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giovedì 16 maggio 2024

«Là con il mio sangue» di «Diana e la Tuda», «L'amica delle mogli», «La nuova colonia», «Questa sera si recita a soggetto», «Come tu mi vuoi», «Trovarsi», «I giganti della montagna», «Quando si è qualcuno» e «Non si sa come» di Pirandello, la Abba e «Finding Marta» 👍👍👍👍👍👍👍👍👍

Un eventuale ipotetico insegnante non esperto dovrebbe dedicarsi al lavorare benissimo e con notevole qualità alla correzione delle verifiche scritte nella «Notte bianca in bianco della correzione delle verifiche scritte perdendo sonno»


dopo l'eccesso di almeno tre eventi culturali in un solo pomeriggio e serata,




vedendo anche «munnizza»




e rifiuti ed una discarichetta abusiva,




una piccola discarica abusiva,




nel mio centro di Agrigento,




in via Madonna degli Angeli,




dopo che viene proiettato in un «cinema improvvisato»,




in un bellissimo teatro, in realtà,




purtroppo non al cinema con l'audio tridimensionale.




E volete visitare,




insieme al mio blog CMTempoLibero,




le zone più belle di via Madonna degli angeli,




che ci sono,




di piazza Pirandello,




di questo teatro di cui vi scriverò fra alcune righe,




di tutto il centro di Agrigento più bello,




dell'intera città di Agrigento più bella,




con la sensazione del contrario e dei vari «colori sociali»,




che esista anche il bello,




scrivendomelo su CMLibri su X,




su tutti i miei altri profili delle reti sociali,




seguendomi




sia lì




sia qui su Blogger,




su Blogspot,




leggendo moltissimo altro




tramite alcuni dei tag qui sotto a fine testo




oppure attraverso le etichette in conclusione della colonna destra di questo diario in rete,




in internet,




di questo blog sui film,




sul teatro,




sui libri,




sul tempo libero,




e condividendo questo mio contributo testuale,




eventuali miei contributi video,




miei contributi multimediali,




grazie ai cancelletti #CMLibri #CMTempoLibero #Cinema,




dopo che nel 2023,




era arrivata proprio ad Agrigento la troupe di una ditta che non avevo sentito nominare prima,




della Fine Art Produzioni,




per girare alcune scene del docu-film «Finding Marta» 




(👍👍👍👍👍👍👍👍👍, 




da nove, 




non certo da nove e mezzo, 




come lo stupendo docufilm di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone), 




dedicato all'attrice Marta Abba, 




alla musa ed ispiratrice del Premio Nobel, 




di Luigi Pirandello, 




che si era invaghito intellettualmente di lei. 

 

 

 

La produzione aveva girato in alcuni luoghi della vecchia Girgenti, 




del centro di Agrigento, 




oltre alla casa natale al Caos, 




al teatro Luigi Pirandello. 

 

 

 

La mattina del trentuno marzo del 2023 si erano girate scene curate dal regista Lorenzo Daniele, 




il direttore del Festival del cinema archeologico di Licodia Eubea (Ct - provincia di Catania, 




nella Città metropolitana di Catania). 

 

 

 

Ad impersonare Marta Abba è stata ed è Margherita Peluso, 




un'attrice cinematografica milanese che non conosco, 




di origini modicane, 




di Modica (Rg - provincia di Ragusa, 




nel Libero consorzio di Ragusa, 




un'interprete femminile che non conosco del teatro pirandelliano, 




dunque un'attrice teatrale, 




che avrebbe deciso di ricostruire la storia  di Marta Abba, 




della sua relazione con il Nobel siciliano,  




ma anche - forse meno interessante - 




quella del tempo in cui questa donna, 




questa attrice teatrale, 




questa capocomica,  




questa intellettuale, 




si trovava immersa. 

