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martedì 21 aprile 2020

Anche la Chiesa agrigentina prenda migranti in strutture molto «giovani» e lotti con i siculianesi con pentole e padelle per una maggiore distanza sociale fra immigrati e contro ammassamenti e assembramenti - La Caritas, il Nord dell'Italia, la Svizzera e l'Europa

Cominciamo con la notizia di sei giorni fa sulle modifiche dello stile di accoglienza e di ascolto della Caritas di Agrigento: «Siamo consapevoli – affermava Valerio Landri, direttore di Caritas diocesana Agrigento -  di quanto le suddette misure ci costringano a limitare fortemente il nostro servizio e, soprattutto, a modificare il nostro stile di accoglienza e di ascolto, ma riteniamo che esse siano necessarie a salvaguardare l’interesse collettivo alla salute. Speriamo che molto presto  - con l’impegno di tutti - si possa tornare alla normalità». 
 
 
 
A proposito del marzo del 2020 Landri aveva comunicato che, «fino a data da destinarsi, in ottemperanza alle disposizioni della Presidenza del Consiglio dei ministri contenute nel Decreto #IoRestoACasa del 10 marzo 2020, al fine di contrastare il dilagare dell’epidemia di Covid-19, il Centro di ascolto diocesano di vicolo Lauricella, desiderando garantire i servizi urgenti, essenziali e indifferibili, pur salvaguardando la salute di operatori e beneficiari, seguirà le seguenti modalità di servizio:



Si potrà accedere al centro di ascolto esclusivamente dietro prenotazione telefonica. 
 
 
 
Chiunque avesse necessità di avanzare una richiesta di supporto dovrà previamente contattare il numero 0922.20455 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì (dalle ore 10 alle ore 12) e martedì e giovedì (dalle ore 16 alle ore 18). 
 
 
 
L’operatore, valutata l’urgenza e l’indifferibilità della richiesta, fisserà un appuntamento al beneficiario, indicando una fascia oraria di ricevimento. Tutte le richieste differibili e non urgenti saranno rinviate a dopo la scadenza dei divieti.
 
 
 
Vengono dunque ripresi gli ordinari giorni/orari di ricevimento (lun-mer-ven dalle 10 alle 12 e mar-gio dalle 16 alle 18), ma solo dietro prenotazione telefonica.
 
 

I beneficiari prenotati per una medesima fascia oraria potranno attendere il proprio turno negli spazi esterni al centro di ascolto, mantenendo la distanza di sicurezza gli uni dagli altri; entreranno uno alla volta, seguendo il turno di arrivo.
 
 
 
All’interno del centro di ascolto si chiederà il rispetto delle prescrizioni sanitarie: mantenere la distanza di almeno 1 mt, evitare contatti fisici (strette di mano, abbracci, baci), utilizzare mascherina e guanti, usare le precauzioni necessarie in caso di tosse o starnuti.
 
 
 
Non sarà ammesso l’accesso a persone in evidente stato influenzale o non munite di mascherine e guanti.
 
 
 
Le ricevute relative ai pagamenti già effettuati non saranno consegnate in cartaceo, ma solo inviate per e-mail ai diretti interessati. Inutile presentarsi per farne richiesta». 
 
 
 
Certamente, con queste regole, non si poteva giocare a calcio nel Centro diocesano della Caritas di Agrigento e, se qualcuno lo avesse fatto, sarebbe stato subito ed immediatamente invitato a smettere e, se non lo avesse fatto, sarebbero state sicuramente chiamate subito ed immediatamente le forze dell'ordine. 
 
 
 
Appuntamenti telefonici per evitare che tante persone siano lì contemporaneamente. 
 
 
 
Ero stato anni fa in quel centro diocesano Caritas ed avevo visto com'era. Cambiano argomento. 
 
 
 
Scrive l'ufficio Pastorale sociale dell'Arcidiocesi di Agrigento: «Doveroso che le forze dell’ordine, continuino a vigilare perché nessuno, anche chi viene da lontano e non si sa se abbia potuto contrarre il virus, possa violare le disposizioni, i decreti governativi o le varie ordinanze; è inoltre dovere imprescindibile del Governo fare di tutto per assicurare misure idonee alla gestione delle emergenze». 
 
 
 
Mi auguro che la Procura della Repubblica di Agrigento verifichi se si siano rispettate o non si siano rispettate le regole ferree per il distanziamento sociale con circa settanta - cento persone ammassate in spazi limitati in un solo territorio comunale. 
 
 
 
Quasi come se un albergo continuasse ad ospitare in questo periodo settanta - cento turisti svizzeri, lombardi, olandesi e tedeschi. Che qui a Porlezza - Lombardia, lago di Lugano - ovviamente non ci sono a differenza delle altre primavere perché la frontiera di Oria di Valsolda - Lugano Gandria era praticamente chiusa fino ad alcuni giorni fa ed addirittura con orari ridotti e chiusura notturna. 
 
