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sabato 15 marzo 2025

Luca Crescente, la villa del Piano Lanterna, la via ed un'aula universitaria ad Agrigento, la Itaca di Omero e Kavafis, la strage della Torre di Carlo V, Camilleri, Robert Capa, la «Divina Commedia», il sequestro di Giuseppe Di Matteo

Il magistrato Luca Crescente era stato impegnato con la giustizia italiana in un procedimento in cui furono condannati i carcerieri del ragazzino Giuseppe Di Matteo,



provenienti dalla provincia di Agrigento,



prima tenuto prigioniero a Favara (Ag - provincia di Agrigento)



e, poi, sui monti della provincia agrigentina, 
 
 
 
come ho letto sul sito d'informazione agrigentina - siciliana AgrigentoOggi.
 
 
 
Di Luca Crescente hanno il nome la villa del Piano Lanterna, 
 
 
 
a Porto Empedocle (Ag - provincia di Agrigento), 
 
 
 
la villa Luca Crescente del Piano Lanterna a Porto Empedocle;
 
 
 
la via Luca Crescente, 
 
 
 
l'aula magna universitaria, 
 
 
 
entrambe ad Agrigento. 
 
 
 
Uno dei carcerieri della fase agrigentina e nissena della prigionia di Giuseppe Di Matteo,
 
 
 
come scrive l'enciclopedia in rete Wikipedia in italiano, 
 
 
 
era stato Giuseppe Gambacorta, 
 
 
 
a cui era stato negato un permesso premio dalla Cassazione - notizia che avevo appreso dal Vg di Teleacras, 
 
 
 
dal Videogiornale di Teleacras, 
 
 
 
da una loro notizia breve,
 
 
 
per quanto ricordo,
 
 
 
e, poi, dalla stessa notizia breve e da quell'articolo sul sito in rete di questa tv agrigentina, 
 
 
 
avevano suscitato notevolmente la mia attenzione. 



Il giornalista Angelo Ruppolo riprendeva un testo che si legge anche su altri media ed informava che Giuseppe Gambacorta si era laureato tempo fa in carcere in Scienze dell’Editoria con una tesi sul ricordo attraverso la fotografia. 



Ho approfondito ed ho scoperto sul motore di ricerca Ecosia una pagina di Lettere e filosofia di un'università di Roma, 
 
 
 
dell'Università di Roma 2, 
 
 
 
che è l'Università di Tor Vergata, 
 
 
 
questa università degli studi di Roma, 
 
 
 
una pagina-testo della tutor di Gambacorta del progetto «Teledidattica Università in carcere», 
 
 
 

di Chiara Formica,
 

 

ed in questo testo lei scriveva praticamente che era una tesi anche su Itaca, 



sulla fotografia,
 
 
 
che la tesi universitaria aveva il titolo «Porto Empedocle: la mia Itaca. L’attimo eterno della fotografia».



Gambacorta si era laureato il ventiquattro di marzo del 2021, 
 
 
 
intorno alle sedici all'incirca, 
 
 
 
aveva ottenuto la laurea magistrale in «Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria» 
 
 
 
con il professore universitario Alberto Sagredo Manodori relatore della tesi, 
 
 
 
docente universitario di «Storia e tecnica della fotografia»,
 
 
 
ed il professore Fabio Pierangeli correlatore, 
 
 
 
professore ordinario di Letteratura italiana.
 
 
 
Quindi c'è un «mia»,
 
 
 
questo aggettivo possessivo nel titolo del lavoro universitario.
 
 
 
Gambacorta si è occupato dell'«Odissea» 
 
 
 
di Omero, 
 
 
 
di cui spero di pubblicavi l'incipit letterario, 
 
 
le prime parole. 
 
 
 
Mi chiedo: Gambacorta ha letto la poesia «Itaca» 
 
 
 
di Konstantinos Kavafis, 
 
 
 
di cui mi auguro di aggiungere anche le prime parole, 
 
 
 
il suo incipit poetico? 
 
 
 
Avrà la possibilità di leggerla in prigione?
 
 
 
E chissà se lui potrà leggere in carcere anche su Robert Capa, 
 
 
 
su questo fotografo che aveva incontrato casualmente l'empedoclino Andrea Camilleri. 
 
 
 
Ma torno alla tesi di Gambacorta che aveva scritto in questo suo lavoro accademico sulla strage della Torre Carlo V di Porto Empedocle, 
 
 
 
del 1848, 
 
 
 
con cento e quattordici morti. 
 
 
 
Gambacorta ha letto, 
 
 
 
legge o leggerà «La strage dimenticata» 
 
 
 
di Andrea Camilleri, 
 
 
 
proprio su questa strage? 
 
 
 
La ha ricordata anche lui, Camilleri. 



E buona lettura a tutti noi della «Divina Commedia» 
 
 
 
di Dante Alighieri, 
 
 
 
di quel Canto III dell'inferno della «Divina Commedia» dantesca, 
 
 
 
sulla città dolente, 
 
 
 
sull'eterno dolore,
 
 
 
sulla perduta gente, 
 
 
 
sulla giustizia, 
 
 
 
sulla «divina potestate, la somma sapienza e il primo amore», 
 
 
 
sul «lasciate ogni speranza» 
 
 
 
rivolto ed indirizzato a chi entra.
 
 
 
Mi chiedo ancora, 
 
 
 
ulteriormente:
 
 
 
a Gambacorta piacciono le coste, 
 
 
 
non molto frastagliate, 
 
 
 
della spiaggetta della Pilaia, 
 
 
 
accanto alla Torre di Carlo V e del parcheggio, 
 
 
 
il quale, 
 
 
 
probabilmente, 
 
 
 
più di venti - trent'anni fa, 
 
 
 
forse, 
 
 
 
non esisteva? 
 
 
 
E la spiaggia di Marinella?



Infine: Giuseppe Gambacorta leggerà ancora più libri, 
 
 
 
potrà leggere ancora più libri,
 
 
 
si confronterà con nuove fotografie, 
 
 
 
continuerà con altri studi universitari, 
 
 
 
farà esperienze pratiche di lavoro in carcere con quel che ha studiato? 
 
 
 
Boh, 
 
 
 
non lo so.

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