Il re dei Franchi e dei Longobardi Carlo Magno il venticinque di dicembre dell'800 fu incoronato imperatore - praticamente d'Occidente -
da papa Leone III.
Circa due decenni prima era stato tenuto in ostaggio sia dal re franco Carlo Magno,
sia dai bizantini di Napoli,
della Sicilia,
guidati
da Adelchi,
il figlio di re Desiderio,
il fratello di Adelperga,
era stato tenuto in ostaggio l'erede legittimo del ducato di Benevento,
il figlio proprio della vedova Adelperga,
chiamato Grimoaldo,
dopo la morte del duca Arechi,
accaduta
il ventisei di agosto del 787.
Vi sarebbero stati gli interessi del papa Adriano I,
che avrebbe denunciato complotti che non esistevano per spingere
il re Carlo all'intervento militare decisivo.
Lei, Adelperga,
voleva
da re Carlo la restituzione del figliolo.
Nel 788 Carlo liberò Grimoaldo,
con la condizione della sottomissione pubblica al regno dei Franchi.
L'imperatrice e basilissa Irene d'Atene,
prima della reintroduzione del culto delle immagini decisa
dal Concilio di Nicea II,
dal Secondo concilio di Nicea,
invece,
del 787,
aveva problemi seri in Sicilia ed una ribellione che metteva in discussione la sua autorità e propose
un matrimonio tra suo figlio,
che diventerà
l'imperatore Costantino VI,
ed una figlia di Carlo, Rotrude.
Del progetto e programma di matrimonio combinato non se ne fece nulla.
Nell'812 o nell'anno successivo,
dunque dopo l'inconorazione di Carlo ad imperatore,
i Mori ed i Saraceni di Spagna ed Africa avevano aumentato
le loro incursioni sulle isole del mar Mediterraneo.
Nell'813 Carlo aveva consigliato
al reggente bizantino in Sicilia di allearsi contro questa minaccia,
ma il reggente e guida politica regionale e locale non ebbe il coraggio di prendere una tale iniziativa senza il sì e l'autorizzazione imperiale bizantina,
chiese
la mediazione del papa Leone III,
che non volle avere
un ruolo nella vicenda.
Niente alleanza,
i bizantini persero posizioni nel Sud dell'Italia e se ne avvantaggiarono i Franchi,
mentre i Saraceni avanzarono ed occuparono
la Sicilia per oltre un secolo,
ma anche le coste della Provenza,
della cosiddetta Settimania.
Altro su Carlo Magno,
sulla sua corte,
in una delle prossime righe.
A CMEpica,
a CMLibri,
piace
l’antica «magia»
dell’opera dei pupi e chissà questa quando tornerà
a rivivere sul palco di un teatro della mia città.
Credo e spero di avere visto «Orlando alla rupe dell’indovino»
della Compagnia dei pupari Vaccaro - Mauceri di Sircusa.
I testi erano ispirati
ai canti del poema cavalleresco «Orlando innamorato»
di Matteo Maria Boiardo e la regia teatrale era firmata
da Alfredo Mauceri.
La morte di nobili ed alti ufficiali,
tra cui Hruodlandus (Orlando),
il prefetto del cosiddetto limes di Bretagna,
accadde durante la ritirata di Carlo e dei Franchi,
nella battaglia di Roncisvalle,
tradizionalmente avvenuta
il quindici di agosto del 778,
in quest'imboscata,
in questo agguato contro i Franchi da parte di tribù basche,
che erano state cristianizzate soltanto in maniera superficiale oppure erano ancora legate al paganesimo.
Quest'episodio storico ispirò
uno dei passi della «Chanson de Roland»,
di Turoldo,
a quanto sembra e pare,
composta numerosi secoli dopo,
intorno al 1100.
I Franchi non poterono mai avere vendetta della sconfitta nella battaglia di Roncisvalle perché
le truppe straniere che accompagnavano
l'esercito franco speravano
in un lauto premio alla fine della spedizione e rimasero deluse.
Vi fu
un indebolimento del prestigio militare di Carlo.
Torno ad «Orlando alla rupe dell’indovino»,
che era un appuntamento culturale della rassegna teatrale «Matinée per le scuole».
