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domenica 31 agosto 2025

[Da] «La scelta di Penelope» per CMEpica? No. Preferisce godersi l'«Odissea» [Da aggiornare con una citazione dal testo attribuito ad Omero]

Chissà cosa c'era in questo spettacolo teatrale,

 

 

 

sicuramente assolutamente niente «La scelta di Penelope»

 

 

 

per CMTeatro

 

 

 

per CMLibri,

 

 

 

per CMEpica.




Di gran lunga lui preferisce dedicarsi presto chissà quando al testo atribuito ad Omero.

[Da] Niente «Quadri di Liolà» con Incudine per CMTeatro - Meglio leggere presto il testo pirandelliano [Da aggiornare con citazioni dalla commedia e - di CMRomanzi - dal romanzo «Il fu Mattia Pascal»]

Dato che non sapevo cosa ci fosse in questo spettacolo teatrale, 

 

 

 

come fosse, 

 

 

 

niente «Quadri di Liolà» 

 

 

 

con l'attore teatrale Mario Incudine per CMTeatro

 

 

 

per CMLibri,

 

 

 

per CMRomanzi.




Meglio leggere presto i testi pirandelliani della commedia teatrale «Liolà»,

 

 

 

del capitolo del romanzo «Il fu Mattia Pascal»,

 

 

 

punto e «luogo» 

 

 

 

di partenza e di ispirazione per la stesura.

sabato 23 agosto 2025

[Da] «All'uscita» e «L'uomo dal fiore in bocca» di Pirandello con Tedeschi per «CMLibri a teatro» chissà quando in due video di commento finale dell'attore e con gli applausi [Da aggiornare con questi filmati]

Chissà quando in due video di CMTeatro,

 

 

 

di CMLibri,

 

 

 

di «CMLibri a teatro»,

 

 

 

di commento finale dell'attore Corrado Tedeschi e con gli applausi a proposito degli atti unici pirandelliani «All'uscita»

 

 

 

e «L'uomo dal fiore in bocca»,

 

 

 

di Luigi Pirandello,

 

 

 

filmati girati sere fa alla «Settimana pirandelliana»

 

 

 

a «Notturno pirandelliano»

 

 

 

in un teatro estivo temporaneo nella via Demetra della mia città di Agrigento.

domenica 17 agosto 2025

[Da] #Video L'«Orestea» eschilea di «Agamennone», «Elettra» ed «Eumenidi» noiosissima da 💤 😴 perché non rappresenta i 3 testi originali in più giorni e si dimentica il giorno successivo - Sicuramente ci sono le Erinni simil-feline guidate da una «capa» e «bossetta» che sa il fatto suo dalla voce «cattiva» molto gradevole, «frizzante» ed affascinante - Ma quanti li conoscono? 4 gatti e 3 cani? Per un nuovo testo teatrale è necessaria un'innovazione basata sul sapere, ma per molti - E la scuola non la ha consentita per decenni - CMTeatro è arrivato a questa verità con difficoltà dopo molto tempo e si dedica alla diffusione dei classici a numerose più persone - I padri che generano senza madri - «Dalla sofferenza nasce la conoscenza» - Come posso giudicarla questa tragedia «con l'ammorbidente»? [Da aggiornare molto lentamente con le prime parole di queste eventuali «delizie gustose» del passato]

 L'«Orestea» 

 

 

 

di Eschilo di Gela (Cl - provincia di Caltanissetta),

 

 

 

 la trilogia delle tragedie teatrali «Agamennone», 

 

 

 

«Elettra» 

 

 

 

ed «Eumenidi», 

 

 

 



che «CMLibri al teatro all'aperto», 

 

 

 

«CMLibri al teatro» 

 

 

 

ha più o meno visto. 

 

 

 

Buona lettura presto su questo blog sui libri, 

 

 

 

sul teatro, 

 

 

 

sull'antichità greca, 

 

 

 

sugli archeoviaggi, 

 

 

 

sulla cultura, 

 

 

 

sul tempo libero.

 

 

 

Video sul mio videoblog su CMLibri su Pinterest. 

