A mio parere non soltanto la ricerca di Dio in Luigi Pirandello,
la mostra pirandelliana anche sulla biblioteca del romanzo «Il fu Mattia Pascal»,
la religione, la Chiesa e i preti in Leonardo Sciascia.
Ed anche non soltanto la mostra ed il convegno sui testi di medicina custoditi nella Biblioteca Lucchesiana di via Duomo,
nel
centro storico della mia
Agrigento.
O la pubblicazione del catalogo dei manoscritti arabi custoditi in Lucchesiana.
Tutto prima di «Agrigento capitale italiana della cultura 2025».
Ma anche approfondimenti su «La festa del Natale in Sicilia» di Hernandez de Moreno (Giuseppe Pitrè)
e sulla poesia «Tu scendi dalle stelle» di sant’Alfonso Maria de Liguori.
E votereste la Biblioteca Lucchesiana come Luogo del cuore?
E conoscete la storia della Lucchesiana?
Maggiori informazioni più sotto, per entrambe le domande, fin quasi alla fine del mio testo.
Ed ecco quanto non ero riuscito a pubblicare anni fa:
14.09.2021 Se ricordo bene quella volta non mi ero concentrato sulla Biblioteca Lucchesiana,
con
i suoi quarantacinquemila volumi che trattano di teologia, filosofia, storia e di
materie umanistiche raccolti su pregiati scaffali di legno intagliati a
mano,
ma sulla Casa museo dei padri redentoristi
che accoglie la pinacoteca e gli arredi sacri della congregazione dei Padri redentoristi, missionari giunti ad Agrigento, a quanto pare, nel 1761.
Il primo fine settimana delle Giornate Fai d'autunno si era concluso la domenica e non ricordo più se ero andato nel primo oppure nel secondo.
Forse nel primo.
Due degli appuntamenti - quella volta ad Agrigento e ad Aragona (Ag - provincia di Agrigento) - erano stati il
sabato ventiquattro di ottobre e la domenica venticinque di quel 2021.
E grazie al gruppo Fai Giovani, guidato da
Ruben Russo,
ed alla delegazione Fai di Agrigento,
guidata ad interim da Giuseppe Taibi.
E sappiate anche che ad Aragona non ho ancora visitato i luoghi dei principi Naselli,
ma ero stato ad una delle zolfare di Luigi Pirandello,
e non ho ancora visitato i luoghi delle tele dei pittori siciliani
o potuto vedere i tesori (calici, pissidi ed ostensori in argento e pietre
preziose)
ed i paramenti sacri del Museo diocesano della
Chiesa madre
e della Chiesa del Rosario (che custodirebbe, anche, un
reliquiario della Sacra Sindone, incastonato in un medaglione),
la Chiesa della Provvidenza, con la statua lignea del Cristo
Nero del XVII secolo,
l’antico organo del 1800 della premiata ditta
palermitana Migale Giacinto Lugaro
e la mostra di immagini sacre e foto
d’epoca di Carmelo Sciortino ed Alfonso Contrino.
Sempre ad Aragona, non ho ancora visitato la Casa dell’artista – atelier Bellanca, in cui sembra ci sia la vivacità cromatica del cosiddetto
«Action paiting
», uno
stile che non conosco ancora e che sembra si sia diffuso negli anni
Quaranta e sessanta del Novecento soprattutto negli Stati Uniti d’America.
E grazie al direttore dell’ufficio beni culturali dell’Arcidiocesi
di Agrigento, don Giuseppe Pontillo,
al parroco della Chiesa di
Sant’Alfonso, don Gero Manganello,
al direttore della Biblioteca
Lucchesiana e custode del Museo Diocesano di Aragona,
a don Angelo
Chillura,
ed al presidente della ProLoco di Aragona, Rosario Pendolino.
Buon lavoro anche al presidente della Fondazione Fai,
Andrea Carandini,
E conoscete questo museo diffuso di Agrigento che custodisce i tesori
della
Cattedrale di Agrigento - e già ne ho visti alcuni?
