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mercoledì 19 agosto 2020

Fondi soltanto all'associazione San Calogero e a un altro gruppo

Ma si organizzerà qualcosa di davvero valido su San Calogero in provincia di Agrigento? 
 
 
 
Cinquantamila euro andranno alle associazioni San Calogero e Progetto Eventi per la realizzazione di due distinte iniziative. 
 
 
 
Chissà cosa farà Progetto Eventi. 



Tagliate fuori, tra le altre, l’associazione Ecclesia viva onlus e la fondazione Pirandello. 
 
 
 
Per loro progetti idonei, ma niente soldi. 
 
 
 
Sicuramente potete leggere molto altro tramite il tag Fondazione Pirandello qui sotto a fine articolo ed avevo anche scritto anni fa su Ecclesia viva. 



Ancora più lungo l’elenco delle associazioni che hanno presentato proposte progettuali ritenute inidonee: i comuni di Sciacca e Sambuca di Sicilia, il Centro nazionale di studi pirandelliani, l’associazione «Carosello», «Folklorika Fabaria Folk», «Città di Racalmuto», «Nonsostare» e «Libertas».



Il Convegno internazionale di studi pirandelliani è nuovamente a rischio e me ne dispiace moltissimo. 
 
 
 
Forse si dovrebbero cercare strade nuove, meno «politico-amministrative». 



Il Centro nazionale di studi pirandelliani sostiene che ci sia l’indifferenza del Comune di Agrigento e del Parco archeologico che «mettono a rischio il regolare svolgimento e l’esistenza stessa» 
 
 
 
del Cnsp. 
 
 
 
Chissà se risponderanno il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, e il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, Roberto Sciarratta, e cosa risponderanno. 



Mi dispiace moltissimo che il Centro nazionale studi pirandelliani sia a forte rischio di chiusura e nella migliore delle ipotesi il prossimo convegno di dicembre, Covid permettendo, potrebbe nuovamente emigrare. 
 
 
 
Emigrare dove? 
 
 
 
Roma, l'altra città di Luigi Pirandello, sarebbe un'ottima scelta. 
 
 
 
E si potrebbero creare legami di «solidarietà» con istituzioni pirandelliane romane. 



Stefano Milioto, presidente del Centro studi pirandelliani: «Ciò sicuramente a causa della scarsa sensibilità e assenza delle autorità locali, e per questo» il Centro studi «ha inviato con una lettera un accorato appello ai presidenti della Regione e dell’Ars, al vice-presidente della Regione, agli assessori ai Beni culturali e al Turismo, ai capigruppo parlamentari dell’Ars» nonché alla prefetta di Agrigento, Maria Rita Cocciufa



Chissà se risponderanno Nello Musumeci, Gianfranco Miccichè, Gaetano Armao, Alberto Samonà, Manlio Messina, i capigruppo all'Assemblea regionale siciliana - Giorgio Pasqua (Movimento 5 Stelle), Tommaso Calderone (Forza Italia), Giuseppe Lupo (Partito democratico), Alessandro Aricò (Diventerà bellissima), Eleonora Lo Curto (Udc), Carmelo Pullara (Popolari ed autonomisti), Valentina Palmeri (Attiva Sicilia), Nicola D'Agostino (Italia viva), Luigi Genovese (Ora - Sicilia al centro), Elvira Amata (Fratelli d'Italia), Antonio Catalfamo (Lega), Claudio Fava (Gruppo misto). 
 
 
 
E chissà cosa risponderanno. 



Chissà cosa ne pensano i deputati regionali Giovanni Di Caro, favarese dei Cinque Stelle; 
 
 
 
l'agrigentino Riccardo Gallo (Forza Italia); Michele Catanzaro (Pd); 
 
 
 
la ravanusana Giusi Savarino (Diventerà bellissima), 
 
 
 
la montevaghese Margherita La Rocca Ruvolo e l'agrigentino Giovanni Di Mauro (Udc) 
 
 
 
e Matteo Mangiacavallo (Attiva Sicilia). 



Il Cnsp è nato qualche anno prima di me ed ha cinquantatre anni perché è stato fondato nel Sessantasette dal professor Enzo Lauretta. 



Ci si chiede, inoltre, come il Centro agrigentino organizzerà i convegni internazionali annuali, giunti nel 2020 alla loro cinquantasettantasettima edizione. 
 
 
 
Quindi i convegni sono più grandi ed «anziani» del Centro che li organizza. 
 
 
 
Saranno organizzati con più economicità e con minori spostamenti e prevedendo soluzioni in rete non costose? 



I convegni con l’Accademia, rappresentata da docenti universitari e dalla critica provenienti da ogni parte del mondo, saranno quasi sicuramente e certamente rivoluzionati quest'anno dai blocchi aerei intercontinentali, e da cali degli studenti delle scuole medie superiori di tutt’Italia.



«Un’altra peculiarità, che li rende unici, è la capacità di unire turismo e cultura.



I circa cinquecento partecipanti che soggiornano quattro notti, a spese proprie, sono linfa vitale per alberghi e strutture ricettive in un periodo di bassa stagione e  per l’economia esangue della città di Agrigento, in forza del fatto che i convegni si svolgono nei primi giorni di dicembre in piena magra turistica invernale».



E ci si chiede: convegno di quest'anno 2020 e quello del prossimo anno 2021 davvero realizzabili solo col sostegno finanziario della Regione Sicilia e sopratutto del Comune di Agrigento e del Parco archeologico di Agrigento
 
 
 
Sostegno che non viene appunto accordato nonostante istanze e richieste verbali e scritte. 
 
 
 
Si troveranno altrove contributi per questa «tribolata via crucis, quasi sempre inutile»? 



Ancora Milioto: «Se il Centro dovesse chiudere i danni sarebbero incalcolabili:



Danno alla critica pirandelliana, per la mancanza di incentivi ad approfondire e rinnovare lo studio dello scrittore, che il Centro stimola incessantemente.



Danno alla crescita umana e culturale degli studenti partecipanti, che il Centro assiste sin dai primi dell’anno attraverso l’organizzazione delle giornate pirandelliane, propedeutiche al Convegno.



Danno all’economia e all’immagine di Agrigento». 



Sappiate che nella città di Agrigento nel prossimo autunno si terranno le elezioni comunali. 
 
 
 
Mi chiedo cosa ne pensino i candidati a sindaco Franco Miccichè, Marcella Carlisi, Angela Galvano, Marco Zambuto, Aldo Piazza, Daniela Catalano. 



Chissà cosa ne pensano i professori universitari pirandelliani Rino Caputo e Corrado Bologna. 



Chissà cosa ne pensano i presidi dei licei di Agrigento - del liceo classico «Empedocle» di Agrigento, del liceo scientifico e linguistico «Leonardo» di Agrigento, del liceo socio-psico-pedagogico Politi, ma anche dei ragioneria Foderà e Sciascia e dei professionali. 



Ancora Milioto: «Si parla di cultura come volano di sviluppo, ma nella città di Pirandello s’ignora e si ostacola un’iniziativa che favorisce cultura e turismo e che viene, anzi, sopportata forse anche con fastidio». 
 
 
 
E forse la cultura dovrebbe aprirsi ai tempi di oggi così come Pirandello viveva i suoi tempi dell'influenza Spagnola negli anni intorno al 1920. 
 
 
 
E cosi come le sue opere innovavano e talvolta erano persino fischiare in teatro. 
 
 
 

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