 

 

 

Seguitemi 

 

 

 

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moltissimi altri testi 

 

 

 

tramite i tag, 

 

 

 

comunicate con me, 

 

 

 

scrivetemi 

 

 

 

se volete visitare 

 

 

 

la Torre Carlo V dei reperti archeologici di Porto Empedocle (Ag - provincia di Agrigento), 

 

 

 

persino la Valle dei templi, 

 

 

 

soprattutto quando è gratis. 

sabato 16 agosto 2025

[Da] «All'uscita» e «L'uomo dal fiore in bocca» di Pirandello con Tedeschi e la Caprioglio per CMTeatro stasera oppure no? Intanto vado a mare a Capo Bianco, forse sbrigo faccende... Sia natura che la vita pratica economica e sociale insegnatami ancora di più da un ristoratore di mare e pesce, magari e forse la «cultura di altri» [Da aggiornare con gli incipit dei 2 atti unici]

Gli atti unici pirandelliani «All'uscita»

 

 

 

e «L'uomo dal fiore in bocca»,

 

 

 

dunque di Luigi Pirandello,

 

 

 

per CMTeatro,

 

 

 

per CMLibri,

 

 

 

stasera

 

 

 

per la «Settimana pirandelliana»

 

 

 

in «Notturno pirandelliano»

 

 

 

con Corrado Tedeschi, 

 

 

 

con Debora Caprioglio?

 

 

 

O, 

 

 

 

forse, 




leggerò 

 

 

 

e trascriverò soltanto 

 

 

 

le prime parole di queste opere teatrali?




Grazie a Malgrado tutto web;

 

 

 

ad Ecosia.

sabato 2 agosto 2025

Il montaggio di Eraldo Da Roma per «Questa è la vita» da «Il ventaglino», «Marsina stretta», «La giara» e «La patente» di Pirandello

Montaggio di Eraldo Da Roma per il film «Questa è la vita».




Anche dalle novelle «Il ventaglino» 

 

 

 

e «Marsina stretta» 

 

 

 

dalle «Novelle per un anno» 

 

 

 

di Luigi Pirandello.




E stasera per CMTeatro

 
 
 
per CMLibri
 
 
 
forse, 
 
 
 

«La giara»

 

 

 

pirandelliana.

 

[Da] «I cavalieri» di Aristofane secondo la Maccagnano - Lo sciopero del sesso nella «Lisistrata» di Aristofane, Pasolini, «un Cesare diventa ogni villan che parteggiando viene» nel Canto VI del Purgatorio della «Divina commedia», la statua di Camilleri e Pirandello, i Dioscuri, le precedenti elezioni comunali e del sindaco ad Agrigento, il Parco dell'Addolorata e piazza don Minzoni

 
 
 
 
 
 
vorrebbe leggere «I cavalieri», 
 
 
 
la commedia teatrale di Aristofane, 
 
 
 
ed aggiornare con la descrizione del primo personaggio teatrale che parla, 
 
 
 
con le prime parole di questo testo teatrale,
 
 
 
con il suo incipit,
 
 
 
questo nuovo testo del mio blog sui libri, sul teatro, sul tempo libero.




Proprio ciò che intendevo con [Da] nel titolo di questo mio testo del blog,



che significa «Da aggiornare».



E CMTeatro non andrà a vedere la rappresentazione di questa commedia teatrale greca antica con adattamento e regia di Cinzia Maccagnano nel luogo di cui vi scrive a fine testo.
 
 
 
Il cast teatrale è composto 
 
 
 
anche da attori che non conosco, 
 
 
 
anche se la prima è stata più volte sul mio territorio: Luna Marongiu.
 
 
 
Il cast teatrale è ulteriormente composto da questi attori teatrali,
 
 
 
da queste attrici teatrali:
 
 
 
da Raffaele Gangale, 
 
 
 
da Cristina Putignano, 
 
 
 
da Marta Cirello, 
 
 
 
da Andrea Maiorca, 
 
 
 
da Maria Chiara Pellitteri, 
 
 
 
in scena insieme alle maschere e ai burattini di Luna Marongiu. 
 
 
 
Mi sarebbe piaciuto vedere le maschere ed i burattini della Marongiu,
 
 
 
ma ci sono altri eventi culturali in giro,
 
 
 
altri eventi gastronomici in giro.
 
