con tre detenuti nella trama cinematografica,
di cui due con l'interpretazione del musicista e cantante Tom Waits,
qui attore cinematografico;
dell'attore cinematografico Roberto Benigni,
il quale debuttava in televisione il diciannove di dicembre del 1976,
in una puntata televisiva del programma tv «Onda libera»,
detto anche «Televacca»,
in cui il cantautore Francesco Guccini cantava
la canzone «I fichi»,
una vera depressione musicale il testo della canzone,
davvero da tv deficiente,
davvero da testo deficiente di canzone,
se non ci fosse quella musica molto piacevole.
In quel programma televisivo ci sarebbero stati anche i commenti fuori campo della voce soltanto imitata di Eduardo De Filippo,
che decenni prima aveva collaborato con Luigi Pirandello,
ma qui,
appunto,
soltanto imitato da un certo imitatore tv Alfredo Papa,
che ebbe difficoltà alla fine del decennio successivo ed apparve raramente in televisione perché nel 1989,
dopo tagli,
dopo modifiche,
alla sua esibizione,
con queste difficoltà,
uscito dal palcoscenuico televisivo,
pronunciava
un vaffa a tutti,
non accorgendosi che il microfono fosse ancora acceso.
In quel programma tv «Onda libera»
ci sarebbe stato pure
il prete sessuofobo «Don Fascione»
di Marco Messeri,
e questi sketch televisivi vennero registrati,
ma mai trasmessi.
Benigni era stato attore teatrale in «Le fiabe del Basile»
di Vilda Ciurlo.
Eccovi l'incipit letterario della fiaba «Lo cunto dell'uerco»,
dalla «Jornata primma»,
il Tr. I,
il «Tratteniemento primmo»,
nella raccolta di fiabe «Lo cunto de li cunti»,
del 1634,
di Giambattista Basile,
nell'edizione del 1891 a cura di Benedetto Croce:
LO CUNTO DELL’UERCO
Trattenemiento primmo de la Jornata primma.
Eccovi la nota 1 di Benedetto Croce su Marigliano:
Comune della provincia di Caserta,
circondario di Nola; o, come allora si diceva, terra in provincia di
Terra di Lavoro, diocesi di Nola. Nel 1648 contava 1049 fuochi; conta
ora ab. 11,460. Cfr. Giustiniani, Dizion. geogr. ragion. del Regno di Nap. (Nap. 1802) t. V, ad nom.
Annota e nota Croce nella nota 2 che «l'arcefanfaro de li catammare»
è uno degli
Sciocconi, tangheri.
Annota Croce nella nota 3 che «corrivare»
significa:
Burlare.
In questo testo difficilissimo da capire ci sarebbero,
dunque,
finora,
lo scioccone «Antuono de Marigliano»,
«cacciato da la mamma»,
cacciato dalla mamma,
lui vuole vedere la casa sua,
del personaggio fantastico,
dell'orco,
sembra venga regalato dall'orco,
viene burlato,
probabilmente da un taverniere,
ci sarebbe una mazza,
l'ignoranza «sua»,
non si capisce di chi,
se di questo Antuono,
c'è il far pagare la penitenza all'oste della furbata e l'arricchimento di casa «sua»,
non si capisce se della casa di Antuono,
se della casa dell'orco.
Dalla «Ntroduzzione» precedente,
da quest'introduzione:
NTRODUZZIONE
a li trattenemiente de peccerille
Dalla nota 2 di Benedetto Croce:
Dell’antico conio. Maglia, nome di antica moneta.
Sappiate anche del progetto incompiuto del personaggio cinematografico del Geppetto di Roberto Benigni in un film del regista cinematografico Francis Ford Coppola.
Vi avevo già pubblicato
l'incipit letterario del romanzo «Le avventure di Pinocchio»,
con sottotitolo «Storia di un burattino»,
di Carlo Collodi qui,
eccovi ora le parole che seguono,
dunque di quasi tutto il Capitolo I,
sul quale vorrei soffermarmi molto più lentamente nei miei prossimi testi:
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr’Antonio,
se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.
Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:
— Questo legno è capitato a tempo; voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. —
Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo; ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perchè sentì una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi:
— Non mi picchiar tanto forte! —
Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò
dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; aprì l’uscio di bottega per dare un’occhiata anche sulla strada, e nessuno. O dunque?...
— Ho capito; — disse allora ridendo e grattandosi la parrucca — si vede che quella vocina me la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare. —
E ripresa l’ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.
— Ohi! tu m’hai fatto male! — gridò rammaricandosi la solita vocina.
Questa volta maestro Ciliegia restò di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana.
Appena riebbe l’uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento:
— Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?... Eppure qui non c’è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco, c’è da far bollire una pentola di fagioli.... O dunque? Che ci sia nascosto dentro qualcuno? Se c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l’accomodo io! —
E così dicendo, agguantò con tutte e due le mani quel povero pezzo di legno, e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.
Poi si messe in ascolto, per sentire se c’era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!
— Ho capito — disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca — si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la son figurata io! Rimettiamoci a lavorare. —
E perchè gli era entrata addosso una gran paura, si provò a canterellare per farsi un po’ di coraggio.
Intanto, posata da una parte l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, sentì la solita vocina che gli disse ridendo:
— Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo! —
Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato. Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.
Il suo viso pareva trasfigurito, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.
Dunque il legno non di lusso,
le stufe,
i caminetti,
la bottega del vecchio falegname mastr'Antonio o maestro Ciliegia (per la punta del naso simile al frutto maturo del ciliegio),
il pensare di CMRomanzi,
di CMLibri,
ad un lavoratore,
nel settore,
dei suoi dintorni,
di Aragona (Ag - provincia di Agrigento),
un falegname,
per quanto sa ed ha capito,
tornando al libro,
la «fregatina di mani per la contentezza»
e la gamba del tavolino,
l'ascia,
numerosi particolari descrittivi e di descrizione che sembrano realistici,
la «vocina sottile sottile»,
il non «picchiar tanto forte!»,
il banco,
l'armadio,
i trucioli,
la segatura,
l'«occhiata anche sulla strada»,
la parrucca,
suppongo che si usassero a quel tempo molto di più che oggi;
il fare male,
la «lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana»,
che mi fa pensare al famoso emoticon,
la mancanza di anima viva,
il piangere,
il «lamentarsi come un bambino»,
il «far bollire una pentola di fagioli»
per CMRicetteLegumi,
per CMRicette,
lo sbatacchiare «senza carità contro le pareti della stanza»,
la «gran paura»,
il tentativo di «canterellare per farsi un po’ di coraggio»,
la pialla,
«il pizzicorino sul corpo»,
la caduta «come fulminato»,
un passaggio che potrebbe fare persino ridere,
ma, soprattutto,
dovrebbe causare molta paura nel lettore;
la riapertura degli occhi «seduto per terra»,
la parte del viso turchina per lo spavento enorme.
Non c'è soltanto la fata turchina...
Che belle le illustrazioni,
belli i disegni di Enrico Mazzanti per questa sesta edizione del romanzo.
Torno a Waits e Benigni in «Daunbailó»:
la pagina CMColonneSonore li ha visti in un quiz cinematografico.
Grazie alle categorie «Raccolte di fiabe»,
«Opere letterarie del XVII secolo»,
«Attori cinematografici italiani»,
«Attori teatrali italiani»,
al «Portale Letteratura»,
al «Portale Cinema»,
al «Portale Teatro»,
al «Portale Televisione»,
dell'enciclopedia in rete Wikipedia in italiano;
alle categorie «Letteratura»,
«Letteratura per ragazzi»,
«Romanzi»,
«Testi illustrati»,
della biblioteca in rete WikiSource in italiano,
a YouTube.
Benigni aveva esordito sulla Rete 2,
l'antenata tv di Rai 2.
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