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mercoledì 5 agosto 2020

Il «pane del Signore» secondo Ermes Ronchi

Questa settimana il pane. I famosissimi cinque pani e due pesci del vangelo di Matteo 14, 13 - 21. La folla si siede sull'erba. 

E voi quando avete visto l'ultima volta le folle e le masse? Io ieri alla stazione di Milano Centrale Fs ed agli aeroporti di Milano Linate e di Catania Fontanarossa ed anche sul bus dall'aeroporto etneo di Fontanarossa fino a Canicattì, e moltissimo meno, ad Agrigento vicino alle Poste. 
 
 

Ma torniamo al Vangelo dei pochi pani e degli ancor meno pesci. Benedizione, poi lo spezzare il pane, forse per farlo bastare per ancora più persone o forse perché è uno dei gesti che si fa, insieme al tagliarlo con il coltello. Almeno oggi secondo la cultura occidentale italiana ed europea. 



Le letture sono il profeta Isaia (Isaìa 55, 1 - 3); il Salmo 144; la Lettera ai Romani di San Paolo (Romani 8, 35 ed anche 37 - 39). 



«È un dono il pane del Signore E va donato» di Ermes Ronchi su Avvenire quattro giorni fa, giovedì trenta luglio 2020, e su Ermes Ronchi#CMLibri su Mix.



Ed infine una citazione di questo commento ronchiano al Vangelo di ieri, di domenica scorsa:  «La religione non esiste solo per preparare le anime per il cielo: sappiamo che Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra» (Evangelii gaudium 182). L'enciclica «Evangelii gaudium».



Fra le altre rubriche del giornale Avvenire, invece, «Appelli di gusto» di Paolo Massobrio, creatore di «Golosaria». 
 
 
 
Avevo partecipato come spettatore e visitatore lo scorso autunno alla Fiera Milano City, la vecchia Fiera di Milano. In «L'incubatore degli affetti tenga calda la ripresa» dello scorso mercoledì diciassette giugno 2020 Massobrio raccontava di aver letto la storia di Peppe Lucifora, cuoco di Modica, in provincia di Ragusa, 



trovato ucciso a novembre: il caso assomiglia a una puntata del commissario Montalbano. L'ho conosciuto anni fa a Pozzallo: faceva le cene a domicilio ed era bravissimo. L'ultima volta mi portò i dolci di marzapane delle monache di Noto e non mi capacito dell'epilogo. Ora, se è vero che il Covid 19 è stato un incubatore di affetti, l'altra faccia della medaglia è il coperchio di una pentola che fa esplodere la devianza sociale. Per questo non bisogna dimenticare: l'incubatore di affetti deve produrre il bene che tutti vogliamo. Ma dipende da ciascuno di noi. Senza esasperare le situazioni, per tornare sui binari di una socialità prossima alla solidarietà.



Il commissario Montalbano che nella  versione televisiva è stato girato anche a Modica e nel Ragusano, ma che nelle descrizioni di Andrea Camilleri è lo «specchio letterario» soprattutto di Porto Empedocle, la vera Vigata, ma anche un po' di Montelusa, la vera Agrigento.



Io non ho mai conosciuto Lucifora, della mia Sicilia, e non sono mai stato a Pozzallo. A Modica sì. Mai mangiati i dolci di marzapane delle suore di Noto, bensì i dolcetti delle suore di Santo Spirito, ad Agrigento. Facciamo attenzione alla devianza sociale! Occupiamocene! 

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