 
 
Le musiche originali di un compositore che non conosco, Lucrezio De Seta, 
 
 
 
i costumi di Monica Mancini e le scene di Linda Passi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
non so nulla di questa musica, 
 
 
 
di questi costumi,
 
 
 
di queste scenografie.
 
 
 
E raramente e senza risultato si discute del destino del Parco dell’Addolorata della mia Agrigento, 
 
 
 
un grandissimo polmone in abbandono e con eternit, 
 
 
 
forse persino rotto,
 
 
 
e non credo sia stata risolta la questione della ulteriore via d'ingresso alla piazza don Minzoni e della  via d’uscita da questa piazza per dare ancora l'idea di quanto poco rispetto - forse, chissà, 
 
 
 
ci sia da parte di chi si occupa del centro storico e di questa piazza, 
 
 
 
da parte delle istituzioni pubbliche - 
 
 
 
nei confronti del visitatore e del turista ler farli salire con il pullman e fargli visitare la cattedrale.



Si spendono,



forse, 



troppi soldi per il Duomo di Agrigento,



con relativamente pochi risultati rispetto al denaro speso,
 
 
 
confrontandoli con i soldi spesi?
 
 
 
Lascio a voi la riflessione.
 
 
 
Conoscete Lisistrata, 
 
 
 
che, 
 
 
 
insieme alle donne greche antiche, 
 
 
 
mise in atto lo sciopero del sesso?



Io sì
 
 
 
e vorrei aggiornarvi questo mio blog sulle commedie teatrali antiche ed altro anche con l'incipit della commedia teatrale aristofanesca, 
 
 
 
la «Lisistrata» 
 
 
 
appunto,
 
 
 
con questo personaggio femminile teatrale [Da = Da aggiornare = Questo testo del mio blog è da aggiornare, 
 
 
 
anche con l'incipit della «Lisistrata»].



E con una delle prime opere letterarie di Pier Paolo Pasolini, 
 
 
 
o di altre, 
 
 
 
magari con il testo del «sappiamo i nomi, ma non abbiamo le prove» [Da]. 



E godetevi la statua con Camilleri nel centro di Agrigento, 
 
 
 
la statua di Luigi Pirandello in piazza Pirandello, 
 
 
 
ugualmente nel centro di Agrigento.
 


Partendo da «un Cesare diventa ogni villan che parteggiando viene» 
 
 
 
vorrei leggere l'incipit del Canto VI del «Purgatorio» 
 
 
 
della «Divina commedia» 
 
 
 
di Dante Alighieri [Da]. 
 
 
 
Forse una goduria dantesca per me?



Buona visita anche alla Valle dei templi di Agrigento con il suo tempio dei Dioscuri.  



Grazie ad un articolo sulla pagina «Teatro»
 
 
 
del sito d'informazione agrigentina AgrigentoOggi,
 
 
 
a Diego Romeo, 
 
 
 
che aveva scritto un suo testo su Grandangolo.

martedì 29 luglio 2025

«Non è vero... ma ci credo» di Eduardo De Filippo, «Il berretto a sonagli» pirandelliano secondo Jannuzzo (Ciampa), la gobba di una vecchina più una lezzona con bimbo sudicio in «Uno, nessuno e centomila» - Povero piccolino in questo contesto con squallida verità reale e realistica - Gli servirebbe una carezza, come suggerito decenni dopo da Giovanni XXIII! Il giubbino verde anche in «Acqua e lì» con «una povera squallida donna», l'educanda asmatica davanti alla badia e la Madonna del Lume in «Difesa del Mèola (Tonache di Montelusa)», la nipote di monsignor Partanna in «Visto che non piove», la falda della tuba del dottor Liborio Nicastro nella novella "«In corpore vili»", la rassegnazione di Nane Papa in «Candelora»; «I due giganti», «codesta miserabile vecchia», «illusioni, speranze e desiderii» del passato del «barbuto guardiano gallonato»; Caro Gioja, la lettera a Lina e «La gioia di vivere» di Émile Zola

La commedia teatrale «Non è vero... ma ci credo»,

 

 

 

composta nel 1942,

 

 

 

di Eduardo De Filippo, 

 

 

 

messa in scena il nove di ottobre del 1942,

 

 

 

rappresenterebbe 

 

 

 

anche la gobba del personaggio teatrale Alberto Sammaria,

 

 

 

come ha letto .