In quello spettacolo teatrale con i pupi siciliani la presenza della bella ed ammaliatrice principessa Angelica alla corte di Carlo Magno aveva turbato numerosi e molti cavalieri,
tra i quali Rinaldo ed Orlando.
Giungeva la notizia che Angelica era fuggita da Parigi ed il prode ed innamorato Orlando intraprendeva
un viaggio alla ricerca dell'oggetto del suo desiderio,
della donna che desiderava ed amava.
Le tracce lasciate e le situazioni accadute lo conducevano
al cospetto di un misterioso mostro indovino.
Credo di ricordarmi ancora questa scena teatrale.
Riusciva il valoroso Orlando a sfuggire agli artigli ed agli enigmi del mostro della rupe?
Secondo voi?
Carlo Magno sembra sia citato sia nell'«Inferno»
sia nel «Paradiso»
della «Divina commedia»
di Dante Alighieri,
ebbe cinque mogli,
almeno diciotto figli,
anche le amanti.
Alle figlie non fu consentito il matrimonio,
ma ebbero relazioni stabili.
Dopo la morte del papà,
di Carlo Magno,
alle figlie superstiti di Carlo,
il figlio Ludovico il pio impose
il monastero.
Com'era religioso...
L'imperatore Carlo Magno sarebbe stato definito
il «padre dell'Europa»
da coloro che sarebbero
gli unificatori dell'Europa,
da Federico Barbarossa,
da Luigi XIV,
da Napoleone Bonaparte,
da Jean Monnet,
dall'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl,
sarebbe,
proprio tramite questo figlio Ludovico il pio,
il quasi antenato di quasi tutte le case reali del continente d'Europa,
dei Windsor del Regno unito,
dei reali del Belgio,
dei Borboni di Spagna,
della famiglia granducale del Lussemburgo,
anche dei Savoia e di altre famiglie reali non più regnanti,
persino soltanto del re di Svezia Carlo XVI Gustavo,
non drll'intera casa reale di Svezia.
Vorrei
leggere
il riferimento - o i riferimenti -
a Carlo Magno nel capitolo I del libro «La guerra del Vespro siciliano»,
del 1843,
di Michele Amari;
nel capitolo V del romanzo «Don Chisciotte della Mancia»,
del 1605,
di Miguel de Cervantes,
anche, eventualmente,
con traduzione letteraria del 1818 dallo spagnolo di Bartolommeo Gamba.
Buona lettura anche dell'«Orlando furioso»
di Ludovico Ariosto,
anche qui con il re Carlo;
della «Canzone d'Aspromonte»,
del XII secolo,
del secolo 1100,
in francese.
L'ingresso in questo teatro agrigentino costava sette euro e non mi sembra molto.
Le informazioni e le prenotazioni erano possibili ad un numero 0922,
il prefisso telefonico di Agrigento,
o ad un numero di telefonino con prefisso telefonico 368.
Si sa cosa accadeva nella mia città di Agrigento ai tempi di Carlo Magno,
del «Grande»?
«Orlando alla rupe dell’indovino»
anni fa nel teatro diretto da Giovanni Moscato,
al «Teatro della Posta vecchia»,
sulla salita Giambertoni,
nel mio centro di Agrigento,
con il patrocimio del Parco Valle dei templi di Agrigento.
Grazie ad una pagina di un sito d'informazione agrigentina su cui non vado più,
per le autorizzazioni loro sulla privacy che non mi convengono,
alla pagina «Eventi»
di una rubrica giornalistica che non guardo più,
«Cosa fare in città»
di Agrigento Notizie;
alle righe «Accadde oggi»
della rubrica giornalistica «L'almanacco del giorno»
del sito internet d'informazione agrigentina «Scrivo libero»;
alle categorie «Ciclo carolingio»,
«Personaggi dell'Orlando innamorato»,
al «Portale Letteratura»,
al «Portale Guerra»,
al «Portale Medioevo»,
dell'enciclopedia in rete Wikipedia in italiano;
alla biblioteca in rete WikiSource in italiano.
«Orlando alla rupe dell’indovino»
era stato rappresentato dal quattordici al diciotto di febbraio del 2023.
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