 

 

 

Ottimo che quello che intraprenderà nella pellicola la protagonista, 




sarà un viaggio tra i luoghi pirandelliani, 




come, più o meno, la Casa natale di Luigi Pirandello, 




essendo cambiata e stata modificata nei decenni, 




le situazioni  che hanno segnato la carriera drammaturgica di Pirandello, 




la sua  tormentata passione per Marta, 




una donna che potrebbe essere intraprendente e caparbia, 




che  con le sue interpretazioni teatrali chissà se seppe diffondere e promuovere il  teatro pirandelliano in tutto il mondo. 

 

 

 

Tra la Sicilia, 




tra Roma, 




tra Milano e New York, 




Margherita Peluso, 




che è pure soggettista, 




l'autrice del soggetto cinematografico (mentre la sceneggiatura cinematografica è dell'archeologa Alessandra Cilio, 




la direttrice del Festival del cinema archeologico di Licodia Eubea), 




dovrebbe incontrare, 




lo vedrò nelle prossime ore, 




gli studiosi, 




gli attori, 




gli autori che hanno  amato l’arte di Marta Abba, 




io ne so poco e pochissimo, 




se non connessa a Pirandello, 




e chissà cosa aveva di pionieristico, 




quali i meriti  artistici dell'«amante di Pirandello».  

 

 

 

Non sapevo o sapevo poco che Marta Abba fosse nata a Milano da una famiglia borghese nel 1900, 




fin da giovane si  sarebbe cimentata nel teatro, 




e chissà se ha ricevuto ed incassato critiche negative e stroncature teatrali oltre che ottenere critiche positive fin dagli esordi. 

 

 

 

A quanto pare, fatto non positivo, 




l’interessamento da parte di Luigi Pirandello, 




che nel  corso del 1925 la avrebbe invitata a collaborare nel suo teatro, 




«La compagnia del teatro dell’arte» 




di Roma (sullo schermo teatrale ho visto, 




pochi minuti fa, 




il Teatro Argentina, 




la casa di Luigi Pirandello a Roma, 




prima di vedere la presentazione di Lucia Sardo, 




l'attrice teatrale di Catania, 




prima del riferimento allo scrittore Anton Checov) 




della quale, 




di questa compagnia teatrale so poco, 




a quanto pare questa compagnia non fortunata avrebbe determinato il salto di carriera di lei.  

 

 

 

Pirandello avrebbe scritto per lei, drammi teatrali come «Diana e la Tuda», 




come «L’amica  delle mogli», 




come «La nuova colonia», 




come «Questa sera si recita a soggetto»,  




«Come tu mi vuoi», 




«Trovarsi», 




«I Giganti della montagna», 




a quanto pare Pirandello avrebbe pensato a lei 




per «ritrarre» Ilse, 




«Non si sa come», 




e glieli avrebbe dedicati.  




Ed il viaggio in aereo per Londra, 




forse il primo viaggio pirandelliano in aereo. 

 

 

 

Marta Abba sarebbe stata bella e sensuale, 




nelle foto d'epoca del lungometraggio sembra abbastanza bella, 




francamente non so come fosse fisicamente, 




non sarebbe stata formosa, 




ma sarebbe stata elegante, 




chissà se abbia avuto una voce  vibrante e profonda, 




se abbia dimostrato ai critici teatrali una recitazione esuberante e passionale.  




Riferimento pochi minuti fa in questo docufilm siciliano a «L'uomo, la bestia e la virtù». 

 

 

 

Pirandello si sarebbe fatto mentore, 




sarebbe stato promotore e maestro teatrale della ragazza, 




per la quale avrebbe cominciato a nutrire un amore che sembra sia stato tanto forte quanto irrealizzabile.  




E c'è anche una vignetta di fumetto dell'epoca, 




su Abba/Pirandello, 




che mi è piaciuta particolarmente, 




molto. 

 

 

 

Lo scrittore Luigi Pirandello, peraltro, 




la avrebbe invitata a scrivere, 




a studiare, 




la avrebbe consigliata nella scelta delle opere teatrali da interpretare, 




la avrebbe incoraggiata a cimentarsi nella recitazione  in lingua straniera, 




il che deve essere stato davvero difficile. 