 

 

  

Anche sulla gobba, Luigi Pirandello,




a proposito dell'avere bruciato alcune sue carte,




nella lettera a Lina da Palermo del 25 marzo 1887,




aveva scritto:




I becchi e le penne dei miei poveri uccellini dell’alto, fra tanta cenere, emanavano il più brutto odor di corno bruciato, e la gobba di Caro Gioja nel crepitio della fiamma pareva un vulcanetto di fango in eruzione.

 

 

 

CMLibri inizialmente non era riuscito a capire chi fosse Caro Gioja;

 

 

 

poi ha scoperto da un sito internet pirandelliano

 

 

 

che era un personaggio letterario di un poema eroicomico giovanile ispirato al titolo del romanzo di Émile Zola «La joie de vivre»

 

 

 

del 1884.




Dal Libro secondo, II, 

 

 

 

del romanzo pirandelliano «Uno, nessuno e centomila»:

 

 

 

Non diedi mai a divedere né fastidio né piacere di quella loro invasione, benché m’irritasse specialmente la vista d’una vecchina sempre pigolante, dagli occhi risecchi e la gobba dietro ben segnata da un giubbino verde scolorito, e mi désse allo stomaco una lezzona grassa squarciata, con un’orrenda cioccia sempre fuori del busto e in grembo un bimbo sudicio dalla testa grossa schifosamente piena di croste di lattime tra la peluria rossiccia.

 

 

 

Povero piccolino in questo contesto con squallida verità reale e realistica,

 

 

 

non falsa!

 

 

 

Gli dareste una carezza,




come suggeriva decenni dopo un papa, papa Giovanni XXIII?




La gobba nella novella pirandelliana «Acqua e lì»,

 

 

 

pubblicata il venticinque di aprile del 1897 con il titolo «Il dottor cimitero»

 

 

 

(avevo visto mesi fa una rappresentazione pirandelliana di un cimitero),

 

 

 

poi ripubblicata definitivamente sul Corriere della sera con il titolo finale il quattordici settembre del 1923,

 

 

 

dalla raccolta «Tutt'e tre»,

 

 

 

del 1924,

 

 

 

di «Novelle per un anno»:

 

 

 

Accorre una povera squallida donna, senz’età, con certi occhi atroci, velati e semichiusi, come se le palpebre le pesino, una più e l’altra meno. Stretta nelle spalle, ha la gobba, dietro, ben segnata dal giubbino verde sbiadito: la gobba delle povere madri sfiancate dalle cure dei figli e della casa.




Poveretta anche questa «povera squallida donna»,

 

 

 

sembra un po' pietosamente orrida con quegli occhi atroci e velati, 

 

 

 

stanchi anche sulle palpebre.

 

 

 

Torna il giubbino verde.

 

 

 

Clementina nella novella «I tre pensieri della sbiobbina»,

 

 

 

pubblicata il cinque di febbraio del 1905, 

 

 

 

poi nuovamente nel 1915,

 

 

 

compresa nella raccolta pirandelliana «La rallegrata»,

 

 

 

del 1922:

 

 

 

             Bravi! Farlo intendere alle gambe, adesso, al busto di Clementina, che non si doveva più crescere! Busto e gambe, dacché, nascendo, ci s’erano messi, avevano voluto crescere per forza, senza sentir ragione. Non potendo per lungo, sotto l’orribile violenza di quella manaccia che schiacciava, s’erano ostinati a crescere di traverso: sbieche, le gambe; il busto, aggobbito, davanti e dietro. Pur di crescere…

 

 

 

Con il busto, 

 

 

 

poveretta Clementina.

 

 

 

Un mio amico ha il busto,

 

 

 

forse ne aveva uno temporaneo.

