Del dodici di marzo del 1971 è la prima rappresentazione al Teatro Massimo di Palermo dell'opera lirica «La sagra del Signore della Nave»,
aveva letto CMClassica, CMMusica,
con la scenografia teatrale di Renato Guttuso
tratta dalla omonima commedia pirandelliana,
«Sagra del Signore della Nave»,
composta nel 1924,
rappresentata la prima volta il due di aprile del 1925,
letta soltanto un poco nelle prime righe a casa in forma privata da CMTeatro,
da CMLibri.
Ecco le prime parole di «Sagra del Signore della Nave»
di Luigi Pirandello:
Per la rappresentazione di questa Sagra sarà necessario predisporre un congiungimento del palcoscenico con la sala del teatro. Appena gli spettatori di buono stomaco avranno preso posto, un ponticello di passaggio alto circa due palmi e mezzo si drizzerà, all’alzarsi del sipario, lungo il corridojo tra le due ali delle poltrone, mediante un congegno meccanico che potrà cosí drizzarlo come tenerlo appiattito al suolo. E la varia gente che si recherà alla festa, signori e popolani, beghine e miracolati del Signore della Nave, venditori d’ogni mercanzia, sonatori ambulanti, contadini, ecc., entreranno dalla porta d’ingresso nella sala, alle spalle degli spettatori; traverseranno su quel ponticello il corridojo e saliranno sul palcoscenico, che rappresenterà una parte dello spiazzo davanti la chiesetta di campagna. Sorgerà questa in alto, nel fondo, con una gradinata, o cordonata, consunta ed erbosa davanti al portale. L’intera facciata e il campanile, per la soprelevazione, non si vedranno; basterà che si veda intero il portale. Tra gli alberi, intorno allo spiazzo, da una parte e dall’altra saranno già sorti, all’alzarsi del sipario, banchi di méscita, banchi e ceppi di norcini, parati con lenzuoli palpitanti che pajono vele, e stoffe smerlate e festelli dai più vivaci colori; taverne all’aperto, tavole e panche, caratelli e barili di vino, baracche di venditori con commestibili esposti d’ogni genere: paste e frutta e dolci.
Oltre il sentieruolo scorciatojo (drizzato nella sala), altra via piú larga si suppone che conduca in più gran numero gente di città e di campagna alla festa del Signore della Nave; e, senza che si veda, se ne udrà ai luoghi indicati il bailamme e il tramestio che farà nello spiazzo di là dalle quinte a destra e a sinistra.
Appena alzato il sipario si udrà un lontanissimo battere in cadenza di tamburi, che non verrà dal palcoscenico ma dall’interno del teatro, alle spalle degli spettatori. A poco a poco questo battito si avvicinerà sempre più.
Un tavernajo (lardoso, con un tocco di carta in capo, in maniche di camicia rimboccate sulle braccia e un grembiulone di traliccio a righe bianche e turchine: chiamando verso l’interno, a destra). O Libèee! Dico a te! Malanno a te! Vieni a stendere le tovaglie sulle tavole, che già la gente comincia a venire!
Dietro le quinte a destra e a sinistra, più o meno lontani e regolati sulle pause dal Direttore di scena per modo che non disturbino troppo la recitazione, cominceranno a udirsi i berci dei venditori, cantilenati e ripetuti d’ora in ora con varietà, durante tutta la rappresentazione. Qui se ne trascrivono alcuni; altri potranno essere aggiunti, purché abbian colore e diversità di tono e di cadenza.
Atto unico e commedia tratto dalla novella «Il Signore della nave»,
del 1916.
Le beghine,
fin dal 1150 dopo Cristo in Belgio,
sono state cattoliche laiche,
ma in sospetto di eresia,
così ho capito leggendo l'enciclopedia in rete Wikipedia in italiano:
Beghine e begardi sono i nomi che, a partire dal XIII secolo, furono utilizzati per indicare membri di associazioni religiose formatesi al di fuori della struttura gerarchica della Chiesa cattolica, con lo scopo di una rinascita spirituale della persona tramite una vita monastica, ma senza voti. Questi movimenti sorsero nelle Fiandre intorno al 1150 e si diffusero largamente in Germania e in Francia, e, in misura minore, in Italia, dove la Chiesa romana cercò di incanalare la religiosità femminile entro forme monastiche tradizionali. Sebbene non si basassero necessariamente su presupposti eterodossi,
queste associazioni, alle quali si era ammessi senza pronunciare i voti,
ben presto caddero in sospetto di eresia a causa della loro interpretazione esclusivamente letterale delle Sacre Scritture.
Righe dopo:
Le beghine non erano suore perché non avevano mai preso i voti, avrebbero potuto tornare alla vita precedente o anche sposarsi se l'avessero voluto, e non avevano mai rinunciato alle loro proprietà.
La fine delle beghine in Belgio:
l'ultima beghina del Belgio [...] è morta il 14 aprile 2013. Con lei si è chiusa la vicenda storica del movimento beghinale.
In Olanda:
L'ultima beghina di Amsterdam morì nel 1971.
Il termine norcino indica colui che macella il maiale - rende noto Wikipedia - e si occupa di lavorarne le carni, ma può riferirsi anche al gestore della norcineria, ovvero la bottega dove si preparano e si vendono tutti i prodotti derivati dalla lavorazione delle carni di maiale.