 

 

 

Marta Abba avrebbe recitato all’estero, 




chissà dove, 




chissà se avesse avuto sempre l’occhio (ed il cuore)  




all’Italia, 




sapeva che esisteva una città che si chiamava Girgenti, 




nel lungometraggio siciliano si vedono Drasi o Maddalusa forse, 




sicuramente la tomba di Pirandello accanto al Museo Casa natale di Luigi Pirandello, 


la Valle dei templi che avevano visitato, 




il Teatro Pirandello




chissà se per il teatro cosa intendesse con rinnovamento. 




Interessante la lettera pirandelliana a Marta Abba, 




in cui proprio Luigi Pirandello scrive di Broadway, 




di New York. 

 

 

 

Ma torniamo al rinnovamento in cui l’attore drammatico avrebbe potuto finalmente svolgere  una funzione attiva, 




essere coinvolto nelle azioni di miglioramento  del sistema, 




da sempre appannaggio della categoria degli autori, 




forse giustamente, 




chissà se  anche del pubblico. 

 

 

 

Ma l'esponente culturale Marta Abba avrebbe sognato anche un teatro impegnato,  




capace di dare voce al tormento interiore che l’uomo vive quotidianamente, 




una questione di tutti i tempi. 

 

 

 

Per Marta il teatro italiano sarebbe stato un malato da curare,  




e l’unico che avrebbe saputo tastargli il polso sarebbe stato proprio l’attore  drammatico, 




il che non lo condivido. 

 

 

 

Luigi Pirandello e la sua giovane attrice avrebbero inseguito il sogno di un  Teatro di Stato, 




libero da condizionamenti politici (non ci credo assolutamente ed affatto) 




o da eccessive  banalizzazioni. 

 

 

 

Quella di Marta Abba sarebbe stata una parabola breve, 




della durata di appena undici anni, 




ed il professore universitario Pietro Frassica la avrebbe conosciuta. 




Segue, quindi, 




durante la proiezione, 




un ko del computer del teatro che ritorna ai nastri di partenza del film, 




cosa che non ho mai vissuto al cinema, 




con il proiettore cinematografico, 




altri problemi sì, 




durante la proiezione dell'ultimo film di Gianni Amelio al Cinema Concordia, 




di via Francesco Crispi, 




ugualmente qui ad Agrigento, 




sulla storiaccia della storia d'amore omosessuale tormentata da torture, 




ma non di questo tipo. 

 

 

 

Torniamo al docufilm italiano. 




Alla fine del 1936 Pirandello muore e l’attrice, 




che nel  frattempo sarebbe stata negli Stati Uniti, 




si sarebbe trovata perdutamente sola, 




e nell'opera cinematografica non si sono fatti e non si fanno i nomi di coloro per cui la Abba sarebbe stata in balia  dei detrattori del maestro del teatro e della letteratura Luigi Pirandello, 




che avrebbero determinato la fine della  carriera artistica teatrale di Marta Abba, 




nonostante i tentativi di lei di tornare sulla  ribalta teatrale. 

 

 

 

Non è stata tanto brava da riuscire a mandarli a quel paese, 




a «fregarli», 




ad aggirarli, 




a creare un altro teatro? 




E chissà se un giorno leggerò le cinquecento e sessanta lettere fra Pirandello e Marta Abba,




fino al 1936, 




di cui parla nella pellicola l'accademico Pietro Frassica, 




dell'Università di Princeton.




Il trattamento del docu-film è di Alessandra Cilio, 




come vi ho scritto.  




E chissà se Marta Abba abbia imparato l'inglese, 




come le aveva consigliato Luigi Pirandello. 

 

 

 

Il docu-film europeo è promosso dalla Film Commission della Sicilia, 




dalla Dmo di Agrigento.

 

 

 

Buon lavoro a Fabrizio La Gaipa, amministratore della Dmo.

 

 

 

Grazie a Lorenzo Rosso sulla pagina «Cultura» 




di AgrigentoOggi.

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