 

 

 

Da un'altra novella pirandelliana, 

 

 

 

un'ulteriore novella,

 

 

 

«Difesa del Mèola (Tonache di Montelusa)»:

 

 

 

All'alba, una vettura era pronta nella piazzetta innanzi alla badia; e quando le tre educande, due belle e vivaci come rondinine in amore, l'altra gobba e asmatica, scesero con la loro maestra a parar l'altare della Madonna del Lume…




Sembra un contesto relativamente simile quello di «Visto che non piove (Tonache di Montelusa,

 

 

 

con i padri liguorini,

 

 

 

che dovrebbero esserci ancora alla chiesa dell'Itria,

 

 

 

nel centro storico di Agrigento;

 

 

 

con il clero montelusano, 

 

 

 

con il clero agrigentino,

 

 

 

di Agrigento;

 

 

 

con i personaggi letterari di Marco Mèola,

 

 

 

del monsignor Partanna:




Se la nipote di Monsignor Partanna, infatti, la educanda rapita, era brutta e gobba, belli e ballanti e sonanti erano i denari della dote che il Vescovo era stato costretto a dargli; e, in fondo, i pezzi grossi del clero montelusano, ai quali non era mai andata a sangue quella promessa del loro Vescovo di far tornare i padri Liguorini, se non amici apertamente, avevano di nascosto, anche dopo quella scappata, anzi appunto per quella scappata, seguitato a veder di buon occhio Marco Mèola.

 

 

 

Le spalle del professor Bernardino Lamis nella novella «L'eresia catara»:

  

 

 

Non solamente questo peccatuccio di gola, ma tante e tant'altre cose potevano essere perdonate a quell'uomo che, per la scienza, s'era ridotto con quelle spalle aggobbate che pareva gli volessero scivolare e fossero tenute sú, penosamente, dal collo lungo, proteso come sotto un giogo. 




La falda della tuba sulla gobba del dottor Liborio Nicastro nella novella "«In corpore vili»":




Poco dopo entrò il dottor Liborio Nicastro, piccino piccino, vecchissimo, tutto rattrappito dall'età. La falda della tuba gli posava quasi su la gobba.




La rassegnazione a portare la gobba dell'artista Nane Papa in «Candelora»:




Sa bene lui che ogni gobbo bisogna che si rassegni a portare la sua gobba.




C'è «codesta miserabile vecchia»

 

 

 

nella novella «I due giganti»,

 

 

 

dove il narratore sembrerebbe essere «il barbuto guardiano gallonato»:

 

 

 

Anche però il vostro volto, s'io vedo bene, è tutto crepe e solchi di rughe, e anche i vostri capelli hanno appena appena un vestigio del loro primo color biondo d'oro; e vorrei pregarvi di ricordare, se non sono importuno, che cosa vi sembrava codesta miserabile vecchia mezzo gobba che ancora vi strascinate accanto e tutto il mondo e la vostra stessa persona, quando vi ardevano dentro in belle fiammate illusioni, speranze e desiderii.

 

 

 

Infine la gobba di zì Dima Licasi in una novella pirandelliana famosissima

 

 

 

in italiano,

 

 

 

in siciliano,

 

 

 

«La giara»,

 

 

 

«'A giarra»:

 

 

 

Zì Dima Licasi: vecchio sbilenco, con la gobba pendente da un lato; giunture storpie alle gambe - occhi duri, fissi, da maniaco - porta, appesa per una funicella alla spalla, una cesta con gli attrezzi del suo mestiere, trapano, ecc., e - attraverso - un grosso ombrello di cotone, verde, un po' stinto.

  

 

 

«Il berretto a sonagli» 

 

 

 

di Luigi Pirandello secondo Eduardo De Filippo, 

 

 

 

secondo Paolo Stoppa, 

 

 

 

secondo Turi Ferro e Salvo Randone.

 

 

 

Ed anni fa a Milano e Torino, 

 

 

 

secondo Gianfranco Jannuzzo (Ciampa), 

 

 

 

con Francesco Bellomo, 

 

 

 

produttore teatrale, 

 

 

 

e le attrici teatrali Emanuela Muni ed Anna Malvica, 

 

 

 

«Il berretto a sonagli».

 

 

 

Uno degli attori teatrali era Gaetano Aronica (il personaggio letterario di Fifì).  




Infine,




non ho visto l'opera teatrale «Non è vero... ma ci credo» 

 

 

 

di Eduardo De Filippo ad un teatro di una città vicina alla mia,  

 

 

 

su cui scrivo fra alcune righe,

 

 

 

davvero le finali.

