Oggi sedici di marzo,
secoli fa,
nel 1787, Johann Wolfgang von Goethe aveva avuto a che fare
forse a Napoli,
forse a Caserta,
con l'ambasciatore inglese,
un collezionista,
appassionato d'arte,
studioso della natura,
il cavaliere Sir William Hamilton,
e con «una bella fanciulla»,
«una giovane inglese sui vent'anni, molto avvenente e ben fatta, che tiene presso di sé»,
la sua amante e,
poi,
quattro anni dopo,
sua moglie,
detta Miss Harte,
una famosa cortigiana ed etera, etèra,
di nascita umile.
Era diventata,
in seguito,
anche amante del famosissimo ammiraglio Horatio Nelson,
ed, istigata dalla regina Maria Carolina,
promosse ed influenzò il crudele e sleale comportamento di lui nella repressione della rivoluzione napoletana del 1799,
ben dodici anni dopo.
Morì in povertà a Calais,
dopo che era stata incarcerata per debiti.
Avete letto gli «Aneddoti»
di Benedetto Croce?
Lo scrittore tedesco Goethe,
ci racconta,
aveva lui stesso una curiosa sensazione.
L'anziano cavaliere sir Hamilton trova in lei i bei profili delle monete siciliane,
persino l'«Apollo del Belvedere».
Chissà com'era il ritratto di Tischbein della bella miss Harte.
Il re,
intanto,
era andato alla caccia al lupo 🐺.
Chissà se lui ed i compagni di caccia avevano ucciso cinque lupi.
Goethe racconta quel giorno che aveva anche visitato le antiche rovine di Capua,
«die Resten des alten Capua»,
«i resti archeologici della vecchia Capua»,
del lino,
e CMGiardinaggio,
«CMGiardinaggio davanti ai libri»
legge,
del grano,
di Caserta,
delle aiuole di giardini,
dei pioppi,
della vite,
del suolo,
della messe,
della primavera,
del bel sole ☀️ 🌞,
del vento freddo,
delle nevi sui monti.
Goethe era molto combattuto nelle sue decisioni sul proseguire o no per la Sicilia.
Scrive del dramma teatrale «Torquato Tasso»
ed,
in confidenza alle sue amiche,
a Charlotte von Stein,
non ai suoi amici,
della sua tragedia teatrale «Ifigenia in Aulide».
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