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sabato 10 maggio 2025

A «Rapito» di Bellocchio ispirato «Convinto» o «Convinti», da un sogno, probabilmente un romanzo

Al film «Rapito»



di Marco Bellocchio,



anche sul bambino ebreo Edgardo Mortara,



su papa Pio IX,
 
 
 
con sceneggiatura cinematografica anche di Edoardo Albinati (che aveva studiato al liceo classico San Leone Magno di Roma,
 
 
 
anche scrittore del romanzo «La scuola cattolica», 
 
 
 
sulla strage del Circeo, 
 
 
 
sulla morte di Maria Rosaria Lopez, 
 
 
 
originaria da una famiglia del quartiere Santa Croce del centro storico, 
 
 
 
del mio centro di Agrigento,
 
 
 
con una vicenda dolorosissima, 
 
 
 
un epilogo dolorosissimo,
 
 
 
non completamente nella sua totalità in questo romanzo, 
 
 
 
perché uno dei condannati, 
 
 
 
uscito in permesso premio dal carcere, 
 
 
 
ha ucciso due altre donne). 
 
 
 
Chissà se Albinati insegna ancora al carcere di Rebibbia, 
 
 
 
non credo, 
 
 
 
forse sarà in pensione.
 
 
 
Sceneggiatura pure di Susanna Nicchiarelli, 
 
 
 
del regista, 
 
 
 
di Daniela Ceselli.


A «Rapito» 
 
 
 
si è ispirato «Convinto»



o «Convinti»,



probabilmente un romanzo,



da un sogno,



opera un po' di fantasia.



Nel sogno - rielaborato -



c'era chi interagiva nella società,



scriveva,



forse su un blog;



il papa, che,



particolare sulla nazionalità che era un po' differente nel sogno,



potrebbe essere britannico,



oppure argentino,



oppure del continente americano,



oppure di un altro luogo,



ancora da decidere,



era ed è, innanzitutto,



una gran brava persona nel sogno,



autorevole,



abituato ad interagire con la società e nella società,



tranquillo,



rispettoso,



un gentiluomo,



si potrebbe aggiungere ora,



anche simile al giovane,



talvolta taciturno e silenzioso e meno adatto alle «scene ufficiali»,



«in sottofondo»,



in altri momenti meno «eremita»



e molto più sociale,



perché questo è il suo lavoro,



confrontarsi con i dolori e le gioie,



forse soprattutto con le sofferenze ed i dolori, 



con le povertà e le ricchezze, 



di tipologie differenti, 



chissà se meno «sociale» del giovane o molto di più, 



e chiama a Roma questo giovane laico («vieni e confrontiamoci»), 



si confronta con lui, 



per anni ed anni ed anni, 



questo era l'augurio nel sogno, 



con i dubbi affrontati dal giovane dopo la proposta e l'offerta, 



perché aveva deciso che voleva rimanere a casa, 



insieme al padre;



con un'ulteriore rielaborazione non nel sogno, 



forse con il padre e la madre, 



il fratello e la sorella. 



Ma, 



c'era nel sogno, 



dopo colloqui a casa con la famiglia, 



trovando soluzioni per la cura del padre anziano, 



per l'attenzione a lui, 



piacendogli quella prospettiva che gli cambia la vita, 



decide di accettare, 



di confrontarsi con nuove sfide da laico spirituale non religioso, 



in un confronto aperto. 



La trama potrebbe essere modificata con almeno due giovani. 



Oppure con un giovane ed una giovane. 



Magari anche in tempi successivi. 



Ma sarebbe molto più complicato, 



forse persino meno verosimile, 



forse più impegnativo nel lavoro di scrittura.



Sarebbe necessario leggere il libro da cui è tratto il film «Rapito» 



del regista Bellocchio, 
 
 
 
«Il caso Mortara» 
 
 
 
di Daniele Scalise, 
 
 
 
ed anche il suo «Un posto sotto questo cielo».



Ho scoperto che Scalise si è rivelato omosessuale in età adulta. 
 
 
 
Che vi era stata una polemica sulla beatificazione di Pio IX da parte di papa Karol Wojtyla.



Grazie a Blogger Pro, 
 
 
 
a Wikipedia.

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