 

 

 

E volete visitare la mia Agrigento pirandelliana?




Scrivetemelo su CMLibri su Facebook, 

 

 

 

sulle altre reti sociali, 

 

 

 

condividendo con tag ed etichette come #CMRomanzi #CMTeatro #CMNovelle #Novelle.




Grazie a Roberto Loi,

 

 

 

all'Università di Cagliari; 

 

 

 

a Sara Lorenzetti (Università di Macerata,

 

 

 

al Dipartimento di Scienze della formazione, beni culturali e turismo);

 

 

 

al sito «Pirandello nazionale»;

 

 

 

a Liber liber;

 

 

 

a Fuoririga con Michele Ruvolo e Gero Tedesco;

 

 

 

alla scuola Nino Martoglio;

 

 

 

alla pagina «Copioni»

 

 

 

di Corriere spettacolo;

 

 

 

al sito internet pirandelliano PirandelloWeb;




alla pagina «Cultura»

 

 

 

di Grandangolo;

 

 

 

al «Portale Teatro»

 

 

 

di Wikipedia;

 

 

 

a Visit Agrigento;

 

 

 

al blog «Le rose e l'abisso»

 

 

 

di Francesca Vennarucci;

 

 

 

a Borsaindoitaliana. 

 

 

 

Il Teatro Costabianca di Realmonte (Ag - provincia di Agrigento) 

 

 

 

è quello di una città vicina alla mia Agrigento;

 

 

 

la rappresentazione stasera, 

 

 

 

alle ventuno e trenta, 

 

 

 

di questo martedì ventinove di luglio del 2025.

martedì 22 luglio 2025

L'incipit del «Libro primo» del poema «Le metamorfosi» di Ovidio: «narrare il mutare delle forme in corpi nuovi»

Non temete perché cercheremo di aiutarci il più possibile, 

 

 

 

eccovi l'incipit,




i primi versi, 

 

 

 

del poema epico - mitologico «Le metamorfosi»,

 

 

 

ultimato nell'8 d. C., 

 

 

 

nell'8 dopo Cristo,

 

 

 

poema di Publio Ovidio Nasone, 

 

 

 

sia il testo origianle in latino 

 

 

 

sia la traduzione in italiano:

 

 

 

In nova fert animus mutatas dicere formas
corpora; di, coeptis (nam vos mutastis et illas)
adspirate meis primaque ab origine mundi
ad mea perpetuum deducite tempora carmen!  




Il mio intento è quello di raccontare i mutamenti di forme in corpi nuovi: dèi, dal momento che anche questa è opera vostra, favorite la mia impresa e tessete un carme continuo dall’origine dell’universo fino a tempi recenti.

 

 

 

Oppure:

 

 

 

A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi
mi spinge l'estro. O dei, se vostre sono queste metamorfosi,
ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini
del mondo si snodi ininterrotto sino ai miei giorni.

 

 

 

Il poeta si chiede se le metamorfosi siano divine,

 

 

 

degli dei.

 

 

 

Definisce la sua opera un disegno, 

 

 

 

CMLibri la potrebbe interpretare come disegno poetico. 




Ancora dal «Libro primo» 

 

 

 

del poema «Le metamorfosi» 

 

 

 

ovidiano:

 

 

 

Ne ’l mare havea col suo perpetuo grido
Fatto intorno à la terra il vario lido.

 

 

 

  Ma quel, che ha cura di tutte le cose,
La Natura migliore, e ’l vero Dio
Tutti quei corpi al suo luogo dispose
Secondo il proprio lor primo desio.

 

 

 

L’ultima parte, che resta, è de l’onda,
Che d’intorno il terren bagna, e circonda.

 

 

 

Onde il mondo veggiam sì bello, e adorno,
Et à far sì bei parti et infiniti,
Sol la disunion gli fece uniti.

 

 

 

Uno spettacolo teatrale, 

 

 

 

«Ovidio il poeta relegato. Metamorfosi dell’esilio»

 

 

 

di Luigi Raimo,

 

 

 

ben due volte nella mia Agrigento, 

 

 

 

al Teatro Panoramica dei templi al Parco dei Templi ed al Teatro dell'Efebo al Giardino botanico, 

 

 

 

entrambe le volte con Ugo Pagliai. 

