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Il blog di Calogero Mira sul tempo libero (e i tempi liberi...), i viaggi, i libri, la cucina, la musica, i giochi e la salute. Lombardia, Piemonte e Sicilia. Le loro gastronomie. La letteratura siciliana ed italiana. Suoni siculi, europei e del mondo. I giochi da tavolo. #CMTempoLibero
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Dal romanzo,
dal romanzo per bambini,
dal romanzo per bimbi, a quanto pare,
«La fabbrica di cioccolato»
di Roald Dahl - di cui avevo già scritto
su questa pagina -
il film «Wonka».
Che deve moltissimo al «collega» film «Mary Poppins».
Soprattutto nella scena con Wonka e la ragazza sulle cupole e vetrate della galleria,
che devono abbastanza,
se non molto,
a quei momenti con Mary e Bert sui tetti di Londra.
Ma dall'ombrello marypoppinsiano si passa ai numerosi palloncini,
che rendono il concetto della leggerezza della pellicola.
E, più tardi, torneranno gli ombrelli...
Ed è molto piacevole
- anche se differente -
come il film «La fabbrica di cioccolato»,
del 2005,
di Tim Burton.
Simile per l'eccentricità del cioccolataio Willy Wonka.
Toni anche da film giallo in alcuni momenti,
al momento di una scoperta ed «indagine»
su un/una protagonista.
Mi ha un po' «deluso», invece, il quasi-finale del film - non risolutivo -
con un bene architettonico,
un castello molto bello,
quasi un po' «rovinato»
dalle immagini,
probabilmente elaborate al computer e/o con la tecnologia,
modernità un po' tanto e, forse, persino troppo «burine».
Ciò nonostante, credo che questo film «Wonka»
possa meritarsi un otto e mezzo,
un nove meno o un nove,
qui sulla «mezza recensione»
di «CMLibri al cinema».
E chissà se leggerò mai il romanzo di Dahl.
E quando nuovamente in televisione,
per me presumibilmente e probabilmente tramite il ripetitore televisivo della Rupe Atenea,
«Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato»,
del 1971,
con Gene Wilder?
«Wonka», invece, con soggetto cinematografico di Paul King.
Che è il regista cinematografico.
E firma anche la sceneggiatura cinematografica insieme a Simon Farnaby.
Ed ho visto questo film ambientato in un mondo di fantasia,
purtroppo non essendoci andato in bicicletta,
anche perché stasera ha piovuto,
in via XXV aprile,
nella mia Agrigento,
al cinema,
con l'attore cinematografico Timothée Chalamet che è diventato Willy Wonka - Alex Polidori è
il doppiatore italiano.
Con Keegan-Michael Key nel ruolo del capo della polizia difficilmente corruttibile,
ma, comunque, corruttibile,
doppiato da Andrea Lavagnino.
E si presenta bene - chissà se anche in questa pellicola - Jim Carter (Abacus Crunch),
con un aspetto ed un'apparenza ed occhiali da vista abbastanza intellettuali.
L'attrice cinematografica Sally Hawkins è la madre di Willy Wonka,
che si è vista per poco tempo,
mentre Olivia Colman una signora Scrubbit, Mrs Scrubbit,
davvero molto affarista ed «attaccata al denaro»
ed alle scritte in piccolo dei contratti,
alla fine del film,
insieme a Bleacher,
quasi una Fiona verde con Shrek verde
(Tiziana Avarista la doppiatrice italiana),
e Calah Lane impersona una Noodle abbastanza «giovincella».
Doppiata da Margherita Rebeggiani.
E curioso e felice di vedere il notissimo Mr. Bean, Rowan Atkinson,
qui diventato, invece, padre Julius,
in un ruolo un po' più «classico»
mentre l'attore cinematografico nero Paterson Joseph è Arthur Slugworth,
e si presenta davvero molto bene recitando in maniera eccellente,
mentre nei panni di Prodnose - gioco di parole? - abbiamo Matt Lucas.
Ed un ulteriore gioco di parole per il Bleacher di Tom Davis,
energico e rudemente e selvaggiamente simpatico?
Nome tedesco per il suo personaggio cinematografico di Fickelgruber per Mathew Baynton.
Un'altra curiosità per me è stata, inoltre, scoprire com'è l'Umpa Lumpa del notissimo Hugh Grant.
Dimenticatevi gli Umpa Lumpa in quantità ed abbondanza del film burtoniano,
della versione cinematografica burtoniana.
E la fotografia,
la fotografia cinematografica di Chung Chung-hoon,
ha qualche preferenza per i colori scuri e le «sfumature» notturne.
Ed il montaggio di Mark Everson?
