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domenica 16 novembre 2025

La «Gioventù bruciata», don Giovanni (di cui aveva scritto anche l'ateo Saramago, nato il 16 novembre 1922), Casanova, la donna cannone, «Achtung», la banana, «Moby Dick», Pierrot, il «Rigoletto» di Verdi, il tango siculo-iberico-argentino, «Ridi, pagliaccio» ed il «Can Can» - Anche se del 1969 molto anni Settanta la colonna sonora di «Franco e Ciccio... ladro e guardia» con il vicebrigadiere in aspettativa Chiappalone su una tv bagherese - San Francesco d'Assisi, Andrea Mantegna e Maupassant - il quale era stato nella città di CMLibri - Il Dio «vendicativo, rancoroso, cattivo, indegno di fiducia» secondo lo scrittore portoghese, l'uscita di «Caino» e la polemica contro la Chiesa cattolica - «Il Vangelo secondo Gesù Cristo», gli apocrifi e gli 8 fratelli di Gesù partoriti da Maria, inaccettabile per la dottrina cristiana - Il conflitto Israele - Palestina, il 23 luglio 2006, l'Olocausto, il «non hanno imparato molto dalla sofferenza dei loro genitori e dei loro nonni», il crimine, gli orrori di Auschwitz, la politica dello Stato medio-orientale, la lettera scritta con Pinter, Chomsky, Gore Vidal, i «sermoni», la «distrazione», la pubblicazione di vignette satiriche anti - islamiche con caricature di Maometto sul giornale danese Jyllands-Posten, la libertà d'espressione ritenuta non un diritto assoluto, i «limiti» della «cruda realtà», l'atteggiamento diverso sulla satira contro il Cristianesimo ed il Protestantesimo, le critiche a Berlusconi anche con l'incipit della «Prima Catilinaria» di Cicerone - Non ci sarebbero eroi, ma semplicemente uomini con i loro pregi e difetti, non mancano la pietà e la compassione - E l'umorista che non li riconoscerebbe? - «L'umorismo» di Pirandello ed il diavolo impensabilmente logico nel Canto XXVII dell'«Inferno» dantesco con l'anima di Guido contesa - «Cecità» e l'«Essere un fantasma», Camilleri

Era nato il sedici di novembre del 1922,

 

 

 

e morto in questa data, José Saramago,

 

 

 

che aveva fatto pubblicare un lavoro teatrale,

 

 

 

«La seconda vita di Francesco d'Assisi»,

 

 

 

in lingua originale «A Segunda Vida de Francisco de Assis»,

  

 

 

nel 1989.

 

 

 

Vi avevo già scritto qui l'incipit letterario,

 

 

 

le prime parole, 

 

 

 

del «Cantico di frate Sole»

 

 

 

di Francesco d'Assisi ed eccovi anche le seguenti:

 

 

 

Ad te solo altissimo se konfano. et nullu homo ene dignu te mentovare.

 

 

 

Oppure:

 

 

 

Ad te solu, altissimu, se confanno,
     Et nullu homo ene dignu te mentovare.

 

 

 

Nella stessa pagina linkata sopra l'incipit di «Audite poverelle»

 

 

 

ed eccovi il seguito con i versi poetici 5 e 6:

 

 

 

Non guardate a la vita de fore,
ka quella dello spirito è migliore.

 

 

 

Scrive su san Francesco d'Assisi Luigi Pirandello nella «Parte prima» 




del suo saggio «L'umorismo»:

 

 

 

Quando Dante aggrava la riprensione eccettuando dal numero dei ripresi chi è più riprensibile, come per la brigata dei prodighi matti, allor che esclama: ...Or fu giammai | Gente sì vana? e un dannato

risponde: — Tranne lo Stricca... E tranne la brigata; oppure là dove dice:

Ogni uom v’è barattier fuor che Bonduro;


o quando rammenta il bene per esacerbare il sentimento del male, come fanno i diavoli al barattier lucchese:

...Qui non ha luogo il Santo Volto
Qui si nuota altrimenti che nel Serchio;


o quando a chi parla fa rammentare i proprii vantaggi nell’usarli aspramente, come fa quell’altro diavolo che toglie a S. Francesco l’anima d’un reo, argomentando teologicamente su la penitenza, per modo che quell’anima presa da lui si sente dire:

                                             Forse
Tu non pensavi ch’io loico fossi;


o quando esclama:

Godi, Firenze, poichè sei sì grande;


oppure:

Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
Di questa digression che non ti tocca
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .
Or ti fa lieta, che tu hai ben onde;
Tu ricca, tu con pace, tu con senno...


dà esempii di bellissime ironie nel senso retorico della parola: ma nè qui, nè in altro punto, del resto, della Comedia, non è traccia d’umorismo.