Sappiate che il luogo della Sagra del Signore della Nave ad Agrigento era la chiesa di San Nicola, che dovrebbe essere «la chiesetta di campagna»,
alla Valle dei templi.
Un musicista di Agrigento era Michele Lizzi,
che ha composto musiche su versi e commedie di poeti e scrittori anche toscani,
come Dante Alighieri,
com Francesco Petrarca,
come Giosuè Carducci,
come Gabriele D'Annunzio (che visse a Firenze).
Sappiate anche che il soprano Veronica Senserini aveva eseguito il madrigale «Nova angeletta sovra l'ale accorta»
di Francesco Petrarca e la poesia,
a quanto pare famosissima,
«Pianto antico»,
di Giosuè Carducci,
accompagnata al pianoforte da Eugenio Milazzo.
Eccovi,
invece,
grazie a CMPoesie,
il «Prologo» di «Giambi ed epodi»,
compreso nella raccolta «Poesie di Giosuè Carducci»,
del 1906,
il dieci di ottobre del 1906 questo scrittore e poeta era stato il primo italiano a ricevere il Premio Nobel,
precisamente il premio Nobel per la letteratura,
che riceverà anche Luigi Pirandello:
No, non son morto. Dietro me cadavere
Lasciai la prima vita. Sopra i vólti
Che m’arrideano impallidîr le rose,
Moriro i sogni de la prima età.
I miei più santi amori io gli ho sepolti,
Sepolti ho nel mio cuore i desii sterili.
Ad altri le ghirlande glorïose
E i tuoi premii divini, o Libertà.
O Lete, o Lete, la tua pia corrente
Sol dunque ne l’inferno o in eden è?
Fiorisce sol nel verso il pio nepente
Ond’Elena infondea le tazze a i re?
Io vo’ fuggir dal turbine co ’l volo
Dove una torre ruinata so:
Là come lupo ne la notte solo
Io co ’l vento e co ’l mare ululerò.
Ululerò le lugubri memorie
Che mi fasciano l’alma di dolore,
Ululerò gl’insonni accidïosi
Invidïando il rorido fulgore
De’ miei giovani sogni e i desii splendidi
De le infrante catene e gli animosi
Vostri richiami, o Gloria, o Libertà.
Tutto che questo mondo falso adora
Co’ l verso audace lo schiaffeggerò:
Ei mi tese le frodi in su l’aurora,
A mezzogiorno io le calpesterò.
Che se i delúbri crollano e i tempietti
Ove l’ideal vostro, o vulghi, sta,
Che importa a me? Non fo madrigaletti
Che voi mitriate d’immortalità.
Oh, pria ch’io giaccia, altri e piú forti e fulgidi
Colpi da l’arco liberar vogl’io,
E su le penne de gli ardenti strali
Mandare io voglio il vampeggiante cor.
Chi sa che su dal ciel la Musa o Dio
Non l’accolga sanando e sovra il torpido
Palude de l’oblio non gli dia L’ali
Da rivolare a gli sperati amor?
- giugno 1871.
Michele Lizzi si rivolse anche al mondo della composizione poetica,
con composizioni ispirate alle poesie di Guido Cavalcanti,
di Dante Alighieri,
di Petrarca,
di Carducci,
di Pascoli,
di D’Annunzio.
Tra le sue opere si possono citare:
«Due canzoni folcloristiche siciliane»,
premiata al Concorso di Agrigento nel 1937-38;
«Settembre in Val d’Akragas»,
la composizione sinfonica con cui vinse il Premio Città di Trieste nel 1968.
Buona fortuna al Premio Nobel di quest'anno,
a László Krasznahorkai,
considerato uno scrittore della postmodernità,
uno scrittore
1. di prosa,
sia di romanzi sia di racconti e novelle (leggete pure i miei testi di questo blog su CMRomanzi,
su CMRacconti,
su CMNovelle),
2. di saggistica (approfondite anche su CMSaggistica su alcuni autori di opere di saggistica),
nel segno di Franz Kafka,
di Thomas Bernhard,
di Samuel Beckett,
di Herman Melville,
nel segno,
a quanto pare,
anche del romanzo «Le anime morte»,
del 1842 (ispirato all'«Inferno»
della «Divina Commedia»
di Dante Alighieri),
di Nikolaj Vasil'eviĉ Gogol'.
Indirettamente la «Divina Commedia»
come fonte d'ispirazione di Krasznahorkai,
recensito da Susan Sontag e W. G. Sebald, Winfried Georg Sebald?
Krasznahorkai ha scritto anche sceneggiature cinematografiche,
è stato anche sceneggiatore cinematografico.
Volete visitare,
insieme al mio blog CMTempoLibero,
la chiesa di San Nicola,
l'auditorium Michele Lizzi,
la villa Michele Lizzi,
tutte ad Agrigento?
Se sì,
scrivetemelo
su CMLibri,
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seguitemi
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leggete
moltissimo altro
tramite alcuni dei miei tag ed etichette a fine testo,
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questo mio contributo testuale
grazie ai cancelletti #CMLibri #CMMusica #CMTempoLibero #CMTeatro #CMNovelle #CMClassica #CMRomanzi #CMRacconti.
Ringrazio la pagina di un'organizzazione,
di Omega Musica.
Ed il premio Nobel per la letteratura di quest'anno è il Premio Nobel per la letteratura del 2025.
Grazie alla pagina «Testi di Luigi Pirandello»
della biblioteca in rete WikiSource in italiano,
a Wikipedia,
a Google Books.
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