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giovedì 18 luglio 2024

«Il mostro invincibile», Gamera giapponese, gli scout ed il vescovo della mia città

Una sorta di gruppo scout giapponese, 

 

 

 

del Giappone, 

 

 

 

nel film «Il mostro invincibile»,

 

 

 

nel film di fantascienza di pubblico dominio in lingua inglese «Destroy All Planets»,

 
 
 
all'incirca dal minuto sei.
 
 
 
E sugli scout scrivo fra alcune righe, 
 
 
 
non so ancora quante.
 
 
 
Intanto un augurio di buon lavoro con i paramenti da disegnare e realizzare alle clarisse del Monastero Sacro cuore di Alcamo (Tp - provincia di Trapani),
 
 
 
con filati in oro e seta ed inserti di corallo;



al nuovo monastero di Erice delle clarisse.



al Seminario regionale dell’Arcidiocesi di Moramanga, 
 
 
 
in Madagascar, 
 
 
 
buona ricerca ai seminaristi della luce, 
 
 
 
dell'acqua potabile;
 
 
 
alla Diocesi di Trapani;
 
 
 
a don Rosario Vella, 
 
 
 
un salesiano originario di Canicattì (Ag - provincia di Agrigento);
 
 
 
alle donazioni sul conto corrente della Diocesi di Trapani; 
 
 
 
alla diocesi malgascia,
 
 
 
del Madagascar; 
 
 
 
a don Alessandro Damiano, 
 
 
 
al vescovo di Agrigento; 
 
 
 
all’Istituto tecnico commerciale di Trapani, 
 
 
 
se esiste ancora; 
 
 
 
a chi ha seguito il cammino di formazione sacerdotale al Pontificio seminario romano maggiore,
 
 
 
all'Accademia alfonsiana, 
 
 
 
magari nel 1995, 
 
 
 
in teologia morale, 
 
 
 
alla Pontificia università San Tommaso d'Aquino, 
 
 
 
forse per la licenza in diritto canonico, 
 
 
 
nel 2002;
 
 
 
a chi il ventiquattro di aprile del 1987 ha ricevuto l'ordinazione presbiterale per la diocesi di Trapani; 
 
 
 
a chi dal 1995 è docente stabile di teologia morale all'istituto di scienze religiose di Trapani, 
 
 
 
a chi, 
 
 
 
dal 1998, 
 
 
 
ha svolto i ruoli di cancelliere di curia, 
 
 
 
di direttore dell'Ufficio catechistico diocesano;
 
 
 
a chi dal 2000 è stato nominato difensore del vincolo presso il Tribunale ecclesiastico diocesano di Trapani, 
 
 
 
dal vescovo Francesco Miccichè;



a chi ha ricevuto la nomina ad assistente ecclesiastico del gruppo scout Trapani 5; 
 
 
 
o dal 2005 è divenuto vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico diocesano, 
 
 
 
il parroco della parrocchia di Cristo Re ad Erice;
 
 
 
a chi, 
 
 
 
dal 2009, 
 
 
 
dal 2012 ha ricoperto l'incarico di parroco nella parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù e di Maria Ausiliatrice, 
 
 
 
a Trapani; 
 
 
 
a chi dal 2013 è stato giudice del Tribunale ecclesiastico siciliano, 
 
 
 
o vicario generale della diocesi di Trapani.



Ottimo che nello stemma del vescovo di Agrigento ci siano una torre d'argento, 
 
 
 
con mattoni neri, 
 
 
 
con cinque merli alla guelfa, 
 
 
 
con finestra, 
 
 
 
sostenuta dal mare con onde d'argento, 
 
 
 
il tutto attraversato da una sbarra d'oro; 
 
 
 
un ramo di mandorlo fiorito al naturale; 
 
 
 
e poi  una  mela granata al naturale, 
 
 
 
una melagrana,
 
 
 
aperta e rossa, 
 
 
 
con gambo, 
 
 
 
con foglie verdi.  
 
 
 
Ottimo che ci siano il melograno, 
 
 
 
il ramo di mandorlo, 
 
 
 
il mare, 
 
 
 
la torre, 
 
 
 
la fascia dorata.
 
 
 
E non conoscevo la tradizione araldica, 
 
 
 
l'iconografia cristiana, 
 
 
 
nei dettagli più completi il territorio della Diocesi di Agrigento, 
 
 
 
della Diocesi di Trapani. 
 
 
 
Il melograno rappresenterebbe, infatti, 
 
 
 
la comunione ecclesiale, 
 
 
 
quella di cui non faccio parte,
 
 
 
quello che chiamano il Corpo mistico di Cristo, 
 
 
 
che racchiuderebbe in sé il popolo, 
 
 
 
così come fa il frutto con i suoi chicchi, 
 
 
 
interessante, 
 
 
 
ed è redento dalla Passione di Gesù, 
 
 
 
simboleggiata dal colore vermiglio,
 
 
 
dunque anche il colore è importante.



Il ramo di mandorlo fiorito simboleggerebbe, invece, 
 
 
 
la vigilanza, 
 
 
 
che il vescovo deve avere sul popolo a lui affidato, 
 
 
 
infatti etimologicamente egli è "colui che vigila", dal greco "epískopos".
 
 
 
Davvero interessante.



Il mare con le sue onde indicherebbe, invece, 
 
 
 
il cammino della Chiesa cattolica tra gli eventi della storia. 
 
 
 
Chissà perché proprio il mare.
 
 
 
La sua presenza sullo stemma sarebbe un riferimento al Mar Mediterraneo, 
 
 
 
un ottimo riferimento al mio mare,
 
 
ed alle terre bagnate da questo mare europeo, 
 
 
 
tra cui la mia e sua Sicilia.



Buon lavoro a loro con l'accoglienza dei migranti, 
 
 
 
con il dialogo interreligioso, 
 
 
 
per la pace fra diverse culture. 
 
 
 
Ma passiamo alla torre, 
 
 
 
che rappresenterebbe la stabilità, 
 
 
 
la fortezza, 
 
 
 
che deve avere un vescovo per governare, 
 
 
 
per insegnare, 
 
 
 
per santificare il popolo a lui affidato,
 
 
 
non so se sia davvero così facile. 
 
 
 
La torre, inoltre, 
 
 
 
è presente nello stemma comunale di Agrigento, 
 
 
 
di questo ne sono sicuro,
 
 
 
e sarebbe presente nello stemma comunale di Trapani, 
 
 
 
e vorrebbe indicare 
 
 
 
sia il legame fra le due città e diocesi, 
 
 
 
ma anche l'importanza di abitare il territorio,
 
 
 
ottima scelta, 
 
 
 
ma davvero molto difficile. 
 
 
 
Simboleggerebbe anche la Vergine Maria, 
 
 
 
che nella tradizione cristiana sarebbe invocata come torre di Davide e torre d'avorio, 
 
 
 
ed alla quale l'arcivescovo affida il suo ministero.



La fascia dorata rappresenterebbe l'azione dello Spirito Santo che, come una luce divina, 
 
 
 
attraverserebbe la vita della Chiesa cattolica, 
 
 
 
la storia dell'intera umanità. 
 
 
 
Il motto, 
 
 
 
scritto in latino, 
 
 
 
sarebbe «Servare unitatem Spiritus», 
 
 
 
cioè «Conservare l'unità dello Spirito» 
 
 
 
e sarebbe tratto dalla Lettera agli Efesini: 
 
 
 

«Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, [...], sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace.»

 

 

 

Dunque un riferimento indiretto alla pace?

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