«In una cittadina di Sicilia - Ai tempi nostri» in parte violenza.
Sicuramente tragedia in questa «'A Vilanza»
(«La bilancia»
in siciliano,
in lingua siciliana)
di Nino Martoglio,
di Luigi Pirandello,
per me a teatro,
vicino alla salita Giambertoni,
Il primo personaggio teatrale maschile a parlare è Saru Mazza,
un agrimensore di trent'anni,
e prima di lui Ninfa,
la moglie di ventotto anni di Oraziu Pardu,
un perito agronomo di trentacinque anni.
Che dice:
«Biviti 'n'autru tanticchia!... Vaia, cumpari!...»
Dopo di lei parla Anna,
la moglie di Saru,
di venticinque anni.
Anna le risponde:
«No, ppi carità, n' 'o faciti biviri chiù!... N' 'o viditi ca ci leva?...»
e non mi sono assolutamente accorto che fosse sulle spine,
anzi, sembrava quasi ci fosse un clima cordiale e non falso,
un clima gentile.
La regia teatrale,
l'adattamento teatrale di Camillo Mascolino,
rispetta abbastanza il copione teatrale pirandelliano e di Martoglio,
ma non era presente la finestra.
Nella Scena I,
nella scena prima,
«(La tavola è ancora apparecchiata e i quattro personaggi sono alla fine del desinare - Ninfa versa da bere a Saru, che è acceso in volto e imbambolato, non tanto per il vino bevuto quanto per lo stordimento della passione aizzosa e sfacciata di Ninfa, che lo tiene come sotto un fascino - Anna è sulle spine, più per la paura di Oraziu e per la vergogna dello spettacolo di audacia della donna, che per gelosia del marito. - Oraziu - che in realtà nota tutto - finge di non accorgersi di nulla e con un sorriso sardonico pare che inciti i due a compromettersi di più agli occhi di Anna, verso la quale si mostra rispettoso).»
Nella rappresentazione che ho visto la tavola era molto in parte ancora apparecchiata
in quanto c'erano soltanto i bicchieri e non si capiva assolutamente che i quattro personaggi teatrali fossero alla fine del mangiare e non si notava
che il Saru,
ritratto dall'attore teatrale Paolo Di Noto,
fosse acceso in volto ed imbambolato
né per il vino bevuto
né per lo stordimento della passione di Ninfa,
mentre, invece, del cast
teatrale l'attrice Ilaria Bordenca rende benissimo la passione aizzosa e sfacciata di Ninfa.
Anna, invece,
interpretata dall'attrice teatrale Rosa Maria Montalbano,
non sembra sulle spine,
mentre Oraziu,
nell'interpretazione teatrale di Francesco Maria Naccari,
potrebbe anche notare tutto
e fingere di non accorgersene.
Non lo posso escludere.
Saru ribatte: «Si, veru è, grazii, cummari, basta... assai haiu vivutu...»
Il personaggio di Donna Rachela,
la zia di Anna,
nei suoi panni l'attrice Lia Cipolla,
ha un ruolo secondario.
Mentre la novità dell'adattamento di Mascolino è costituita dall'apparizione dell'attrice Anna Grazia Montalbano,
da dietro,
e per me non è stato facile girarmi
perché ero in prima fila
e preferivo ascoltare
più che vedere lei
che, in un certo senso,
introduceva o commentava,
faceva il commento finale su quanto era accaduto e sul triste finale.
Poco da notare sui costumi di Donatella Giannettino,
mentre l'impianto scenografico della Giannettino è degno di nota perché,
seguendo le indicazioni teatrali del regista,
sceglie una cornice che,
come spiegava in parte Anna Grazia Montalbano sulla scena all'inizio,
basta un po' di interpretazione,
un pizzico di interpretazione,
rende il palco teatrale una sorta di quadro in 3d,
un quadro a tre dimensioni ed in movimento.
E, come al solito in questo teatro,
c'erano il suono e le luci di Tony Bruccoleri.
Quel che mi aveva colpito di questo spettacolo teatrale era avere scoperto la vicinanza del riferimento di Donna Rachele alla capra che mi aveva fatto pensare alla mucca nel film «I due vigili»
- o «I 2 vigili» -
con il personaggio cinematografico di Francesco Lo Cascio,
che, spero sullo schermo cinematografico,
sullo schermo televisivo,
sullo schermo del computer,
prende forma grazie a Franco Franchi,
con il soggetto cinematografico di Giorgio Bianchi,
con la sceneggiatura cinematografica originale di Roberto Gianviti,
mucca la quale dorme sul letto di Lo Cascio.
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