 

 

 

Il diavolo impensabilmente logico nel Canto XXVII dell'«Inferno» 

 

 

 

della «Divina Commedia»

 

 

 

di Dante Alighieri con l'anima di Guido contesa proprio fra il diavolo e san Francesco.

  


 

Eccovi i «Fioretti di San Francesco»

 

 

 

di Ugolino da Buonforte:

  

 

 

FIORETTI

DI

S. FRANCESCO


CAPITOLO I.

Al nome del nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso, e della sua Madre Vergine Maria. In questo Libro si contengono certi Fioretti, Miracoli ed esempi divoti del glorioso poverello di Cristo San Francesco, e d’alquanti suoi Santi Compagni a lode di Gesù Cristo. Amen.


In prima è da considerare che il glorioso san Francesco in tutti gli atti della vita sua fu conforme a Cristo benedetto: che come Cristo nel principio della sua predicazione elesse dodici Apostoli, a dispregiare ogni cosa mondana, a seguitare lui in povertà, e nell’altre virtù; così san Francesco elesse dal principio del fondamento dell’Ordine dodici compagni possessori dell’altissima povertà.

 

 

 

Poi rimango davvero stupito delle parole che seguono,

 

 

 

davvero tremende,

 

 

 

molto antiquate,

 

 

 

il contrario della speranza:

 

 

 

E come un de’ dodici Apostoli di Cristo, riprovato da Dio, finalmente s’impiccò per la gola; così uno de’ dodici compagni di san Francesco, ch’ebbe nome frate Giovanni dalla Cappella, apostatò, e finalmente s’impiccò sè medesimo per la gola. E questo agli eletti è grande esempio, e materia di umiltà, e di timore, considerando che nessuno è certo di dover perseverare infino alla fine nella grazia di Dio.

 

 

 

Ma vi rendete conto che schifezza di scelte molto antiquate?!?!

 

 

 

Poi il testo del Capitolo primo continua.

 

 

 

Nel 2005 José Saramago aveva fatto pubblicare anche

 

 

 

un altro lavoro teatrale,




«Don Giovanni o il dissoluto assolto»,

 

 

 

in originale «Don Giovanni ou O dissoluto absolvido».

 

 

 

Il personaggio letterario di Don Giovanni Tenorio, 

 

 

 

di don Juan Tenorio,

 

 

 

compare 

 

 

 

per la prima volta in una commedia teatrale di questo anno e di questo secolo,

 

 

 

come vi avevo riferito qua.

 

 

 

Il cosiddetto Elenco elenca 

 

 

 

i personaggi teatrali,

 

 

 

fra cui:

 

 

 

Elenco

Hablan en la comedia las personas siguientes:

 

[...]

 

 

 

Isabela, Duquesa




Elenco

Parlano nella commedia le persone seguenti:

 

[...]

 

 

 

Isabella, Duchessa.

 

 

 

Precisamente:




Elenco

Hablan en la comedia las personas siguientes:


Don Diego Tenorio, viejo
Don Juan Tenorio, su hijo
Catalinón, lacayo
El Rey de Nápoles
El Duque Octavio                                            
Don Pedro Tenorio, tío                                     
El Marqués de la Mota




[...]

 

 

 


Don Gonzalo de Ulloa
El Rey de Castilla, Alfonso XI
Fabio, criado
Isabela, Duquesa

Eccovi l'incipit teatrale,

 

 

 

le prime parole dell'Atto I dellla commedia teatrale «L'ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra»

 

 

 

attribuita a Tirso De Molina,

 

 

 

scritta nel 1616:

 

 

   

Acto I


[En Nápoles en el palacio real]


Salen don JUAN Tenorio e ISABELA, duquesa


ISABELA:

            Duque Octavio, por aquí
            podrás salir más seguro.

 

 

 

Atto I


[A Napoli nel palazzo reale]


Entrano in scena don GIOVANNI Tenorio ed ISABELLA, duchessa


ISABELLA:

            Duca Ottavio, per qui
            potrá uscire più sicuro.

 

 

 

«Salir»,

 

 

 

legge CMTeatro, CMLibri,

 

 

 

sul dizionario Pons dallo spagnolo all'italiano, in rete,

 

 

 

significa 

 

 

 

«entrare in scena».

  

 

 

Nel 2002 esce 

 

 

 

«Andrea Mantegna. Un'etica, un'estetica»

 

 

 

di José Saramago,

 

 

 

che era stato anche traduttore di Guy de Maupassant,

 

 

 

il quale era stato nella mia Agrigento,

 

 

 

come vi avevo scritto in questa pagina;

 

 

 

di Lev Tolstoj;

 

 

 

di Charles Baudelaire;

 

 

 

di Wilhelm Friedrich Hegel.

 

 

 

E cosa facevate nel 2009, 

 

 

 

all'uscita del romanzo «Caino»

 

 

 

di José Saramago,

 

 

 

se eravate già nati?

