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venerdì 17 aprile 2020

Prepariamoci benissimo al Venticinque aprile contro il fascismo, il razzismo e l'antisemitismo - Il messaggio del Venerdì santo di Montenegro: la maschera - un po' pirandelliana - ed il «gratta e perdi», la libertà violenta, le aggressioni anche ai prof, i tagli alla sanità, le reti sociali, la rapina ai danni della natura, le vie-discariche, l'incapacità per turismo e agricoltura

Il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento ha celebrato il Venerdì santo con il consueto discorso, stavolta un po' più virtuale. 
 
 
 
Ecco i passaggi del suo messaggio che ritengo e reputo interessanti - anche sul qualcosa in più:



«Sta diventando normale che la libertà sì tramuti in violenza, aumentano le aggressioni verbali e fisiche tra le mura di casa. Relazioni familiari fragili, diventa sempre più difficile guardarci negli occhi, condividere gli spazi, per molti la casa resta solo un parcheggio di breve durata. Eravamo e siamo come isole in piccoli mari, molto è sempre attenti ai social dai quali ormai dipendiamo e che orientano le nostre scelte e la nostra vita, e poi incapaci di accorgerci delle necessità dei più vicini, o di ascoltare il proprio familiare, se non addirittura ci sentiamo infastiditi della sua presenza accanto a noi. 
 
 
 
Quante scelte diventano dipendenza, ci si ammazza e si ammazza per un gratta e vinci che poi è sempre  un gratta e perdi; ci si gioca la pensione, lo stipendio, e spesso qualcosa in più; si passano giornate davanti agli schermi con dei numeri su quali si punta, difficilmente il numero che compare è il numero giusto poi forse l’ennesima puntata me compare qualcuno e ci si illude nel frattempo quello che era sembrato un gioco non lo è più è così ti porta via soldi, serenità e affetti.



Quanta violenza e rapina ai danni della natura e della città, deturpare le nostre città non è una bravata, o semplice non curanza è disprezzo per la bellezza e per i cittadini.



Vie trasformate a discarica è un’azione distruttiva, un offesa al dio creatore, un oltraggio alla memoria di chi si è impegnato seriamente perché noi vivessimo meglio di come hanno vissuto le generazioni precedenti.



Quanta libertà trasformata in aggressione nei confronti dei tutori dell’ordine, degli operatori della saluta pubblica, operatori socio sanitari, infermieri  medici 118 e gli operatori sociali, gli insegnanti.



È strano che nella normalità della vita qualche volta siamo capaci di disprezzarli ma poi quando ci sono utili li acclamiamo. Eroi, e questo non solo con loro ma capita anche nei rapporti quotidiani. Quante maschere, quanti pochi cuori».



E poi: «protestiamo per la noncuranza della nostra viabilità, ci lamentiamo per il servizio idrico, fognario, della depurazione delle acque, per lo smaltimento dei rifiuti, ma solo ora ci accorgiamo dei tagli fatti alla sanità e l’emergere della povertà nelle quali ingrassano le mafie e le loro associate.



Un territorio incapace di sfruttare le ricchezze che possiede, turismo e agricoltura, diventa sempre più profonda e sanguinante la piaga del lavoro nero, dell’illegalità, questa poi si presenta ai più fragili a chi non ha nulla a chi non ha tutele e neppure voce. 



In questa notte santa e particolare in cui tanti fratelli negli ospedali o sono inchiodate nelle loro case con te sulla croce del virus o muoiono soli senza nessuna carezza o sguardo di una persona amata, tu avesti quello di tuo madre, non vogliamo dire che sei la nostra ultima spiaggia, nè colui su cui proiettare le nostre paure, ma diciamo con convinzione che Tu sei la nostra speranza la nostra forza anche nella paura è nella morte».



E conclude: «Domani il sole spunterà. Buona Pasqua». E qualcuno di voi  e di noi preferisce i giochi tradizionali ai gratta e vinci? Quali? Vi ricordate i mesi prima del nuovo coronavirus con l'aumento del razzismo e dell'antisemitismo e dei neofascisti e sostenitori del nazismo? Ce ne ricorderemo il prossimo Venticinque aprile, festa della Liberazione in Italia e, quindi, anche in Sicilia ed in provincia di Agrigento? 
 
 
 
Grazie a Grandangolo.

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