 

 

 

Buon lavoro a Daniele Salvo,

 

 

 

a Tommaso Garrè.

 

 

 

Grazie alla pagina «Teatro»

 

 

 

di AgrigentoOggi;

 

 

 

a WikiSource in latino;

 

 

 

a Wikipedia in italiano;

 

 

 

ad Isabella Fantin su SoloLibri.

venerdì 13 giugno 2025

Il «Prometeo incatenato» di Eschilo secondo Muscato, la «Medea» di Euripide per Tiezzi e «La pace» di Aristofane nella regia di Daniele Salvo che non avevo visto al Teatro greco di Siracusa - La Scizia - Un uomo che ha avuto una vita difficile e causato dolore e dispiacere faccia il bene ed insegni a farlo

La tragedia «Prometeo incatenato» 

 

 

 

di Eschilo aveva una scena teatrale tra cielo e mare,

 

 

 

scena irraggiungibile dagli umani.

 

 

 

I primi personaggi ad entrare sono Potere e Forza,

 

 

 

che conducono Prometeo.

 

 

 

Quindi entra Efesto, 

 

 

 

con le catene ed il maglio.

 

 

   

Il maglio sarebbe un martello di grandi dimensioni.

 

 

 

Le prime parole sono di Potere:

 

 

 

Ecco l'estrema plaga della terra, 

la Scizia solitaria, inaccessibile.

 

 

 

La Scizia era il territorio degli Sciti.

 

 

 

Questa tragedia greca antica era stata interpretata anche da Leo Muscato nella traduzione di Roberto Vecchioni.

 

 

 

E poi un'altra tragedia teatrale, 

 

 

 

la «Medea» 

 

 

 

di Euripide secondo Federico Tiezzi con traduzione di Massimo Fusillo.




E la commedia teatrale «La pace» 

 

 

 

di Aristofane per la regia teatrale di Daniele Salvo.




Erano queste le rappresentazioni classiche del 2023 al Teatro greco di Siracusa.




Non ero andato,




speravo di andare,

 

 

 

ma non era stato così.

 

 

 

Altro sulle catene, 

 

 

 

invece, 

 

 

 

nelle prossime righe.

 

 

 

Mi auguro, infatti, che la scelta anni fa di pentirsi, abbia portato inquieta serenità e tranquillità al Giovanni Brusca rinnovato,

 

 

 

con l'accento posto sulla serenità e tranquillità.

 

 

  

Vorrei che gli succeda ed accada un percorso di redenzione senza traumi,

 

 

 

con una forza fragile che è forte nella legge.




Faccia ancora i conti con il sé stesso migliore e più fiducioso facendo moltissima attenzione e proteggendo moltissimo.

 

 

 

Spero che i familiari delle vittime abbiano accettato o accetteranno le sue scuse e la sua richiesta di perdono,

 

 

 

se ci riusciranno,

 

 

 

se riusciranno ad averne il coraggio.

 

 

 

Chissà se lui, 

 

 

 

sua moglie, 

 

 

 

suo figlio,

 

 

 

abbiano piante e fiori a casa.

 

 

 

Che il dolore ed il dispiacere diventino speranza per un futuro differente da vivere bene e benissimo profondamente.

 

 

 

Se possibile, 

 

 

 

se non è troppo rischioso, 

 

 

 

dando più di un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia.

 

 

 

Cerchi di dimenticare il disprezzo che ferisce. 

 

 

 

Faccia scelte morali ed umanamente buone e buonissime ed insegni a suo figlio questo.




Lo faccia studiare nella bontà,




lo aiuti nelle scelte della vita.




Continui a liberarsi della catena di morte,




della fabbrica di morte,

 

 

 

dell'agonia continua.




