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martedì 28 gennaio 2025

I grand tour ad Agrigento, Riedesel, Winckelmann ed il ventotto gennaio 1787 del «Viaggio in Italia» di Goethe - Virgilio e Marie-Joseph De Foresta, la pittura di Palm o Denon, Byron, Cockerell ed il tempio di Giove

Non mi ricordo più 

 

 

 

come sia il dipinto «Vue af Ruinerna af Junos tempel vid Girgenti» 

 

 

 

di Gustaf Wilhelm Palm, 

 

 

 

probabilmente vissuto fra il 1810 ed il 1890.

 

 

 

E chissà se leggerò mai «Annotazioni sull’architettura degli antichi templi di Girgenti in Sicilia», 

 

 

 

scritto da Johann Joachim Winckelmann nel 1759. 

 

 

 

Spero davvero di sì.

 

 

 

Buona lettura anche del «Viaggio per la Sicilia e la Magna Grecia» 

 

 

 

del barone tedesco Johann Hermann von Riedesel, 

 

 

 

che avrebbe scritto, forse, 

 

 

 

il sette di aprile del 1767 quanto segue.

 

 

 

«La città si trova a quattro miglia dal mare, sulla sommità di un monte su cui sorgeva l’antica acropoli greca. Se mai ho provato vivamente quel sentimento delizioso che una bella vista e una gradevole posizione sanno ispirare, è stato al mattino molto presto, gettando lo sguardo sulla campagna che si scorge dal convento degli Agostiniani dove ho preso alloggio».

 

 

 

Chissà quale è o era questo convento degli Agostiniani nella mia Agrigento.

 

 

 

Ma torniamo al testo. 

 

 

 

Emozioni che spingono Riedesel a desiderare di vivere ad Agrigento,

 

 

 

«dimenticando tutto e da tutti dimenticato, guardando da lontano da terra il mare tempestoso».

 

 

 

E non so nulla del marchese Marie-Joseph de Foresta che, 

 

 

 

a quanto pare, 

 

 

 

vedendo in lontananza le mura e i templi dorici di Agrigento, 

 

 

 

ricordava i versi di Virgilio: 

 

 

 

«Arduus inde Acragas ostentat maxima moenia...».




Nella sua opera «Lettres sur la Sicile» 

 

 

 

(1821) Marie-Joseph de Foresta avrebbe rivelato

 

 

 

anche di pensare alla grandezza passata di questa città così celebre.




Voyages pittoresques, 

 

 

 

il sentimento romantico del pittoresco, 

 

 

 

l’incrocio tra sensibilità storica e paesaggio naturale. 

 

 

 

Uno dei viaggi pittoreschi fu, forse, 

 

 

 

quello nel 1778 di Dominique Vivant Denon e guidato 

 

 

 

dall’abate francese Jean-Claude-Richard de Saint-Non.




Nella sua opera «Voyage Historique à Naples et dans les Deux Siciles »  

 

 

 

(«Viaggio storico di Napoli e intorno alle Due Sicilie») 

 

 

 

il rapporto tra i siti archeologici agrigentini e la natura circostante sarebbe illustrato anche 

 

 

 

da numerose tavole pittoriche.

 



L'archeologo britannico Charles Robert Cockerell nel 1814, 

 

 

 

sarebbe giunto ad Agrigento, 

 

 

 

si sarebbe dedicato alla misurazione delle rovine del tempio di Giove; Julius Schubring alla topografia dell’antica Akrgagas (in «Topografia storica di Akragas in Sicilia: durante il periodo classico»), 

 

 

 

avrebbe ispezionato uno dei condotti d’acqua sotterranei.



Un tale Leo von Klenze, 

 

 

 

un pittore, 

 

 

 

nel 1823 avrebbe studiato nel dettaglio l’Olympieion di Agrigento.

 


 

L'architetto prussiano e tedesco Karl Friedrich Schinkel, 

 

 

 

visitando Agrigento nel 1804, 

 

 

 

ci avrebbe lasciato una catalogazione delle rovine che ha personalmente misurato e disegnato;

 

 

avrebbe, poi, trapiantato l'architettura nell’Europa del Nord.

 



E chissà come Gottfried Semper abbia illustrato una fattoria ad Agrigento, 

 

 

 

dunque la Sicilia antica.

 

 

 





Non credo, peraltro, 

 

 

 

che il giovane lord George Gordon Byron abbia fatto tappa ad Agrigento, 

 

 

 

magari mi sbaglio, 

 

 

 

che abbia scritto alcune opere poetiche su Agrigento.

 



Ed avevo visto la casa di Raffaello Politi (pittore, architetto). 

 

 

 

Non sapevo che nel 1826 avesse pubblicato «Il viaggiatore in Girgenti e il cicerone di piazza». 

 

 


Ed era stato guida di alcuni viaggiatori, 

 

 

 

e già lo sapevo per almeno uno. 




Ma ora ritorno ad uno di loro, 

 

 

 

allo studioso Winckelmann.

 

 

 

«Attraverso Winckelmann siamo urgentemente stimolati a distinguere le epoche, a riconoscere lo stile differente, dei quali si servivano i popoli, che nel seguito dei tempi hanno formato a mano a mano ed, infine, di nuovo corrotto.»  




L'«Almanacco del "Viaggio in Italia" di Goethe su CMSaggistica», 

 

 

 

l'«Almanacco del "Viaggio in Italia" di Goethe su CMLibri» 

 

 

 

ha letto pochi minuti fa queste parole e righe di Johann Wolfgang von Goethe del ventotto di gennaio del 1787, 

 

 

 

in tedesco:




«Durch Winckelmann sind wir dringend aufgeregt, die Epochen zu sondern, den verschiedenen Stil zu erkennen, dessen sich die Völker bedienten, den sie in Folge der Zeiten nach und nach ausgebildet und zuletzt wieder verbildet.»




Ho imparato l'espressione nach und nach, 

 

 

 

che significa mano a mano, 

 

 

 

ed il verbo verbilden, 

 

 

 

il quale ha il significato di corrompere. 




Grazie ad Agrigento Ieri e oggi di Elio Di Bella ed a Balarm.

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