Eccovi i miei audio su CMLibri su Hubhopper (audioprofilo e ascolto).
Nella prima delle tre serate sono stato qui ad Agrigento,
in contrada Kaos,
accanto alla Casa natale di Luigi Pirandello,
per il «Pirandello Stable Festival»,
con la direzione artistica di Mario Gaziano,
e con il patrocinio del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi,
e qui era presente il suo direttore,
l'architetto Roberto Sciarratta,
e dovete sapere che erano state tre serate di eventi culturali ed artistici per celebrare il 156° anniversario della nascita di Luigi Pirandello (dal ventotto di giugno del 1867 fino al 2023 e sono sicuro che con il «Pirandello Stable Festival» si continuerà a festeggiare i suoi anniversari di nascita).
E sono ben felice, innanzitutto, che il lunedì ventisei di giugno,
poco dopo le ventuno,
le nove di sera, stesse andando in scena «La carriola», con Gianni Nanfa e Claudio Ambrosetti,
dalla novella pirandelliana,
e con riferimento al saggio «L'umorismo».
Ed il martedì ventisette di giugno, invece,
era andato in scena «Il mio Pirandello»
con Totò Nocera Bracco,
con Angelo Sanfilippo,
con Lillo Zarbo,
con Rosamaria Montalbano,
con recitazione,
con video,
con canti pirandelliani.
E il ventotto di giugno non c'ero alle tre del mattino, all’ora in cui Pirandello «cadde come una lucciola», nacque, e si era ricordata questa data con Paolo Cilona e Dino Barone.
E poi alle ventuno - c'ero - era andato in scena l'«Enrico IV»
con Mario Sorbello, Luca Lombardo, Franco Calemme, Gloria Faro e Maria Luisa Lombardo.
Gli ingressi erano gratuiti.
Collaborazioni artistiche di Maria Grazia Castellana e Pippo Adamo;
collaborazioni tecniche, invece, di Lillo Rizzuto,
di Alfonso Mossuto,
di Fallea - Cucchiara,
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Ma ora cambiamo in parte argomento.
Salvatore La Moglie ha scritto su La tragedia del vedersi vivere.
Un esempio di questa visione sarebbe, per lui, ben espresso nella novella La carriola.
Il personaggio, scrive La Moglie, preso come da una folgorazione, come da un lampo improvviso si ferma e, guardandosi come in uno specchio, si mette a vedere la propria vita e si chiede se quell’uomo, fissato in quella forma, in quel ruolo, in quella maschera sia veramente lui, se quella vita l’ha voluta proprio lui o se gliel’abbiano costruita gli altri.
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E grazie ad Angelo Ruoppolo sulla pagina
«Cultura»
della tv agrigentina Teleacras.
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