Ed auguro un ottimo lavoro alla Soprintendenza per i beni culturali di Agrigento,
che era stata diretta da Gabriella Costantino,
ed
all’Ufficio Beni culturali ecclesiastici della Curia di Agrigento, diretto da Giuseppe
Pontillo.
Ed, a quanto sembra nel territorio della Chiesa parrocchiale della
Madonna del Rosario si troverebbe la soppressa chiesa del
Purgatorio (chissà se la ho mai vista), prima depositaria delle sacre reliquie, secondo le
disposizione testamentarie della famiglia Naselli, molto legata al culto
delle anime sante del Purgatorio.
Il testo che avevo letto faceva riferimento anche al vescovo di Agrigento Francesco Maria Rhini (1676–1696).
E conosco il sindaco di Aragona, Giuseppe Pendolino.
In anni recenti, peraltro, la Biblioteca Lucchesiana veniva inserita nella lista dei Luoghi del cuore del Fondo ambiente italiano, dove credo sia, forse, tuttora votabile collegandosi all’apposito portale online.
Nella
storia della città di Agrigento, un gruppo di Padri liguorini, guidati
da Blasucci, sarebbe giunto per predicare le Missioni su invito di Monsignor Lucchesi, vescovo di Agrigento.
Avrebbero trovato inizialmente ospitalità
nell’Ospizio degli Oblati
e a loro sarebbe stata affidata dapprima la
chiesa di San Giorgio - che ho visto alcuni mesi fa per la prima volta -
e poi la chiesa di Santa Maria dell’Itria - che è molto bella, ve la consiglio.
Nel 1768 monsignor Lucchesi
Palli avrebbe nominato i padri liguorini custodi della biblioteca, la Biblioteca Lucchesiana, da lui fondata, ed avrebbe donato loro il
terreno attiguo per fabbricarvi una casa secondo le loro regole.
La Casa
sarebbe sorta molto lentamente; nel 1839 fu avviata la costruzione della chiesa
adiacente, poi benedetta nel 1854, che fu dedicata a S. Alfonso, primo
luogo di culto al mondo dedicata a questo santo.
E siamo sicuri che il complesso
monumentale ubicato nella parte alta della città, domina e chiude la
parte nord del centro storico assieme alle altre strutture
ecclesiastiche, a volere formare un baluardo della fede cristiana,
contrapponendosi alla schiera dei templi pagani greci siti nel colle sud
della vecchia Akragas?
Davvero così?
Il ventotto di giugno del 2010, invece, al Complesso
monumentale dei Padri liguorini di Agrigento, sarebbe stata inaugurata la Casa-museo, con gli arredi e le collezioni
d’arte della Casa dei missionari redentoristi di Agrigento.
La costruzione della
Chiesa madre avrebbe avuto inizio nei primi decenni del Seicento, subito dopo la
fondazione del borgo: nel 1606 Baldassarre III Naselli, conte
di Comiso, avrebbe ottenuto la licentia populandi per la creazione di un
piccolo villaggio.
A lui è
attribuito il corredo delle pale d’altare ed altre tele appartenenti
alla chiesa, come il Martirio di San Fortunato e una Trasfigurazione del
messinese Crestadoro.
Alla scuola manierista dello Zoppo di Ganci è
attribuito il dipinto più antico, l’Adorazione dei Magi del 1607, in
collaborazione con Pietro D’Asaro;
non mancano opere più tarde
realizzate da Domenico Provenzani, il principale pittore dei Liguorini
di Agrigento.
Il primo è collocato nella cripta restaurata, che ospita il tesoro della chiesa.
Quest'urna sarebbe stata realizzata all’inizio del XVII
secolo, secondo modelli circolanti nell’area mediterranea di influenza
spagnola.
All’ingresso della chiesa vi sarebbe un soppalco sorretto
da due colonne in gesso con stile ionico, al di sopra una cantoria, dove sarebbe possibile ammirare un gioiello d’arte organaria siciliana, un organo positivo a trasmissione meccanica (mantice), legato ad un
manuale (tastiera) con ottava corta della prestigiosa ditta palermitana
Laudani e Giudici.
Un Cristo ancora vivo esalante gli ultimi respiri.
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