E gli effetti speciali di Hayley J. Williams,
subentrati non solo nelle scene cinematografiche con gli uomini volati ai «piani alti»
della galleria - leggete su questa galleria qui?
Gli effetti speciali cinematografici dominano a bizzeffe!
E la scenografia cinematografica di Nathan Crowley?
Ed i costumi cinematografici di Lindy Hemming?
Davvero piacevoli,
eleganti
oppure anche colorati.
Ed il trucco cinematografico di Sally Alcott?
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«E alla calata del sole, quest'altra partenza!».
Mio audio - se riesco -
su CMLibri su Hubhopper (audioprofilo)
con queste prime parole
della Gialluzza e della 'Gna Tuzza
«con voce a lamento»
Chissà come interpreta una donna la voce a lamento.
«Al levarsi della tela», come scrive ed indica Luigi Pirandello,
di una comare del vicinato, La Gialluzza, «donnetta magra, sui trent'anni, coi capelli già biondi, ora stopposi, a crocchia»
le prime parole della commedia teatrale «L'altro figlio».
Un'indicazione temporale, con la calata del sole,
il tramonto, «imprecisa»,
almeno per lo spettatore, per lo spettatore teatrale.
Tramonto in corso?
Oppure no?
Imprecisa, forse giustamente, anche l'età della donna,
circa trent'anni.
Dettagliati, invece, i riferimenti ai capelli.
Partenza di chi?
«L'altro figlio» il titolo e «quest'altra partenza» fra le prime parole.
Fàrnia - ne avevo già scritto qui -
è un villaggio, a quanto mi risulta quasi sicuramente inesistente,
con il nome di una quercia.
Ed ottimo che sia tornato al Circolo culturale Empedocleo,
nel centro di Agrigento,
il teatro pirandelliano con questa rappresentazione.
Per la regia teatrale di Mario Sorbello, già visto - anche da me - qui ad Agrigento.
Questa volta sarà anche attore teatrale.
E sul palco Maria Grazia Castellana - molto nota qui in città -
Buona rassegna del teatro da camera anche a voi,
con la direzione artistica di Giuseppe Adamo e Mario Gaziano.
Ingresso gratuito anche per me.
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«L'altro figlio» forse e probabilmente per me oggi, venerdì ventotto di aprile di questo 2023,
alle diciotto e trenta.
Grazie al motore di ricerca Ecosia.
E tramite il tag Commedia potete leggere altro.
Ottimo che la collaborazione di Luigi Pirandello con Eduardo De Filippo e con Peppino De Filippo seguitò ancora.
Con una novella,
una novella pirandelliana che, Eduardo,
volle fortemente portare sulla scena.
Grazie, Eduardo!
La commedia teatrale venne, appunto, scritta in collaborazione.
Eduardo e Peppino si recavano al pomeriggio a casa di Pirandello
che abitava a Roma, in una traversa di via Nomentana.
Un piccolo appartamento arredato francescanamente.
Credo di essere stato là.
E prioprio là Pirandello dettava il testo teatrale,
Eduardo lo traduceva in lingua napoletana e Peppino scriveva.
Così, nacque la commedia «L’abito nuovo».
Andò in scena a Milano il primo di aprile del 1937 al Teatro Manzoni.
Fra decenni il centenario.
Ma il pubblico non rimase convinto, anzi, fu quasi deluso.
Eppure, quando Pirandello propose ai due fratelli quella collaborazione, a Eduardo e Peppino sembrò di toccare il cielo con un dito.
Erano incerti se accettare (e ci credo!).
Ma Pirandello li convinse.
Disse loro occupandosi della lingua italiana, dei dialoghi, del personaggio principale
e delle parole: “Perché no? Questo lavoro facciamolo insieme. Se io scrivo la commedia in italiano, lei, caro Eduardo, la dovrà tradurre. Se invece i dialoghi li scriviamo assieme, il personaggio centrale parlerà con le sue parole e allora sarà più vivo, più reale!”.
Ma la commedia non convinse il pubblico e i De Filippo la misero da parte.
A proposito dell’amicizia di Pirandello coi De Filippo, Eduardo tardava a mettere in scena «L’abito nuovo»
(forse perché era perplesso sul risultato)
e allora Pirandello che era in partenza per Hollywood,
dove Greta Garbo sarebbe stata interprete della sua commedia «Come tu mi vuoi»,
chiese ad Eduardo:
«“Quando la metterete in scena?” – “Forse l’anno prossimo” – rispose Eduardo. E Pirandello replicò: “Non tardate troppo. Perché voi avete tempo davanti. Io no!”».
E Pirandello, purtroppo, morì pochi mesi dopo.
Grazie a Luigi De Filippo su PirandelloWeb ed all'almanacco del sito d'informazione Scrivo libero.
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