 
 
Un turista tedesco è stato anche sanzionato nella zona di Como e le sue motivazioni erano davvero aberranti. 



«Questi gesti si sono rivolti contro nostri fratelli immigrati che hanno l’unica colpa di essersi messi in salvo venendo da altri paesi la cui situazione sociale è invivibile e per questo si trovano in condizioni disperate». 
 
 
 
Ottimo, l'Arcidiocesi agrigentina dimostri solidarietà creativa e prenda in carico i «nostri fratelli immigrati che hanno l’unica colpa di essersi messi in salvo venendo da altri paesi la cui situazione sociale è invivibile e per questo si trovano in condizioni disperate» nelle sue strutture ecclesiastiche dove ci sono esclusivamente fedeli giovani e molto giovani - non facendo errori madornali fatti qui in Lombardia o anche in Piemonte come i malati Covid-19 spostati in zone delle rsa. Ricordo che fra quasi tutti i «nostri fratelli immigrati» negativi alla Sars-Co-V-2 ce ne è stato uno positivo. E che qui in Lombardia ed in Ticino e nell'Italia fino a novembre non c'erano positivi. Poi le polmoniti sospette a Milano già a dicembre ed il boom di contagi in Europa dalla Cina. E la situazione che sentiamo e vediamo oggi e le catastrofi. Ciò invita ancora di più la Chiesa cattolica agrigentina ed europea - ticinese e svizzera compresa - e la maggiorparte dell'Unione europea ad accogliere  i «nostri fratelli immigrati» distanziandoli in piccoli gruppi in tutta Europa. Il cardinale Francesco Montenegro si dia da fare in Vaticano e nelle curie europee per accoglierli in tutto il territorio europeo. Se vuole aiuto con il tedesco e l'inglese - sono qui in Lombardia ed in rete, disponibile. Montenegro si dia moltissimo da fare e lavori perché non sia l'Unione degli egoismi. A partire dalle chiese di tutta la provincia agrigentina, intervenendo se non li vogliono, città di Agrigento compresa.



Così da contrastare «atti di rifiuto» che si potrebbero verificare e non avrebbero «nulla di cristiano, anzi» contraddirrebbero «la stessa fede».



Conclude la Chiesa agrigentina a proposito di Siculiana: «Auspicando che chi ne ha il dovere garantisca che la struttura sia adeguata e che tutte le misure idonee siano rispettate, siamo altrettanto certi che il popolo di Siculiana, che si è sempre distinto per una fede che si concretizza nelle opere soprattutto di generosità e di accoglienza, darà prova di vera fede cristiana e di civiltà». 
 
 
 
Io non ho fede cristiana e, quindi, non mi riguarda, sono un laico e da laico invito la Chiesa agrigentina a lottare con padelle e pentole insieme ai siculianesi per garantire molto più distanziamento sociale in tutto il territorio agrigentino ed europeo e non ammassandoli e più umanità e cura nei loro confronti da parte di tutti. Non ditelo a me visto che mi distanzio molto da tutti i miei vicini - migranti e non - visto che Porlezza, in provincia di Como, ha ventotto infettati ufficiali, più di Sciacca che ne ha circa ventidue e ventitre. Ma Sciacca è più grande ed abitata di Porlezza. Senza parlare di Como, forse più simile alla città di Agrigento, che ha già più di quaranta - cinquanta morti per questo nuovo coronavirus. I contagi della provincia di Agrigento non sono minimamente comparabili con quelli della provincia di Como. In provincia di Como Covid-19 dieci volte più catastrofico? Venti volte? Trenta volte? Forse. E la provincia di Sondrio ha i dati migliori in Lombardia (circa cinque - dieci volte peggiori rispetto ad Agrigento), seguita dalle province di Como e Varese, anche grazie alle leggi quasi ferree e rigorose di contenimento, non importa se siano state applicate totalmente o quasi totalmente o se qualcuno abbia fatto il «furbetto». E c'è stata un'interrogazione di europarlamentari alla Commissione europea: «L’Europa deve intervenire con urgenza - si legge nell’interrogazione - affinché i migranti soccorsi» da ong «battenti bandiera di altri Stati, vengano trasferiti negli Stati di riferimento» o in altri Stati membri, «attraverso specifici corridoi sanitari». Queste due europarlamentari della Lega e gli altri loro colleghi leghisti mi devono spiegare perché con il loro voto  decisivo all'Europarlamento contro i Coronabond hanno tolto soldi al l'Italia e perché hanno tolto i soldi all'Italia insieme ai sovranisti olandesi. Questi europarlamentari leghisti italiani sono per il «Prima gli olandesi» e contro gli agrigentini e gli italiani poveri
 
 
 
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