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venerdì 26 settembre 2025

L'Osservatorio astronomico di Padova, il 26 e 27 settembre 1786 del «Viaggio in Italia» di Goethe, la Torre Torlonga, Ezzelino III da Romano/Azzolino, le sue prigioni - Nell'«Inferno» della «Divina commedia» sia con la fronte dal pelo nero sia bollito fino alle ciglia, presumibilmente urlante, e quasi tutto coperto da un fiume di sangue nel girone dei violenti contro il prossimo - «Li spietati danni» - La «Cicilia» ed i «dolorosi anni» - Le chiese ed il verde

Die herrliche Lage der Stadt konnte ich vom Observatorium aufs klärste überschauen.

 

 

 

La parola più difficile, 

 

 

 

ma neanche troppo,

 

 

 

in questa frase è l'ultima,

 

 

 

anche se il prefisso über, su,




ed il verbo schauen, osservare,




potrebbero fare ipotizzare,

 

 

 

anche a CMSaggistica,

 

 

 

anche a CMLibri,

 

 

 

che il significato possa essere guardare dall'alto;

 

 

 

in realtà non è propriamente così e c'è un di più di significato, dominare con lo sguardo, abbracciare con lo sguardo, sovrastare.

 

 

 

La posizione signorile della città la potevo abbracciare con lo sguardo nella maniera più chiara dall'Osservatorio.

 

 

 

L'Osservatorio astronomico di Padova viene nominato il ventisei di settembre del 1786 del «Viaggio in Italia» 

 

 

 

di Johann Wolfgang von Goethe, 

 

 

 

e questo osservatorio astronomico veneto aveva sede già allora nella Torre Torlonga, 

 

 

 

il luogo di Ezzelino III da Romano, 

 

 

 

delle sue prigioni. 

 

 

 

Ezzelino III da Romano viene collocato da Dante Alighieri nell'«Inferno» 

 

 

 

della «Divina commedia»,




ha imparato CMEpica, CMPoesie,




a quanto pare tutto coperto da un fiume di sangue, 

 

 

 

immerso e sommerso in un fiume di sangue,

 

 

 

altro che horror ed opera letteraria horror ed orrida del mondo contemporaneo,

 

 

 

nel girone dei violenti contro il prossimo del Canto dodicesimo:




Or ci movemmo con la scorta fida
lungo la proda del bollor vermiglio,
dove i bolliti facieno alte strida.

Io vidi gente sotto infino al ciglio;
e ’l gran centauro disse: "E’ son tiranni
che dier nel sangue e ne l’aver di piglio.

Quivi si piangon li spietati danni;
quivi è Alessandro, e Dïonisio fero
che fé Cicilia aver dolorosi anni.

E quella fronte c’ ha ’l pel così nero,
è Azzolino; e quell’altro ch’è biondo,
è Opizzo da Esti, il qual per vero

fu spento dal figliastro sù nel mondo".
Allor mi volsi al poeta, e quei disse:
"Questi ti sia or primo, e io secondo". 

 

 

 

(Canto XII, versi - vv. 100 - 114)

 

 

 

Ugualmente quel giorno del ventisei di settembre del 1786 di Goethe c'era anche un riferimento alle chiese ed al verde,

 

 

 

su cui scriverò prima o poi negli anni.

 

 

 

Il soggiorno goethiano a Padova continuava anche il ventisette di settembre del 1786.




Grazie alla biblioteca in rete WikiSource in italiano;

 

 

 

al «Portale Letteratura»

 

 

 

dell'enciclopedia in rete Wikipedia.

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