMusica su questo mio blog musicale e sul tempo libero,

 

 

 

magari anche con i cancelletti «CMColonneSonore davanti alla tv»

 

 

 

e CMColonneSonore,




«CMMusica davanti alla tv».

 

 

 

In aggiunta a questo trasmesso anche per me tramite il ripetitore televisivo della Rupe Atenea,

 

 

 

ad Agrigento,




il film western di pubblico dominio in lingua originale inglese «L'ultima conquista»,

 

 

 

con John Wayne, 

 

 

 

che diventa il personaggio cinematografico Quirt Evans,

 

 

 

con il gruppo religioso americano dei quaccheri,




con regia cinematografica, 

 

 

 

con sceneggiatura cinematografica originale, 

 

 

 

entrambe di James Edward Grant,




con la colonna sonora cinematografica di Richard Hageman, 




di Walter Kent,

 

 

 

per imparare l'inglese, 

 

 

 

la lingua inglese di «Angel and the Badman».




Altro su John Wayne nelle prossime righe.

 

 

 

Così così la sceneggiatura, forse a volte - chissà - persino con incongruenze.




La regia punta, invece, 
 
 
 
anche sui due volti di cui uno sullo sfondo (Finney e il suo aspirante carnefice).



Non si nota nulla di particolare nel montaggio di Frédéric Thoraval. 
 
 
 
Forse è più particolare il montaggio del trailer...
 
 
 
E non devono avere lavorato moltissimo il coordinatore degli stuntman e delle cascatrici, Mark Riccardi, 
 
 
 
il tecnico addetto agli effetti speciali, Jacob Bridges, 
 
 
 
perché questo film non è una pellicola con troppa azione, 
 
 
 
e il coordinatore addetto agli animali, Tracy Oliver, 
 
 
 
perché in questo lungometraggio di animali diversi dall'essere umano se ne vedono davvero pochissimi, 
 
 
 
ma soltanto uno è importante, 
 
 
 
il cane feroce di fine film.
 
 
 
E chissà se abbia lavorato sui cavi del telefono l'elettricista Anthony Riggi...  
 
 
 
 
Sappiate anche che non credo di avere le competenze per occuparmi del direttore della fotografia, 
 
 
 
di Brett Jutkiewicz, 
 
 
 
ma, forse, 
 
 
 
posso aggiungere 
 
 
 
che il film potrebbe puntare sul colore argenteo della camera insonorizzata.
 
 
 
Passo ad un altro film, 
 
 
 
ambientato nel 1978,
 
 
 
quando avevo ben pochi anni,
 
 
 
nel nord di Denver, 
 
 
 
nel Colorado, 
 
 
 
negli Usa, 
 
 
 
nella periferia di questa città americana, 
 
 
 
e non sono mai stato né in questa città,
 
 
 
né in questo Stato americano,
 
 
 
né in questa nazione del Nordamerica,
 
 
 
un film con Finney Shaw di tredici anni (Mason Thames), 
 
 
 
anche sui film di Bruce Lee, 
 
 
 
con il flipper (visitate la pagina CMGiochi di questo mio blog CMTempoLibero), 
 
 
 
con l'età della parziale innocenza degli adolescenti, 
 
 
 
magari non troppo dissimili - forse - 
 
 
 
da quelli di oggi. 
 
 
 
Nessuno sembra particolarmente terrorizzato dai rapimenti degli adolescenti e preoccupato del bullismo sanguinario a scuola. 
 
 
 
Violenza anche a casa. 
 
 
 
Un cartone animato che sembra l'opposto del cartone animato «I Simpson», 
 
 
 
mentre il film in televisione mostra già sangue nella vasca da bagno ed, in generale, 
 
 
 
in bagno. 
 
 
 
I rapimenti (fra cui di un ispanico di nome Avellano) 
 
 
 
e sedazione delle vittime anche con i palloncini neri, 
 
 
 
un seminterrato insonorizzato proprio dall'assassino seriale, 
 
 
 
dal cosiddetto Rapace - chiamato The Grabber, l'arraffone -, 
 
 
 
con urla inutili, 
 
 
 
un telefono nero sul muro.   



Tempi lenti, 
 
 
 
anche molto lenti.  
 
 
 
Poi i sogni di Glen Shaw (Madeleine McGraw) 
 
 
 
ed il fratello e la sorella di queste scene cinematografiche sono orfani di madre, 
 
 
 
in un particolare momento dello svolgimento della trama, 
 
 
 
quasi equiparata dal padre proprio a Glen.
 