 

 

 

Eravate in chiesa a pregare?

 

 

 

Vi eravate già laureati?

 

 

 

Eravate ritornati nella vostra città?

 

 

 

Oppure...?

 

 

 

Sicuramente CMRomanzi si era già laureato, 

 

 

 

se si ricorda bene,

 

 

 

doveva essere già ritornato nella sua Agrigento,

 

 

 

chissà se era già ritornato in Lombardia.

 

 

 

Cosa pensate di Dio? 

 

 

 

Secondo voi è «vendicativo, rancoroso, cattivo, indegno di fiducia»? 

 

 

 

Secondo lo scrittore portoghese sarebbe così, 

 

 

 

ma io non concordo, 

 

 

 

rispetto la sua opinione,

 

 

 

sappiate anche che c'erano state pure l'uscita di questo romanzo «Caino» 

 

 

 

e la polemica contro la Chiesa cattolica. 

 

 

 

Un altro romanzo di Saramago era stato «Il Vangelo secondo Gesù Cristo», 

 

 

 

che avrebbe fatto riferimento ai vangeli apocrifi, 

 

 

 

avrebbe riscritto degli otto fratelli di Gesù partoriti da Maria, 

 

 

 

il che sarebbe inaccettabile per la dottrina cristiana. 

 

 

 

Quanto alla gueraa ed al conflitto israeliano - palestinese, 

 

 

 

quel ventitre di luglio del 2006 di una lettera di cui scrivo nelle prossime righe, 

 

 

 

si scriveva ancora dell'Olocausto, 

 

 

 

c'erano le parole «non hanno imparato molto dalla sofferenza dei loro genitori e dei loro nonni», 

 

 

 

c'era il crimine, 

 

 

 

c'erano gli orrori di Auschwitz, 

 

 

 

c'era la politica dello Stato medio-orientale di Israele, 

 

 

 

c'era, 

 

 

 

appunto, 

 

 

 

la lettera scritta da Saramago con Harold Pinter, 

 

 

 

con Noam Chomsky, 

 

 

 

che avevo studiato nel corso di «Linguistica generale»

 

 

 

del professore universitario Eddo Rigotti all'Università Cattolica del Sacro cuore di Milano;

 

 

 

con Gore Vidal; 

 

 

 

c'erano i «sermoni», 

 

 

 

c'era la «distrazione», 

 

 

 

c'era stata in altro periodo la pubblicazione di vignette satiriche anti - islamiche con caricature di Maometto sul giornale danese Jyllands-Posten, 

 

 

 

si era discusso sulla libertà d'espressione ritenuta da Saramago non un diritto assoluto, 

 

 

 

aveva riferito dei «limiti» della «cruda realtà», 

 

 

 

era stato criticato per l'atteggiamento diverso sulla satira contro il Cristianesimo ed il Protestantesimo, 

 

 

 

aveva espresso critiche a Silvio Berlusconi, 

 

 

 

anche con l'incipit della «Prima Catilinaria» 

 

 

 

delle «Catilinarie»

 

 

 

di Cicerone. 

 

 

 

Non ci sarebbero eroi, 

 

 

 

secondo Saramago, 

 

 

 

ma semplicemente uomini con i loro pregi e difetti, 

 

 

 

non mancherebbero la pietà e la compassione dello scrittore. 

 

 

 

E l'umorista che non riconosce eroi? 

 

 

 

Ed il saggio «L'umorismo»

 

 

 

di Luigi Pirandello? 

 

 

 

Il romanzo «Cecità», 

 

 

 

invece, 

 

 

 

avrebbe anche le parole sull'«Essere un fantasma».

 

 

 

La cecità di Andrea Camilleri.

 

 

 

Passo al film «Franco e Ciccio... ladro e guardia»:

 

 

 

la «Gioventù bruciata», don Giovanni, Casanova e la donna cannone, 

 

 

 

il leone, 

 

 

 

«Achtung» («attenzione» in tedesco) 

 

 

 

e «pericolosen» e la banana.


 

 

Anche se del 1969 molto anni Settanta la colonna sonora di «Franco e Ciccio... ladro e guardia» 

 

 

 

con il vicebrigadiere in aspettativa Chiappalone.

 

 

 

Ed anche il pittore metafisico ed onirico Giorgio De Chirico. 

 

 

 

Infine, 

 

 

 

ma non per ultimo, 

 

 

 

il pittore post-impressionista ed «esotico» Paul Gauguin, 

 

 

 

il vicebrigadiere in aspettativa Ciccio Chiappalone.

 

 

 

Ciccio Ingrassia vestito da Pierrot.




La recensione di Paolo Mereghetti di «Franco e Ciccio... ladro e guardia».

 

 

 

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