Non temete perché cercheremo di aiutarci il più possibile,
eccovi l'incipit,
i primi versi,
del poema epico - mitologico «Le metamorfosi»,
ultimato nell'8 d. C.,
nell'8 dopo Cristo,
poema di Publio Ovidio Nasone,
sia il testo origianle in latino
sia la traduzione in italiano:
In nova fert animus mutatas dicere formas
corpora; di, coeptis (nam vos mutastis et illas)
adspirate meis primaque ab origine mundi
ad mea perpetuum deducite tempora carmen!
Il mio intento è quello di raccontare i mutamenti di forme in corpi nuovi: dèi, dal momento che anche questa è opera vostra, favorite la mia impresa e tessete un carme continuo dall’origine dell’universo fino a tempi recenti.
Oppure:
A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi
mi spinge l'estro. O dei, se vostre sono queste metamorfosi,
ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini
del mondo si snodi ininterrotto sino ai miei giorni.
Il poeta si chiede se le metamorfosi siano divine,
degli dei.
Definisce la sua opera un disegno,
CMLibri la potrebbe interpretare come disegno poetico.
Ancora dal «Libro primo»
del poema «Le metamorfosi»
ovidiano:
Ne ’l mare havea col suo perpetuo grido
Fatto intorno à la terra il vario lido.
Ma quel, che ha cura di tutte le cose,
La Natura migliore, e ’l vero Dio
Tutti quei corpi al suo luogo dispose
Secondo il proprio lor primo desio.
L’ultima parte, che resta, è de l’onda,
Che d’intorno il terren bagna, e circonda.
Et à far sì bei parti et infiniti,
Uno spettacolo teatrale,
«Ovidio il poeta relegato. Metamorfosi dell’esilio»
di Luigi Raimo,
ben due volte nella mia Agrigento,
al Teatro Panoramica dei templi al Parco dei Templi ed al Teatro dell'Efebo al Giardino botanico,
entrambe le volte con Ugo Pagliai.
Buon lavoro a Daniele Salvo,
a Tommaso Garrè.
Grazie alla pagina «Teatro»
di AgrigentoOggi;
a WikiSource in latino;
a Wikipedia in italiano;
ad Isabella Fantin su SoloLibri.
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