 
 
E poi quel padre inquietante che somiglia abbastanza allo psicopatico.
 
 
 
Il padre di Finney e Glen (interpretato da Jeremy Davies).
 
 
 
Non un personaggio che domina particolarmente nell'interpretazione dell'attore, 
 
 
 
ma senza infamia e senza lode.
 
 
 
Non si ricordano il Max di James Ramsone e la signora Fulgrim di Kristina Arjona.
 
 
 
E chissà chi sono il Griffin di Michael Banks Repeta e il secondo asino, somaro, 
 
 
 
di Braxton Alexander.
 
 
 
Chissà che ruoli avevano Kellan Rhude e Miguel Cazarez Mora. 
 
 
 
Forse il secondo era lui che di cognome faceva Avellano?
 
 
 
 
Rimane qualcosa in mente, 
 
 
 
invece, 
 
 
 
del secondo poliziotto (Robert Fortunato) 
 
 
 
e del Moose di Jakob Gaven Wilde, 
 
 
 
il quale personaggio, 
 
 
 
se ricordo bene, 
 
 
 
picchia, 
 
 
 
bullizza, 
 
 
 
ma anche viene picchiato. 
 
 
 
Senza infamia e senza lode - fa il suo lavoro il detective, 
 
 
 
il commissario Miller di Troy Rudeseal.
 
 
 
Appaiono pochissimo, invece, l'insegnante di matematica (Megan Petersen) 
 
 
 
e la signora dell'ufficio scolastico (Christine Connelly).  
 
 
 
Non ho nessun ricordo neanche di Gina Jun e di Mike Bailey nei ruoli rispettivamente della madre e del padre di Bruce.  



E chi sono il pompiere (Chris TC Edge), 
 
 
 
il Vance Hopper  di Brady Hepner, 
 
 
 
il volontario adulto di Matthew Simmons, 
 
 
 
il Matty di Jordan Isaiah White, 
 
 
 
il Billy di Jacob Moran, 
 
 
 
il Buzz di Spencer Fitzgerald, 
 
 
 
il Bruce di Tristan Pravong, 
 
 
 
il Matt di Brady Ryan e la seconda adolescente di Bay Allebach?



Mentre l'arbitro (Mark Riccardi), 
 
 
 
se ricordo molto bene, 
 
 
 
si vede quasi soltanto all'inizio della pellicola così come, forse, il primo compagno di squadra (Andrew Farmer) 
 
 
 
ed il secondo (T. Maxwell Martin).



Alla fine, invece, l'assistente medico di emergenza di Ron Blake.



Ignoto anche il giovane Bruce (Ryan Cronan).



Nulla da dire e da scrivere sul design di produzione di Patti Podesta.
 
 

Questo film dal racconto «Il telefono nero»



(«The Black Phone»)
 
 
 
di Joe Hill, 
 
 
 
apparso per la prima volta nel 2004, 
 
 
 
in The Third Alternative,
 
 
 
in traduzione italiana nel maggio del 2009,
 
 
 
nella collana «Narrativa» 
 
 
 
della casa editrice Sperling & Kupfer. 
 
 
 
Nel racconto Al sarebbe un pericoloso assassino seriale, 
 
 
 
un serial killer, 
 
 
 
come nel film, 
 
 
 
sarebbe anche un pedofilo, 
 
 
 
ma per quanto ricordo,
 
 
 
non nel film,
 
 
 
se non ricordo male.
 
 
 
Sembrerebbe corrispondere, invece, 
 
 
 
il particolare della sua prigione-cantina.



L'edizione italiana della raccolta, 
 
 
 
che non ho mai letto,
 
 
 
chissà se la legerò mai,
 
 
 
non comprenderebbe due ulteriori racconti presenti nelle edizioni in lingua inglese, 
 
 
 
fra cui «The Black Phone: The Missing Chapter»
 
 
 
oltre alle note dell'autore sui singoli racconti, 
 
 
 
alle «Story Notes (by the author)».
 
 
 
Tra i racconti inediti nell'edizione italiana, 

 

 

 

«The Black Phone: The Missing Chapter»

 

 
 

aggiungerebbe un nono capitolo al racconto «Il telefono nero»

 

 

 

presente nell'antologia,

 

 

 

e non ho letto nulla di tutto questo. 




