Cara ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, caro ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, caro primo ministro Giuseppe Conte, due tunisini volevano darsi all'illegalità e diventare «fantasmi» ricercati in Italia, hanno tentato la fuga dal centro d’accoglienza «Casa dei Gabbiani» di contrada Ciavolotta, tra
Agrigento e
Favara, e si sono scagliati contro tre carabinieri che sembra abbiano svolto benissimo il loro lavoro e si sono messi davanti, cercando di impedirglielo. Ognuno di loro voleva diventare uccel di bosco?
Contrada Ciavolotta è famosa per l'ex miniera. Sulla «surfara Ciaulotta» - in lingua siciliana - o miniera Ciavolotta ha scritto
Luigi Pirandello.
Per fortuna questa volta i due non si sono dati alla macchia ed al mancato rispetto della legge, sono stati bloccati e arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e oltraggio. L'articolo non spiegava dove siano stati condotti in arresto, se al carcere «Pasquale Di Lorenzo» di contrada Petrusa di Agrigento. Se sì, faranno scoppiare le carceri siciliane di immigrati tunisini che non rispettano la legge? In Tunisia avevo conosciuto anche brave persone.
E non si può decidere che questi irrequieti irrispettosi delle regole e desiderosi di infrangerle, gente che fa male, vengano inviati ad ospedali militari riaperti dove lavoreranno militari addestrati oppure messi in isolamento in mare su navi quarantena?
I tre pubblici ufficiali dell’Arma dei carabinieri sono finiti al
pronto soccorso dell'
ospedale San Giovanni di Dio, dove i medici gli hanno diagnosticato ferite e contusioni guaribili dai sette ai dieci giorni. Non mi sembra molto, per fortuna. Sicuramente avranno bisogno di dpi, dispositivi di protezione individuali contro il rischio Covid-19 nonché caschi, divise e giubbotti adatti a non subire l'aggressività.
Forse si dovrebbe diffondere la comunicazione che non conviene scappare in Italia perché le misure punitive diventerebbero molto efficaci e farebbero calare drasticamente questo senso di «furbizia».
Ed
audio sul vicecoordinatore cittadino di Fratelli d'Italia di Agrigento, Giuseppe Milano e su Rita Monella, di cui scrivo più sotto.
Su queste parole di Giuseppe Milano: «Episodi del genere, che peraltro stanno diventando, purtroppo, sempre più frequenti, sono intollerabili e vanno fermamente condannati, per questo chiediamo l'espulsione immediata di questi soggetti dal territorio italiano, che vadano a scontare l'eventuale pena nel loro Paese».
«Chi viene in Italia deve rispettare le leggi e non può permettersi di commettere simili atti nei confronti delle forze dell'ordine. Chi colpisce un uomo o una donna in divisa, colpisce lo Stato. Ai tre carabinieri rimasti contusi vanno i più sentiti auguri di una pronta guarigione».
Rita Monella. Mi concentrerò probabilmente nel
podcast su queste parole della capogruppo della Lega al Consiglio comunale di Agrigento:
«Mentre si assiste inerti alla fuga di migranti» dai centri d’accoglienza «senza il dovuto rispetto» verso le forze dell’ordine «aggredite in barba ad ogni regola del senso civico, in Senato ci si prepara per il voto del 30 Luglio sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini “accusato” di aver difeso i confini del nostro Paese dicendo con forza No allo sbarco della Open Arms e del suo carico di migranti. I fatti di Agrigento ci testimoniano che non si può più accettare una situazione di tale gravità, le forze dell’ordine vanno protette da tanto scempio».
«Siamo oramai arrivati al paradosso – continua Monella – di un Governo non più in grado di difendere» le proprie istituzioni «e che non sa difendere e proteggere il proprio territorio, né i propri cittadini, abbandonati nonostante le molteplici proteste. In quest’ultimo raccapricciante episodio dei due tunisini che si sono scagliati» contro i carabinieri ad Agrigento, «di mezzo ci vanno l’incolumità e l’onore di coraggiosi esponenti» delle forze dell’ordine, «che ogni giorno dimostrano il loro valore a tutela degli italiani onesti. Non possiamo lasciarli soli, è dovere dello Stato proteggerli».
Grazie a Grandangolo e a Nino Ravanà su AgrigentoOggi.