Grazie ad Ecosia, 

 

 

 

a Live University di Catania, 

 

 

 

a Blog Sicilia, Hermes Sicily, Teatro.it e Carteggi letterari;

 

 

 

ad Angelo Ruoppolo sulla pagina «Cronaca»

 

 

 

della tv agrigentina Teleacras.

martedì 10 giugno 2025

«L'esorcismo di Emma Schmidt - Il rituale», il Salmo 53 e la «Divina commedia» di Dante, Horatio, la filosofia e Shakespeare, la vocazione dell'aiutare il mondo ed il continuare senza abbandonare, la Parola che si fa Verbo del Vangelo di Giovanni, un'altra delle coincidenze «spirituali» che hanno un significato nella mia vita e che associo ad una vicenda e storia particolare, «complicata» - I Vespri e la solitudine, come se nessuno sentisse la suora, dal suo punto di vista - L'inferno e la cura di padre Theophilus per la ragazza - «Dio è morto» di Guccini, cantata e suonata anche dai Nomadi di Daolio, Carletti e Falzone

Nel film «L'esorcismo di Emma Schmidt - Il rituale»



il padre spirituale Theophilus interpretato da Al Pacino,



cita il Salmo 53:



Lo stolto ha detto in cuor suo: «Non c'è Dio».
Sono corrotti, commettono iniquità,
non c'è nessuno che faccia il bene.
2 Dio guarda dal cielo i figli degli uomini
per vedere se c'è una persona intelligente
che cerchi Dio.
3 Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti,
non c'è nessuno che faccia il bene,
neppure uno.
4 Sono dunque senza conoscenza questi malvagi,
che divorano il mio popolo come se fosse pane,
e non invocano Dio?
5 Ma ecco, sono presi da grande spavento
là dove non c'erano motivi di paura;
poiché Dio ha disperso le ossa di quelli che ti assediavano;
tu li hai resi confusi, perché Dio li respinge.
6 Oh, chi darà da Sion la salvezza d'Israele?
Quando Dio farà ritornare gli esuli del suo popolo,
Giacobbe esulterà, Israele si rallegrerà.
 
 
 
Spero che Israele e Gaza e la Cisgiordania si rallegreranno un giorno,
 
 
 
con due Stati,
 
 
 
e devono essere due.
 
 
 
Lo stolto ha detto in cuor suo: «Non c'è Dio».



Pensate al «Dio è morto»
 
 
 
di Francesco Guccini,
 
 
 
interpretato anche dai Nomadi di Augusto Daolio, 
 
 
 
di Beppe Carletti,
 
 
 
di Chico Falzone,
 
 
 
quest'ultimo con origine a Porto Empedocle (Ag - provincia di Agrigento),
 
 
 
tutti assolutamente non stolti?
 
 
 
Sono corrotti, commettono iniquità,
non c'è nessuno che faccia il bene.
 
 
 
Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti,
non c'è nessuno che faccia il bene,
neppure uno.
 
 
 
Queste due frasi mi fanno pensare al film «The Batman» (mio primo testo ed il secondo):
 
 
 
Lì sembra non ci sia quasi nessuno che faccia il bene,
 
 
 
sembra non siano molti coloro che facciano il bene.
 
 
 
O forse no?
 
 
  
Sono dunque senza conoscenza questi malvagi
 
 
 
mi fa pensare al «fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza»
 
 
 
del canto ventiseiesimo dell'«Inferno» 
 
 
 
della «Divina commedia»  
 
 
 
di Dante Alighieri.
 
 
 
Ma questo film cita anche Amleto rivolto ad Horatio nell'atto I, scena V, 
 
 
 
anche sulla filosofia, 
 
 
 
proprio nella tragedia teatrale «Amleto»



di William Shakespeare:
 
 
 

«Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia».




Un dialogo e colloquio di questo film drammatico e thriller cinematografico approfondisce,
 
 
 
poi,



va più a fondo ed esplora la vocazione dell'aiutare il mondo ed il continuare senza abbandonare.



Un'altra lettura biblica,



la citazione biblica, 
 
 
 
è la Parola che si fa Verbo del Vangelo di Giovanni.



Tutto questo è un'altra delle coincidenze «spirituali»



che hanno un significato nella mia vita e che associo ad una vicenda e storia particolare, «complicata».



Ma nel film religioso ci sono anche i Vespri e la solitudine, 



come se nessuno sentisse la suora che parla, 



lo racconta lei stessa, 
 
 
 
raccontato dal suo punto di vista.
 
 
 
Si passa all'inferno che viene prospettato dalla forza maligna ultraterrena e la cura  di padre Theophilus con pacche sulle spalle per la ragazza.