Ma questa sorta di epilogo/prosecuzione non c'è sicuramente nel film e pellicola, 
 
 
 
perché non c'è Finney, 
 
 
 
che sarebbe sfuggito a morte certa per mano del serial killer che lo aveva imprigionato, 
 
 
 
faticherebbe a ritornare alla vita normale, 
 
 
 
sentirebbe un incontenibile impulso a visitare nuovamente la cantina della casa dell'assassino in cui è stato imprigionato e dove il telefono nero appeso alla parete, 
 
 
 
cui deve la sua salvezza, 
 
 
 
avrebbe ripreso a squillare con insistenza, 
 
 
 
in attesa che qualcuno risponda.
 
 
 
Ci sarà un seguito di quel film,
 
 
 
tratto da quest'aggiunta,
 
 
 
oppure no?
 
 
 
La raccolta «Ghosts» 
 
 
 
con traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini, 
 
 
 
due traduttori di cui non ho mai sentito parlare,
 
 
 
di cui non avevo mai letto,
 
 
 
un libro e raccolta che comprenderebbe ben trecento e novantaquattro pagine. 
 
 
 
Forse, 
 
 
 
come me, 
 
 
 
non avrete mai sentito parlare di Joe Hill, 
 
 
 
lo pseudonimo di Joseph Hillström King, 
 
 
 
nato in una città di cui non so nulla, 
 
 
 
che si chiamerebbe Hernon, 
 
 
 
uno scrittore nato, 
 
 
 
a quanto pare, 
 
 
 
il quattro di giugno del 1972, 
 
 
 
quindi un po' più grande di me, 
 
 
 
e sarebbe non soltanto uno scrittore, 
 
 
 
ma anche un fumettista statunitense ed americano, 
 
 
 
ma sicuramente avrete sentito parlare di suo padre, 
 
 
 
essendo lui figlio del noto - o notissimo - scrittore Stephen King.  
 
 
 
Il racconto è un po' differente dal film: 
 
 
 
qui infatti il rapitore indossa una maschera demoniaca e fa il mago, 
 
 
 
mentre in originale era un clown,
 
 
 
un pagliaccio,
 
 
 
 
particolari che sto cominciando a ricordare a proposito del film e lungometraggio. 



E non mi dice quasi nulla Pennywise, 

 

 

 

ma moltissimo «It»

 

 

 

Non ricordavo, peralro, 

 

 

 

che il killer di «Black Phone»

 

 

 

avrebbe origine da un fatto di cronaca di cui non so nulla, 

 

 

 

anche se sarebbe molto noto in America: 

 

 

 

le morti di John Wayne Gacy. 

 

 

 

Gacy sarebbe uno dei serial killer che ha terrorizzato gli Stati Uniti negli anni Settanta (lo stesso periodo in cui è ambientato il film,

 

 

 

e questo particolare me lo ricordo benissimo). 

 



Tremendo che tra il 1972 e il 1978 avrebbe ucciso trentatre giovani ragazzi, 
 
 
 
la cui età variava, 
 
 
 
a quanto sembra,
 
 
 
tra i quattordici ed i trent'anni. 
 
 
 
E questo Gacy avrebbe lavorato come pagliaccio e clown alle feste per bambini, 
 
 
 
il suo personaggio si sarebbe chiamato Pogo,
 
 
 
e, dunque, il film si sarebbe allontanato di gran lunga dalla vicenda della vita reale. 

 

 

 

Una scelta commisurata e con un motivo nella trama, 

 

 

 

con un motivo artistico oppure no,

 

 

 

forse con un motivo commerciale?

 

 

 

Chissà, aggiungo io, 
 
 
 
se «Black Phone 2» 
 
 
 
si farà con piena ed assoluta certezza, 
 
 
 
se gli incassi cinematografici abbiano premiato quel film che avevo visto, 
 
 
 
se il regista Scott Derrickson sia davvero pronto a girare,

 

 

 

se ne scriverà ancora tale Screen Rant.

 

 

 

Voi, a differenza da me, 

 

 

 

avete già letto questa storia breve, 

 

 

 

poi adattata in sceneggiatura cinematografica da C. Robert Cargill? 

 

 

 

Avete mai visto un altro film con Ethan Hawke?

 

 

 

Io non credo.

 

 

 

Grazie, 

 

 

 

infine, 

 

 

 

al motore di ricerca Ecosia, 

 

 

 

al Portale Lgbt, 

 

 

 

al Portale Cinema,

 

 

 

di Wikipedia in italiano.

 

 

 

«L'ultima conquista»

 

 

 

ed «Alba fatale»

 

 

 

visti a «Film story»

 

 

 

di Euro Tv,

 

 

 

su Canale 98,

 

 

 

qui nella Sicilia occidentale,

 

 

 

nella Sicilia meridionale.

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